Il Consiglio dei Ministri approva il Ddl “taglia province”: cosa potrebbe accadere dalle nostre parti

Il Consiglio dei Ministri approva il Ddl “taglia province”: cosa potrebbe accadere dalle nostre parti

Emanuele Rigano

Il Consiglio dei Ministri approva il Ddl “taglia province”: cosa potrebbe accadere dalle nostre parti

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giovedì 08 Settembre 2011 - 14:36

Gli enti intermedi diverrebbero le “città metropolitane”, tre in Sicilia secondo la divisione del 1995: Palermo, Catania e Messina. L’iter per l’eventuale applicazione è ancora lungo, ma se si dovesse arrivare fino in fondo…

Il Consiglio dei Ministri ha approvato questa mattina il disegno di legge costituzionale sull’abolizione delle Province. Sette gli articoli della Costituzione che, secondo quanto stabilito, dovrebbero essere modificati: 114,117,118, 119, 120, 132, 133. Il passaggio, nel concreto, trasferirebbe alle regioni le materie di competenza degli enti intermedi provinciali, sostituendo questi ultimi con le “città metropolitane”, anche nelle regioni a statuto speciale come la Sicilia (escluse le Province autonome di Trento e Bolzano). Ampliata la rete amministrativa regionale, si interviene nuovamente sul terreno della riforma del Titolo V, datata 2001. Un nuovo, evidente, tentativo di procedere ancora in direzione di uno Stato sempre più federale, scortato dall’esigenza di ridurre le spese rappresentate dai costi di funzionamento di un ente territoriale come le Province.

Qualora dovesse entrare in vigore, il ddl provocherebbe un autentico terremoto amministrativo nelle regioni, come detto anche in Sicilia. In questo momento, così come deciso nel 1995, le città metropolitante isolane, che dovrebbero prendere il posto delle province, sono solo tre: Palermo, Catania e Messina. L’area di riferimento messinese comprende 51 comuni, individuati tra la zona di Novara di Sicilia-Mazzarà sul fronte tirrenico-nebroideo e Giardini-Motta-Alcantara sulla sponda jonica. Una superficie delimitata solo per fini statistici che acquisirebbe anche valenza politico-gestionale. Due i problemi principali che si verrebbero a creare: la necessità per i grossi centri che rimarrebbero fuori da queste divisioni di unirsi in consorzi, unione dei comuni o strutture amministrative similari (vedi Patti, Capo D’Orlando, Sant’Agata Militello e paesi limitrofi). L’altro riguarda “l’organizzazione” elettorale: il territorio risulta infatti diviso, per le votazioni regionali e nazionali, in appositi collegi che dovrebbero essere modificati per seguire con coerenza la scelta di tagliare gli enti intermedi presenti sul territorio. E c’è chi ancora parla di area metropolitana dello Stretto…

Tornando al disegno di legge, all’interno dello stesso si modifica anche il concetto di pareggio di bilancio inserito in Costituzione: a decorrere dall’esercizio 2014 (articolo 81) non si potrà ricorrere all’indebitamento se non in determinate fasi del ciclo economico o per necessità che lo giustifichino. Dopo l’approvazione di oggi da parte del CdM, l’iter prevede il doppio passaggio in ognuna delle due Camere, con intervallo non minore di tre mesi e maggioranza assoluta in ciascuna Camera nella seconda votazione. (ER)

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