“Osteria del gatto bianco l'italiano medio è stanco”

“Osteria del gatto bianco l’italiano medio è stanco”

“Osteria del gatto bianco l’italiano medio è stanco”

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sabato 10 Settembre 2011 - 06:56

Il ministro Sacconi durante una riunione con i sindacati racconta la barzelletta sulle suore stuprate. Forse, in questo clima a metà tra caserma e bar dello sport, sarebbe meglio replicare con la stessa moneta…….

Incontro con sindacati alla presenza di un pubblico di giovani del Pdl. Tema, l’articolo 18 e le tutele dei diritti dei lavoratori in materia di licenziamento, finito al centro di uno scontro con la Cgil, che sull’argomento la pensa diversamente da Cisl e Uil. Il ministro Sacconi: “Dunque, c’è un convento del ‘600 in cui entrano un gruppo di briganti e violentano tutte le suore. Tutte tranne una. Il Sant’Uffizio la interroga e le chiede: perché lei non è stata violentata? E la suora: perché ho detto di no”. Il ministro nel raccontare la barzelletta delle suore stuprate perché se la cercavano, in realtà voleva equiparare la suora “immacolata” alla Cgil (facendosi autogol perché lui contesta proprio quel no ai licenziamenti facili della Cgil), che nessuno la stupra perché lei dice sempre no. La Cisl e la Uil sarebbero invece sindacati di “facili costumi”, abituati a dire sì a tutti…..A parte quindi l’autogol del ministro che voleva colpire la Cgil e invece l’ha fatta passare per la pura del gruppo, le polemiche si sono scatenate sul contenuto della barzelletta. Non è su questo che mi vorrei soffermare, ma, per dovere di cronaca, mezzo minuto dopo la sua battuta è successo di tutto. Il povero Sacconi aveva fatto una premessa “so che è un po’ blasfema”, da buon cattolico, pensando che il fatto che fossero suore avrebbe scatenato le ire della Chiesa. Dimenticava, da buon cattolico, che le suore sono donne e che il succo della barzelletta è che le donne stuprate potrebbero dire semplicemente di no, invece stanno zitte perché anelano essere violentate dai bruti. Quindi, scontate, ed immediate, le reazioni di tutte le donne, politiche e non, sulla concezione “machista” della storiella. Che comunque non ha fatto ridere nessuno della platea, il segretario nazionale della Cisl Bonanni ha cambiato colore e la segretaria nazionale della Cgil, Susanna Camusso (che, ironia della sorte è donna), ovvero la “suora che dice no”, è rimasta senza parole ed ha poi commentato: “sgomenta che un ministro usi lo stupro per distinguere le opinioni dei sindacati sulla manovra”. Non mi soffermo su questo aspetto della storiella perché è polemica trita e ritrita. Il problema è il clima da allegra compagnia dopo una serata tra amici tra un bicchiere di vino e un panino con la salsiccia. Sacconi ha imitato il suo leader, al quale tra l’altro, ormai da tempo, vengono contestate le stesse barzellette che un tempo suscitavano ovazioni di giubilo e risate scomposte. Ha pensato, in cuor suo, se lo fa Berlusconi, lo posso fare anch’io, e avrà consultato il Manuale delle barzellette di Pierino. Anche Brunetta condisce ogni tanto le sue uscite con battute simili e Bossi si lascia andare a proverbi, motti popolari e gesti che farebbero sussultare nella tomba tutti gli ex statisti del pianeta. Il problema è proprio questo, non è la singola barzelletta, è il clima, è il pensare che mentre agli italiani vengono chieste solo lacrime e sangue (come tra l’altro proprio nel caso dell’art.18), si possa risolvere tutto con una battuta da caserma. Nessuno chiede (anzi, io vorrei chiederlo, ma capisco di essere antica e fuori moda) che i nostri governanti conoscano il latino, l’italiano e usino un linguaggio appropriato alla serietà e gravità degli argomenti, ma che almeno la smettano di ridere sulla nostra pelle. A me non fa ridere per niente né il dibattito sull’art.18 (anche se trovo troppo rigidi i limiti imposti ai licenziamenti e non condivido la posizione della Cgil), né tantomeno la battutaccia sulle suore stuprate perché dicono sì, sì,sì,sììììì. Meno che mai mi fa ridere che durante un incontro così serio si possa finire a pacche sulla spalla. E’ il clima che non mi piace, perché vorrei che il Governo, come le Istituzioni, avessero quel rigore, quella serietà, quel senso di responsabilità e austerità che il loro ruolo esige. Ma per forza devono essere lo specchio della società? Se la società diventa un’osteria allora tutti devono ruttare e fischiare alla passante? Ci ho pensato molto a questa strana tendenza dell’attuale governo e parlamento ad abbassare il livello oltre la soglia media (e mediocre) dello stile e del contenuto. Se il clima è quello a metà tra la caserma e l’osteria, ho un suggerimento da dare ai sindacati per il prossimo incontro. E’ probabile che, se si continua così, una riunione istituzionale finirà poi con canti sul genere Osteria numero Uno. Consiglierei a Cgil, Cisl e Uil (o all’opposizione) di non farsi trovati impreparati. Quando un ministro a caso canterà “Osteria numero Uno….paraponziponzipò, come Lui non c’è nessuno….paraponziponzipò”, immediata deve essere la replica: “Osteria del gatto bianco…paraponziponzipò…l’italiano medio è stanco….paraponziponzipò…il governo ci tartassa e la casta se la spassa…dammela a me biondina, dammela a me biondaaaaaaaa”. Magari non sarà elegante né creativo, ma forse è l’unico linguaggio che capiscono.
Rosaria Brancato

4 commenti

  1. e si in osteria si sta meglio che con certi politici, che non sapendo cosa vuole dire “governare” (come Berluska) pensano di raccontare barzellette agli italiani, non accorgendosi che sono fuori tempo massimo e sono prossimi al capolinea:Signori fra poco si scende!!!!!!!!!!!

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  2. brava Rosaria, aspettavo di leggerlo un articolo che commentasse come ha fatto Lei lo sproloquio di Sacconi e sono contento di averlo letto su un giornale locale

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  3. Sacconi è l’indegno ministro nominato da un’indegno premier del Paese di Dante, Leonardo, Michelangelo ecc.. eccc..

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  4. Ma visto che vuole l’articolo 8…perchè non lo mette in pratica e si fa licenziare?

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