No stato d'emergenza: i dubbi e le contromosse di Arisme. "Non ci arrendiamo"

No stato d’emergenza: i dubbi e le contromosse di Arisme. “Non ci arrendiamo”

Rosaria Brancato

No stato d’emergenza: i dubbi e le contromosse di Arisme. “Non ci arrendiamo”

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domenica 04 Novembre 2018 - 08:36

Leggendo la direttiva del 2012 sorgono molti dubbi sul "no tecnico" della Protezione civile e si aprono le strade per le contromisure che Comune e Regione prenderanno insieme. Ultima ratio il ricorso

Mentre a Messina c’è chi si rallegra del no della Protezione civile alla dichiarazione dello stato d’emergenza perché rappresenta la sconfitta del sindaco De Luca, partito lancia in resta con annunci utopistici, l’amministrazione non ha alcuna intenzione di arrendersi. E ha trovato un alleato: il governatore Musumeci.

Governo regionale e comune di Messina, insieme all’Arisme stanno preparando le contro mosse. Se De Luca non esclude proteste eclatanti, si stanno studiando nel frattempo le strade da seguire sul piano politico e tecnico. In ultima ratio anche il ricorso contro la valutazione della Protezione civile.

Il no è stato visto non solo come una risposta prettamente tecnica, ma anche un “no politico” nei confronti di un’amministrazione che non ha “alleati” nel governo giallo verde. La Protezione civile tra l’altro ha detto sì in casi che possono essere assimilati a Messina. In ogni caso l’ultima parola spetta di norma al Consiglio dei Ministri.

Comune e Regione stanno predisponendo una memoria. Nel frattempo è stata analizzata la direttiva del presidente del consiglio dei ministri del 26 ottobre 2012 che disciplina gli interventi di protezione civile.

Leggendola si comprende come la risposta del Dipartimento di Protezione civile a Musumeci non è stata semplicemente “tecnica”. Forse, se Messina fosse stata geograficamente in Regioni un po' più al Nord o se avesse avuto un sindaco di un altro colore politico saremmo di fronte ad un’altra storia….

Al di là di queste considerazioni leggendo la direttiva si aprono spiragli e sorgono dubbi sulla rigida interpretazione adottata dalla Protezione civile, che peraltro ha deciso senza dare neanche un’occhiata alle baraccopoli.

“Lo stato di emergenza viene pertanto dichiarato quando una determinata situazione richieda l’adozione di misure che trascendono le capacità operative e finanziarie degli enti competenti in via ordinaria, anche avuto riguardo alla cronicità del problema portato all’attenzione governativa e alla persistenza di criticità che non siano state risolte nell’immediatezza e la cui straordinarietà si è andata apprezzando in una fase successiva”, è quanto si legge nel decreto.

Se la situazione non è stata risolta nell’immediatezza e con le vie ordinarie si può dichiarare lo stato d’emergenza. Ed è quanto è accaduto a Messina, dove per mezzo secolo non sono bastate le normative e le vie ordinarie.

Ciò anche in considerazione della circostanza per cui un fenomeno negativo persistente e non adeguatamente fronteggiato con i poteri previsti in via ordinaria dall'or­dinamento può, per l'indifferibile urgenza del provvedimento, dare luogo alia delibera dello stato di emergenza. La necessità dell'impiego di poteri e misure straordi­narie, nell'immediatezza, è valutata considerando non solo il momento del concreto verificarsi dell'evento ma anche l'urgenza dell'intervento rispetto alla salvaguardia dei beni e degli interessi tutelati dalla legge" n 225/1992 anche in relazione all'esigenza imperativa di assicurare il pieno raggiungimento di un risultato di interesse nazionale che non potrebbe essere altrimenti ottenuto”.

Il dispositivo poi evidenzia come sia, di volta in volta il Consiglio dei Ministri a valutare ed a decidere, sulla base dell’ struttoria svolta dal Dipartimento della protezione civile. Nel caso di Messina ci siamo fermati allo stop della Protezione civile.

Dalle informazioni in ordine alla situazione fattuale di riferimento- si legge ancora nella direttiva- debbono, in particolare, evincersi da un lato l'impatto della situazione d'emergenza riguardo alla collettività all'ambiente, alla normale convivenza sociale ed all'assetto economico di un determinato territorio, e dall'altro lato le difficoltà delle Amministrazioni ordina­riamente competenti a farvi fronte

Quest’ultima parte calza a pennello per la situazione messinese, viste le difficoltà registrate, nonostante la legge sul risanamento del ’90 a portare avanti il risanamento.

C’ è poi un altro particolare previsto dalla direttiva del 2012: “L’istruttoria del Dipartimento di Protezione civile deve essere effettuata anche tramite l’invio sul posto di propri tecnici per le valutazioni tecnico-operative.Solo in base all’esito dell’istruttoria ed alla valutazione di questa il Dipartimento formula al Presidente del Consiglio la propria proposta sulla dichiarazione dello stato di emergenza.”

A Messina gli inviati del Dipartimento della Protezione civile per i sopralluoghi non si sono visti. Probabilmente si sono accontentati di vedere le baracche in tv convinti che siano quelle del post terremoto 1908.

Al di là delle plateali utopie e balzi in avanti di De Luca, che ha sbagliato a dare annunci difficilmente concretizzabili in un Paese come l’Italia ed in una città scartata come Messina, gli spiragli per non arrendersi ci sono. L’amministrazione, l’Arisme e la Regione li percorreranno tutti. Nel frattempo andranno avanti con le vie ordinarie e con le somme rimaste della legge del 1990.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. La Sicilia è una regione a statuto speciale che ha accumulato Miliardi di debiti. La regione in primis con una gestione virtuosa potrebbe ricavare le somme necessarie alle città dell’isola. Potrebbe chiedere per Messina un prestito con modalità di restituzione ragionevoli da ricercare sul mercato. Si dovrebbe porre mano agli innumerevoli sprechi che l’autonomia ci permette ancora di fare e pensare seriamente ad un risanamento con piani decennali. Decennali e seri. E smettete di tirate sempre in ballo il complottino di turno. La verità è che amministrare bene la Sicilia significa farsi molti nemici. Meglio darsi manforte scaricando, Sindaco e Governatore le responsabilità su altri. Come sempre.

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  2. Parliamo della stessa Regione i cui uffici hanno bloccato senza motivo per sei mesi l’iter di realizzazione di via Don Blasco. La stessa che non eroga ad ATM le somme dovute per i km percorsi, e quando lo fa, applica tariffe per km inferiori a quelle erogate a CT per esempio. Sono anni che la Regione Sicilia fa ostruzionismo nei confronti di Messina. Adesso sinceramente questa unione di intenti mi sembra del tutto di facciata. La amministrazione isolana non funziona è vetusta e poco efficiente (ad essere buoni). Datti una mano che Dio ti aiuta dicono le persone volenteterose. Non abbiamo bisogno di elemosinare nulla, le risorse vanno razionalizzate e gestite bene prima di lamentarsi. Basta con questo piagnisteo continuo.

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