Il presidente dell'Ars e i deputati: "Il futuro è la Città Metropolitana dello Stretto"

Il presidente dell’Ars e i deputati: “Il futuro è la Città Metropolitana dello Stretto”

Rosaria Brancato

Il presidente dell’Ars e i deputati: “Il futuro è la Città Metropolitana dello Stretto”

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venerdì 21 Marzo 2014 - 15:17

Dopo l'approvazione della riforma delle province il presidente dell'Ars ed i deputati regionali hanno illustrato in conferenza stampa i dettagli della norma che comporterà l'istituzione dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane. "Adesso i comuni avranno la capacità di autodeterminarsi", spiega Ardizzone "E' solo una cornice vuota da dipingere", commenta Germanà che ha votato contro.

La sede prescelta, Palazzo dei Leoni, potrebbe apparire una provocazione, ma non lo è. Se il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ed i deputati regionali Valentina Zafarana, Bernardette Grasso, Beppe Picciolo, Nino Germanà e Giuseppe Laccoto, hanno scelto il salone degli specchi della Provincia per spiegare cosa accadrà con la nascita dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane, è perché la norma non demolisce limitandosi a lasciare macerie, ma costruisce un diverso modo di intendere l’Ente intermedio ed apre nuove prospettive di crescita.

A distanza di pochi giorni dal via libera del Commissario dello Stato alla riforma delle Province, la deputazione messinese, alla quale,è giusto sottolinearlo, si deve l’impianto normativo che consentirà la nascita della Città Metropolitana dello Stretto, ha organizzato una conferenza stampa per illustrare i dettagli di una legge che comunque rinvia ai prossimi sei mesi per “riempire di contenuti” ciò che al momento è solo il contenitore esterno. E’ stata cioè tracciata la strada da percorrere per istituire i Liberi Consorzi e le Città Metropolitane, adesso toccherà all’Ars trasformarla in autostrada a 4 corsie o in sentiero di montagna.

“E’ una buona legge- ha commentato Giovanni Ardizzone- e non perché siamo stati i primi in Italia ad abolire le province, ma perché con questa norma diamo la possibilità ai comuni di autodeterminarsi e scegliere le strategie per il loro futuro. Per quel che riguarda Messina poi, possiamo parlare di Città Metropolitana dello Stretto. Dobbiamo avere la capacità, e possiamo farlo grazie ad alcuni emendamenti approvati, di estendere l’area includendo anche i comuni del patto fluviale dell’Alcantara,nessuno dei quali perderà la singola identità. D’altra parte, guardando Reggio Calabria, possiamo realizzare l’Area integrata dello Stretto attraverso intese che riguardano i trasporti, la cultura, l’università. In questo momento nella zona sud-est della Sicilia, Catania-Siracusa-Ragusa, si mira a creare un polo di carattere industriale, noi, con la Città Metropolitana dello Stretto possiamo puntare su altro, sul turismo, ed essere competitivi a livello europeo”.

Se la Sicilia avrà tre città metropolitane si deve ad un emendamento nato proprio a Messina, grazie alla proposta del professor Limosani, poi portato in Aula da Beppe Picciolo e Nino Germanà con due emendamenti unificati, che, votati, hanno consentito di recuperare quel che con una bocciatura era stato cancellato dalla norma. E dobbiamo al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone se è stato inserito quell’emendamento che nei fatti renderà possibile, attraverso intese tra Regione Calabria e Regione Sicilia e tra le due città, la concretizzazione dell’Area Integrata dello Stretto, unico vero volano di crescita in un’economia sempre più globalizzata.

“Proprio in questi giorni- ha spiegato il Presidente- sigleremo con il Presidente del Consiglio regionale della Calabria una prima intesa tra i due atenei, quello di Messina e quello di Reggio”.

La riforma però al momento è solo una sorta di legge quadro da riempire di contenuti ed è nelle fasi che si apriranno nei prossimi sei mesi che sarà possibile limare o modificare quei punti che ad esempio alle opposizioni proprio non sono andati giù.

A votare contro la legge sono stati Ncd e Grande Sud per una serie di motivi spiegati sia Nino Germanà che da Bernardette Grasso e che fanno emergere i limiti di una norma “concepita” in un modo e varata in un modo completamente diverso.

