Santo Versace ricorda Gianni in un libro. E dice: Reggio dovrebbe intitolargli il Corso...

Santo Versace ricorda Gianni in un libro. E dice: Reggio dovrebbe intitolargli il Corso…

mario meliado

Santo Versace ricorda Gianni in un libro. E dice: Reggio dovrebbe intitolargli il Corso…

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mercoledì 28 Dicembre 2022 - 08:01

Presentato a Palazzo Alvaro "Fratelli. Una famiglia italiana". «Le ricostruzioni 'altre' del delitto di Miami? Tutte balle. Balle colossali»

REGGIO CALABRIA – Presentato ieri sera Fratelli. Una famiglia italiana, il volume scritto da Santo Versace per i tipi di Rizzoli sotto il segno del fratello Gianni, al quale lo avvinceva un legame fortissimo.

Un fuoco-di-fila di domande

Sotto il fuoco di fila delle domande della moglie Francesca De Stefano e del giornalista Giusva Branca, a Palazzo Alvaro Santo Versace ha confermato d’essere parco di risposte. Che, il loro essere sovente lapidarie, alimentano poi ulteriori quesiti e così via, a ricreare il circolo, un po’ come nei frattali.

Santo cestista, imprenditore; politico, anche. Socialista “storicamente”, nel 2006 nominato consulente esterno dall’allora Governatore calabrese Agazio Loiero in una sorta di successmen-washing della sua Giunta (in seguito, Versace si lamenterà di non essere stato mai consultato, per nessuna decisione); nel 2008 cooptato dall’altro schieramento, diventando deputato di Forza Italia ma dopo quattro anni “frondista”, tanto da contribuire a far cadere il quarto governo Berlusconi. Quindi in Alleanza per l’Italia per una brevissima stagione; a seguire, presidente dell’Assemblea nazionale di Fare per fermare il declino; da ultimo in Direzione nazionale nel partitino fondato dal banchiere Corrado Passera, Italia unica.

Santo Versace, scrigno di memoria. E di storie

Santo Versace - PP
Santo Versace, imprenditore e autore del libro Fratelli

Ne avrebbe avute di storie da raccontare, Santo Versace, anche prima di festeggiare i suoi 78 anni (compiuti giusto una dozzina di giorni fa, il 16 dicembre scorso).

E invece, dopo aver quasi rifiutato di parlarne, ha ‘puntato’ un po’ all’anniversario-chiave, al quarto di secolo dalla morte del fratello per scrivere quello che va inteso come una sorta di libro-catarsi. «Indubbiamente sì. Una liberazione – aggiunge Santo Versace –: dopo 25 anni mi ritrovo finalmente a scrivere liberamente un libro che rappresenta me, Gianni, tutta la nostra famiglia. Nasce dal fatto che finalmente ho “capito” plasticamente che era giusto, quasi doveroso raccontare la nostra storia familiare e imprenditoriale. Gli altri volumi annunciati? Sì, gli altri libri… seguiranno».

Le ricostruzioni ‘alternative’ del delitto? «Tutte balle colossali»

Anche in sede di presentazione – sotto gli occhi di personaggi reggini e calabresi di prestigio, dall’ex allenatore della Viola Gaetano Gebbia al ‘padrone di casa’ e quasi omonimo Carmelo Versace, sindaco metropolitano facente funzioni, dal “re del tonno” Pippo Callipo, ex presidente di Confindustria Calabria e già consigliere regionale, all’ex parlamentare e oggi sindaco di Bova Marina Saverio Zavettieri –, ripetuti i riferimenti alla famiglia d’origine e alla formazione sua, col padre, e di Gianni Versace, con la madre, sarta ricercatissima da ogni angolo della Calabria e da mezza Sicilia. «Ha significato tutto… La formazione coi nostri genitori ci ha “dato lo sprint”, la capacità innata di fare qualunque cosa e d’affrontare e risolvere ogni problema… I nostri genitori sono la radice del nostro successo».

