Santoro: "Messina si allaga perché le banchine del porto non fanno defluire la pioggia". Mega non ci sta

Santoro: “Messina si allaga perché le banchine del porto non fanno defluire la pioggia”. Mega non ci sta

Marco Ipsale

Santoro: “Messina si allaga perché le banchine del porto non fanno defluire la pioggia”. Mega non ci sta

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martedì 22 Dicembre 2020 - 07:00

Critiche anche al Comune, che ha già presentato una serie di progetti

“Impermeabilizzazione delle banchine portuali di Messina e conseguente innalzamento della falda freatica”. E’ una delle criticità che, secondo il commissario per lo stato di crisi e di emergenza per l’alluvione che ha colpito il Messinese l’8 agosto, Leonardo Santoro, ha contribuito a quel nubifragio.

Per questo Santoro aveva chiesto all’Autorità Portuale di “provvedere all’effettuazione di sopralluoghi subacquei volti ad accertare l’efficace scarico a mare delle predette condotte idrauliche e del Torrente Pozzoleone lungo il paramento delle banchine portuali” e di realizzare “un canale drenante e relativi scarichi a mare esteso a tutta la lunghezza delle banchine portuali di cui è stata accertata la totale sigillatura ed occlusione della retrostante falda, concausa degli allagamenti dell’areale urbano
posto a ridosso del porto naturale”.

Ma il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto, Mario Mega, “respinge fermamente, sino a denegate prove contrarie, qualsiasi responsabilità ascrivibile in merito alle infrastrutture portuali ….”.

Affermazioni che, secondo Santoro, sono “avventate” perché l’Autorità Portuale non avrebbe “ancora adempiuto alla richiesta perlustrazione subacquea di tutte le banchine portuali ed alla realizzazione di un canale drenante esteso a tutta la lunghezza delle banchine portuali interessate da interventi di consolidamento con tecnologie tali da renderle non permeabili al naturale deflusso delle acque di falda” e “non si rilevano invece contenuti significativi dalla visione delle immagini di repertorio delle vecchie banchine”.

Il commissario Santoro si dice “in attesa dell’adempimento agli impegni intrapresi…” … per “necessità connesse a questioni di pubblica incolumità di natura emergenziale” e chiede “copia degli atti di collaudo statico e tecnico-amministrativo dei diversi interventi che hanno interessato le banchine portuali nell’ultimo ventennio, al fine di consentire una dettagliata ricostruzione dell’intera problematica e disporre i più efficaci interventi risolutivi”.

La replica di Mega

Ma Mega, come già aveva fatto intendere lo scorso mese, non ci sta. Santoro – dice – “ha assunto delle determinazioni in assoluta autonomia, stabilendo un nesso causale tra gli allagamenti nell’area urbana a monte del porto e la realizzazione delle banchine portuali, che a noi non sembrano sufficientemente documentate. La richiesta di questa documentazione non comprendiamo bene a cosa sia finalizzata e soprattutto se rientri nei limiti del suo mandato. In ogni caso abbiamo registrato con la necessaria attenzione le sue ipotesi e stiamo affidando a specialisti dell’Università di Messina la realizzazione di uno studio della idrogeologia dell’ambito interessato per la verifica puntuale delle contestazioni a carico del porto. Noi siamo convinti che le nuove banchine siano state realizzate a suo tempo dalla Autorità Portuale di Messina con tutti gli accorgimenti necessari per non alterare il deflusso delle acque piovane corrivanti verso mare e che forse le cause degli allagamenti vadano ricercate da altre parti della città e non nel porto. In ogni caso siamo pronti ad intervenire ove dallo studio dell’Università di Messina dovesse essere riscontrato che è stata la realizzazione delle nuove banchine a causare gli allagamenti del mese di agosto scorso. Comprendiamo la volontà del commissario di accelerare la risoluzione dei problemi ma non siamo convinti che si possa ordinare a qualcuno di realizzare interventi, a maggior ragione utilizzando soldi pubblici, senza che prima siano state accertate e documentate tecnicamente le responsabilità degli allagamenti in questione”.

Il “richiamo” a Comune di Messina e Inps

Ma non solo. Il nubifragio sarebbe accaduto anche a causa di “occlusioni e presenza di diaframmi di parzializzazione dei canali di scolo sotterranei
ricompresi nel tratto che va dalla cripta della Cattedrale all’edificio del Teatro Vittorio Emanuele; parzializzazione delle sezioni idrauliche delle condotte di smaltimento delle acque di falda che perimetrano l’edificio Inps di Messina”.

Così Santoro chiede al Comune di Messina di “provvedere all’abbattimento di tutti gli ostacoli che rallentano il deflusso delle acque ed alla rimozione delle occlusioni e parzializzazioni delle condotte sotterranee, nei tratti di competenza, segnalando a questa Struttura Commissariale l’eventuale presenza di ulteriori elementi (sottoservizi, condotte, linee di trasmissione dati) che costituiscono ostacolo al regolare deflusso delle acque” e all’Inps di “procedere all’adeguamento delle pendenze e della sezione idraulica del canale di convogliamento delle acque del Torrente Pozzoleone che risulta deviato lungo il perimetro dell’edificio istituzionale ubicato tra la via Vittorio Emanuele ed il corso Garibaldi”.

L’Inps, però, ha informato il commissario Santoro che “la questione era stata oggetto di un giudizio da noi promosso – dice il presidente della sede di Messina, Marcello Mastroieni -, in esito al quale il consulente tecnico d’ufficio aveva affermato l’esclusiva responsabilità del Comune. Il commissario ci ha quindi comunicato che le prescrizioni a nostro carico sono superate”.

Gli allagamenti a Ganzirri e Torre Faro

Per gli allagamenti in zona nord, in particolare, Santoro invita la giunta De Luca “a voler valutare la possibilità, nelle more della realizzazione di interventi strutturali, di ripristinare in via emergenziale e temporanea, il naturale sversamento delle acque meteoriche, oggi smaltite dalle esistenti condotte fognarie, che hanno rilevato forti criticità e peggiorato il fenomeno di sversamento di acque meteoriche miste e liquami nei pantani della riserva naturale di Capo Peloro”.

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