“La riforma li definisce Liberi Consorzi ma se andiamo a leggere gli articoli scopriamo che non sono affatto liberi di aderire o meno- commenta Bernardette Grasso- Da un lato infatti i singoli comuni non potranno liberamente decidere di lasciare un consorzio e aderire ad un altro se la loro uscita dovesse comportare l’abbassamento della soglia di popolazione del Consorzio a meno di 180 mila abitanti o far venir meno la continuità territoriale. Dall’altro nessun comune inserito tra quelli della Città Metropolitana potrà liberamente uscirne se interrompe la continuità territoriale”.

Per quel che riguarda la provincia di Messina poi, secondo l’esponente del Grande Sud, il rischio, con 108 comuni, è l’eccessiva frammentazione. In sintesi, i Comuni siciliani avranno sei mesi di tempo per decidere se aderire al Libero Consorzio per modo di dire, perché, se dovessero decidere di uscire, facendo così abbassare la soglia di popolazione, gli sarebbe comunque impedito. Discorso analogo per le Città Metropolitane di Messina, Catania e Palermo, anche se l’impedimento in questo caso non è la popolazione ma la continuità territoriale. Se Taormina decidesse di uscire dall’Area Metropolitana di Messina e Giardini no, finirebbe con l’interrompere la continuità territoriale e quindi non sarà consentito.

“Il rinvio alle norme più dettagliate è stato deciso anche per dare risposte alle diverse problematiche- ha chiarito il capogruppo dei Drs Beppe Picciolo- Possiamo parlare di una norma nata male ma arrivata bene, perché ha comportato la soppressione di quel progetto di città micropolitane, che con il nostro emendamento abbiamo rivoluzionato. Adesso servirà un’azione di marketing territoriale da parte delle singole realtà per dimostrare le capacità di sviluppo”.

Adesso quindi si è aperta la fase due, quella che consentirà di andare oltre le vecchie province, ma soprattutto “riempire di contenuti la norma- come spiega Giuseppe Laccoto, Pd- Abbiamo sei mesi di tempo per definire le funzioni, le competenze ed evitare quelle duplicazioni e quella confusione che hanno causato distorsioni e sprechi in passato”. L’obiettivo, ad esempio, è cancellare l’elenco infinito di partecipate e simili trasformate in carrozzoni non solo inutili ma anche dannosi per le casse della Regione e per lo sviluppo del territorio.

“Entrare in questo Palazzo per me che ho dedicato parte della mia vita politica alla Provincia comporta un pizzico di amarezza- commenta Nino Germanà, Ncd, che ha votato contro- Mi ricorda il cartone animato la Principessa di ghiaccio, che trasformava in ghiaccio ogni cosa che toccava. Ho contribuito all’emendamento per Messina ma questa norma è una cornice vuota, un quadro vuoto che dobbiamo ancora dipingere. La Regione è ancora troppo distante dalle esigenze del territorio, avrei preferito un Consiglio provinciale con tre, dieci, consiglieri in meno, ma ancora attivo, piuttosto che una Regione ancora così distante dai problemi”.

Chi dell’abrogazione delle Province ha sempre fatto una battaglia, sono gli esponenti del M5S che infatti, hanno votato a favore, anche se adesso resteranno vigili sulle fasi successive “Sin dall’inizio siamo stati chiari sull’abolizione delle province- ha spiegato Valentina Zafarana- Il nostro contributo è volto ad evitare duplicazioni e sprechi. Un nostro emendamento, quello relativo ai referendum confermativi, restituirà ai cittadini dei singoli comuni la possibilità di esprimesi sul Libero Consorzio. Quanto alla Città Metropolitana di Messina, prima di decidere, ci siamo documentati anche sul fronte della possibilità di accedere a finanziamenti dell’Unione Europea. Non voglio fare la Cassandra, ma si tratta di un processo lento, che richiederà comunque tempo, come è giusto che sia e noi vigileremo perché quegli sprechi che sono usciti dalla porta non rientrino dalla finestra”.

I sei mesi, temiamo, non saranno rispettati, ma l’auspicio è che si faccia comunque in fretta e non solo per evitare problemi con la proroga dei commissari, quanto per riempire di contenuti quel che rischia di diventare soltanto un sogno, o purtroppo, una norma votata in fretta per scongiurare il ritorno alle urne nelle province.

L’Europa viaggia ad un’altra velocità e se davvero vogliamo una Città Metropolitana a tutti gli effetti dobbiamo continuare con la stessa sinergia mostrata dalla nostra deputazione regionale, la stessa compattezza e la stessa determinazione nel battere i pugni sul tavolo quando serve.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. leggere la parola – futuro- da sta gente che vive sulla luna, mi fa venire la nausea.Sarei lieto di sapere dove vivono, studiano e lavorano i figli di questi geni

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