E dopo il Piano Aro chi gestirà i rifiuti? I Revisori dei Conti ribadiscono il no alla soluzione Amam

E dopo il Piano Aro chi gestirà i rifiuti? I Revisori dei Conti ribadiscono il no alla soluzione Amam

Francesca Stornante

E dopo il Piano Aro chi gestirà i rifiuti? I Revisori dei Conti ribadiscono il no alla soluzione Amam

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lunedì 27 Giugno 2016 - 23:46

Mentre il consiglio dovrà correre per dipanare la matassa dei dubbi sul Piano Aro, arriva la seconda batosta per la delibera che dovrebbe essere immediatamente successiva, quella che cioè affida la gestione rifiuti all'Amam. Sulla questione si scontrano il segretario generale e i revisori dei conti. Una nota che sembra non lasciare chance.

Il Piano Aro va in consiglio, ma la strada per l’affidamento dei rifiuti all’Amam resta difficilissima. Due provvedimenti importantissimi per il futuro della gestione dei servizi ambientali, due provvedimenti su cui l’amministrazione Accorinti adesso ha deciso di premere l’acceleratore perché alle porte ci sono scadenze perentorie e il Comune è davvero di fronte a scelte obbligate. Oggi sarà il secondo giorno dedicato al Piano Aro dopo la seduta di consiglio di ieri pomeriggio (vedi articolo a parte), ma i dubbi e la confusione continuano a regnare sovrani. Non è bastata una commissione Bilancio con gli assessori Eller e Ialacqua, il segretario Le Donne, i Revisori dei Conti, il dirigente del Dipartimento Ambiente Signorelli e poi il dibattito in aula. Un parterre delle grandi occasioni perché dal Piano Aro dipende la gestione dei rifiuti per i prossimi 9 anni e da questo documento passano alcune linee strategiche fondamentali come la gestione in house. Poco chiaro però cosa potrebbe succedere se non si approvasse entro il 30 giugno. L’ombra del commissariamento regionale e dell’affidamento dei servizi ai privati è ciò che è previsto dall’ultima ordinanza regionale. I consiglieri però vogliono chiarezza su piano finanziario e aspetti procedurali degli atti. Per questo oggi si replica già a cominciare dalle 13 con una seduta straordinaria della I commissione bilancio.

Intanto però fa discutere anche la delibera che il consiglio dovrebbe trovarsi tra le mani una volta approvato il Piano Aro. Si tratta dell’affidamento dei servizi di igiene ambientale all’Amam, la famosa mini Multiservizi sognata da questa amministrazione e soprattutto dal segretario generale Le Donne. E proprio lui, infatti, ha provato a difendere in ogni modo la delibera che racchiude questa maxi operazione. I Revisori dei Conti però non sono d’accordo. E così va avanti lo scontro a suon di note tra il segretario e il collegio contabile su quel parere non favorevole esitato una decina di giorni fa dai revisori (VEDI QUI). Tra i punti di criticità che l’organo presieduto da Dario Zaccone aveva segnalato, c’erano soprattutto la mancata asseverazione del Piano economico finanziario che sorregge l’operazione la mancanza dei bilanci di Amam e Messinambiene. Le Donne aveva replicato fornendo la sua interpretazione delle norme, soprattutto in merito all’asseverazione, spiegando che non era necessaria perché non figurano investimenti (VEDI QUI). Una tesi che però non ha convinto i Revisori che hanno sfornato una nuova nota in cui ribadiscono il loro parere non favorevole e invitano a questo punto l’amministrazione a portare comunque in aula la delibera, ricordando tra l’altro che il parere dei revisori è obbligatorio ma non vincolante.

Nella nota il collegio «prende atto dell’interpretazione del Segretario Generale, ma non ne condivide le conclusioni per i seguenti motivi: l'affidamento in house providing della gestione del ciclo rifiuti alla società Amam Spa In house providing rappresenta un’operazione amministrativa di particolare delicatezza e rilevanza in termini dl effetti sociali ed economico-finanziari, le cui conseguenze, eventualmente negative, si ripercuoterebbero direttamente sulla collettività. Il collegio dei revisori spiega di apprezzare gli sforzi interpretativi di Le Donne ma la lettura a cui approdano è diversa. Per speigare meglio i motivi delle perplessità, i revisori ripercorrono le fasi di predisposizione dell’atto di affidamento:

1)Il Presidente del Consiglio di amministrazione di Amam Spa, sottopone il Piano Economico Finanziario, redatto dal Consulente della società, al consiglio di amministrazione che lo "adotta", nella riunione del 29.03.16, per trasferirlo all'esame degli azionisti.

