La Vara non può essere vissuta solo come una parentesi

La Vara non può essere vissuta solo come una parentesi

Emanuele Ferrara

La Vara non può essere vissuta solo come una parentesi

lunedì 20 Agosto 2012 - 08:02

Emanuele Ferrara, lettore di Tempostretto, invita a riflettere su come la Vara non debba restare un momento isolato di unione di un'intera città. Solo vivendo ogni giorno come se fosse il 15 agosto la città potrà rinascere.

Gentile Redazione,
tutte le volte che assisto al tiro della Vara e sento il grido di W Maria che si leva impetuoso tra due ali di folla entusiaste e commosse, mi prende un nodo alla gola così forte che non riesco a trattenere le lacrime. E’ più forte di me! L’emozione si ripete sempre allo stesso modo e mi tocca nel profondo dell’animo perchè è verà, autentica e sincera. Quell’intreccio così originale che fonde il sacro con il profano, ha resistito nei secoli ed è tutt’oggi la testimonianza più viva di come i messinesi riescano ad interpretare i propri sentimenti e le proprie aspirazioni. Il cuore di Messina pulsa il 15 di Agosto di ogni anno e si commuove da Piazza Castronuovo a Piazza Duomo, con lacrime e sudore che mandano in subbuglio la città emozionata e commossa come se fosse sempre la prima volta. Anche quest’anno la tradizione è stata rispettata e le strade della città sono stae il pacoscenico di uno spettacolo in cui il mistero della fede si è unito al desiderio fisico e terreno di voler essere presenti per dimostrare devozione e attaccamento alla Madonna nella speranza di una vita migliore specialmente per tutte quelle famiglie e per tutti quei giovani che non trovano lavoro e che hanno sempre meno fiducia nel futuro. La Vara è anche questo, speranza e fede, commozione e sudore in una rinnovata domanda di protezione rivolta con sincero sentimento verso la Madonna della Lettera, protettrice della città. Ma non tutto può dipendere dalla fede religiosa, non tutto può dipendere dall’alto. Bisogna ripartire dal basso. La rinascita di questa città che nasconde una forza e una fede tali da far credere in un domani migliore, deve ripartire dalla sua gente. Non è più possibile illudersi. Molti sono i messinesi che non amano e non rispettano la città, anzi la maltrattano, la offendono, la violentano tutti i giorni, vivendo soltanto per trarne dei vantaggi, dei guadagni, degli interessi soprattutto personali. Il riscatto sembra non esistere ed il nostro presente ci parla di poco coraggio e di molta viltà. A Messina c’è una forma di ipocrisia che è tipica della nostra gente, in una città che vive di effimero e di apparenza. La dignità continuamente calpestata, la mancanza di senso civico, lo scarso rispetto delle leggi, il prevalere dell’arroganza, hanno ormai preso il sopravvento sui veri valori della persona, tanto che la tradizionale festa della Vara rimane soltanto una breve parentesi, una giornata da celebrare come qualcosa di abituè. Poi passato il ferragosto, tutto ritorna come prima e quel sudore , quella passione e quella speranza, svaniscono e sciolgono come neve al sole. La nostra città sembra abitata da uomini e da donne a cui non interessa alcuna crescita culturale e spirituale, tranne che per sparute minoranze che senza alcuna speranza cercano coraggiosamente di resistere. Ma per un giorno all’anno Messina si trasforma, e dimendicando i suoi mali antichi e moderni, si stringe attorno al carro votivo della Vara, sperando in un domani migliore. Quest’anno la tradizione è stata ancora una volta rispettata. L’unica pecca che molti hanno segnalato è stata quella di non aver visto il Sole della Vara girare insieme agli angeli. I più informati ci dicono che si è ammalato quel piccolo uomo che deve girare il meccanismo dentro il carro e che non è stato possibile rimpiazzarlo. Andrà sicuramente meglio l’anno prossimo, sperando che i messinesi comprendano che bisogna vivere tutti i giorni dell’anno con la stessa intensità e passione con la quale essi vivono il giorno di ferragosto. Solo così potremo rinascere.
Un saluto da
Emanuele Ferrara

4 commenti

  1. non basta un giorno all’anno a risvegliare le coscenze, quando è noto che “u pisci feti da testa”.E’ la “testa” che va cambiata,moralizzata,ripulita e sopratutto legalizzata.Mancando ciò,la “gente”vive da pecora e non si meraviglia di niente emulando chi la legatità non la rispetta.

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  2. Bellissimo questo messaggio, di fiducia, ottimismo e soprattutto fede. Bisogna partire dalla Vara per ridare vita a Messina, città martire per un verso ed autolesionista dall’altro. La Vara in questo preciso storico è l’unico tramite per promuovere in maniera plateale la città, le sue opere e le sue risorse, spero vivamente che la prossima amministrazione comunale abbia intenzione di fare davvero qualcosa di innovativo e più di ampio respiro, soprattutto per noi messinesi che non riusciamo più a guardare con fiducia il futuro….

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  3. Certo sarebbe bello sapere se ancora oggi il Comune paga una certa somma (rilevante) per fare beneficenza alle famiglie disagiate dei “carcerati” o altro. Tale usanza mi dicono avvenisse già in passato e senza nessun tipo di accertamento e/o formalità burocratica. Sarebbe forse il caso di rendere pubblica la destinazione di tutti i fondi per la festa della Vara. Per il resto si tratta di una festa che, a mio parere, deve trovare una ulteriore dimensione di fede poichè rispetto al passato cè ancor più bisogno di preghiere e riflessioni!

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  4. Bellissimo e condivisibile messaggio di fede e speranza !! Grazie, ne abbiamo tanto bisogno!

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