Però, certo, la fioritura editoriale, l’apertura di Santo Versace alla produzione biografica familiare nasce da un evento tragico: l’uccisione di Gianni a Miami, in Florida, il 15 luglio di 25 anni fa. Vissuta come? «Mah, ormai è acqua passata… Ora è tutto superato: fa parte del passato» glissa Santo. «Le varie ricostruzioni operate negli anni dei fatti di Miami? Guardi: palle. Tutte balle. Balle colossali. La versione ufficiale, quella dell’uccisione da parte di Andrew Cunanan, è provata e dimostrata in tutti i tribunali del mondo».
Nel libro, tuttavia, quasi gela il sangue il racconto dell’impareggiabile prontezza di riflessi, ma anche dell’incredibile aplomb con cui Santo Versace avrebbe accolto la notizia della morte violenta del fratello a migliaia di chilometri di distanza, appena comunicatagli: «Gianni? Non è morto: Gianni è immortale».

Intitolargli il viale che conduce all’Aeroporto? Non basta

E allora, chiede oggi Tempostretto a Santo Versace, l’aura d’immortalità circonfonde la figura e l’opera dello stilista Gianni Versace o magari invece preserverà maggiormente la Medusa, simbolo tra i più nitidi e veicolati di tutti i tempi nel pianeta? «No… Gianni, è lui, è lui – replica il fratello –. La Medusa è un simbolo; ma quel che conta è la sua creatività straordinaria, che porta tutti a celebrarlo ogni anno più dell’anno precedente… Sono passati 25 anni dalla sua scomparsa, eppure è stato sempre celebrato in tutti gli angoli del mondo».

Già. Un quarto di secolo durissimo, difficile da riporre nei meandri più remoti della memoria, che Reggio Calabria ha pianto con lacrime di sangue per la scomparsa del suo figlio migliore. Eppure…
Eppure, per quanto ipercelebrato dal cinema – solo ultimo in ordine d’apparizione I Versace per la regia del polistenese Mimmo Calopresti – così come dalla musica – per via dell’amicizia indimenticabile con popstar del calibro di Elton John e Madonna, d’accordo; ma anche per le citazioni in brani dei Sottotono (“vinci-facile”, visto che uno dei due celebri rapper e cioè Tormento, all’anagrafe Massimiliano Cellamaro, è proprio reggino) come nella famosissima Versace On The Floor di Bruno Mars –, a Gianni Versace fin qui la sua città ha dedicato soltanto il pur significativo Auditorium del Centro direzionale di Sant’Anna.

Qualche “vecchio topo” di Palazzo San Giorgio, però, sa bene che c’era pronto un atto della Commissione comunale Toponomastica per dedicare all’immenso stilista la porta di Reggio Calabria al mondo, ossia il viale che conduce all’Aeroporto dello Stretto. E invece…? «Dovrebbero intitolargli corso Garibaldi», è la secca replica di Santo, senza troppi fronzoli. E lo faranno?, chiediamo. «Mah… problemi loro, non sono problemi miei».
Insomma, la grandezza del fratello anche in chiave toponomastica andrebbe ammessa e celebrata dedicandogli l’arteria principale di Reggio Calabria, “senza se e senza ma”. Il nodo pare questo.

«Per ricordarlo, vorrei un Museo e una Scuola di moda»

da sx: Francesca De Stefano, Santo Versace, Giusva Branca

Ma al di là di un’iscrizione su una via o ai bordi di una piazza, come vorrebbe Santo Versace che il nome di Gianni, della sua grandezza da fashion designer e in definitiva della sua stessa famiglia fosse ricordato fra uno, cinque o cento anni?

«Ci sono tanti modi per ricordarlo – evidenzia Santo Versace -. Anche realizzare un Museo dedicato a lui e alla sua opera e intitolargli una scuola di moda che faccia crescere e valorizzi i nuovi talenti reggini. Peraltro, pure molto lontano dalla Calabria e dall’Italia tutti lo stanno ricordando alla grande da tempo…».

Al di là dell’amore da parte della – e verso la – moglie Francesca, oltre a mille gustose ‘chicche’ aneddotiche, più di qualche accenno ha poi coinvolto lo strumento per ‘dare futuro’ al nome e all’opera di Gianni e dell’intera casa di moda Versace: la Fondazione “Santo Versace”. Ma il protagonista neppure su questo tema smette i suoi panni alquanto laconici: «La Fondazione porta il mio nome. Si occuperà dei fragili e si occuperà anche di ricordare Gianni».

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