2)Lo stesso giorno, 29.03.16, l'assemblea a socio unico "approva" il Plano economico finanziario senza alcun parere da parte del collegio sindacale della società e/o del soggetto a cui è affidato il controllo contablle, che relazioni e ne attesti la sostenibilità con riguardo agli effetti economico-finanzlari dell'importante acquislzlone, tali da poterne compromettere gli equilibri di bilancio a le attese economiche dell'Ente socio, anche rispetto agli impegni assunti nel Piano di riequilibrio finanziario.

3) L’assemblea approva, in data 29.03.16, il Plano economico finanziario "adottato" dal CDA così come sottoposto, quindi senza alcun parere da parte dell'Organo di controllo della società;

4) La Giunta Comunale nella seduta n.235 del 31.03.16, "…."fatto proprio" il contenuto formale e sostanziale del provvedimento proposto, delibera di approvare la proposta" e la trasmette agli scriventi Revisori del Conti del Comune per il parere.

I revisori spiegano che «dalla documentazione sottoposta all'Organo dl controllo del Comune, si evince che l'Ente socio che opera in regime dl controllo analogo, non ha richiesto a nessun Organo tecnico della società Istituzionalmente deputato (Collegio sindacale e/o Organo di controllo contabile della società), di attestare la sostenibilità finanziaria dell’affidamento e la correttezza delle valutazioni espresse nel Piano economico finanziario, da sottoporre al vaglio del Consiglio comunale. La delicata operazione di trasferimento del servizio di gestione del ciclo rifiuti deve essere motivata attraverso una puntuale Relazione nella quale l'Ente deve dar conto della sussistenza del requisiti previsti dall'ordinamento Europeo per la forma dl affidamento prescelta e ne motiva le ragioni con riferimento agli obiettivi di universalità e socialità, dl efficienza, di economicità e di qualità del servizio». Alla luce di queste considerazioni, continua la nota, «tale obbligo non può che essere adempiuto predisponendo un dettagliato Piano economico finanziario attraverso il quale si possano valutare gli effetti dell’affidamento».

La dose viene rincarata aggiungendo il passaggio della norma che secondo i Revisori non dà chance all’amministrazione e impone l’asseverazione: “al fine di assicurare la realizzazione degli interventi infrastrutturali necessari da parte del soggetto affidatario, la relazione deve comprendere un piano economico-finanziario che, fatte salve le disposizioni di settore, contengano anche la proieizioni, per il periodo di durata dell’affidamento, dei costi e dei ricavi, degli investimenti e dei relativi finanziamenti, con la specificazione, nell’ipotesi di affidamento in house, dell’assetto economico-patrimoniale della società, del capitale proprio investito e dell’ammontare dell’indebitamento da aggiornare ogni triennio. Il piano economico finanziario deve essere asseverato da un istituto di credito o da società di servizi costituire dall’istituto di credito stesso e iscritte nell’albo degli intermediari finanziari”.

Quindi, spiegano i Revisori, l’interpretazione del segretario generale, secondo cui poiché non sono previsti investimenti non occorre asseverare il piano economico finanziario, non può trovare d’accordo il collegio.

L’organo presieduto da Dario Zaccone e composto da Federico Basile e Giuseppe Zingales non ha dubbi: parere non favorevole. Un’altra batosta che rischia adesso di condizionare anche la discussione sul Piano Aro, considerato che il passaggio immediatamente successivo sarebbe ovviamente l’affidamento del servizio. L’amministrazione potrebbe decidere di portare ugualmente l’atto in aula, a prescindere dal parere negativo. Ma difficilmente troverebbe l’approvazione di un’aula che già in questi giorni ha tirato fuori mille dubbi e quesiti sul futuro della gestione rifiuti. La terra promessa Amam sembra sempre più lontana e la sensazione è che adesso siano sempre meno coloro i quali credono veramente che sia questa la strada giusta. Tra Palazzo Zanca e le partecipate coinvolte in questa grande operazione i malumori e le perplessità non mancano. Ovviamente mentre il tempo scorre.

Francesca Stornante

10 commenti

  1. Alla fine del 2014 manifestai l’inadeguatezza di IALACQUA, scrissi che non c’è niente di peggio al governo delle città di chi è cresciuto nel furore ideologico ambientalista del novecento, incapace di opporsi ad un consumo del suolo senza pari in Europa e a una scarsa raccolta differenziata, in città come Milano non supera il 45%, a differenza dei Verdi tedeschi, francesi o spagnoli. La notizia che do è sconvolgente, IALACQUA, il professore IALACQUA, non riesce nemmeno a comunicare con i presidi delle scuole per OBBLIGARLI a differenziare. Ho notizia che in una delle più conosciute scuole di Messina i bidelli gettono i compiti in classe scaduti nel cassonetto dell’indifferenziata posto di fronte all’ingresso principale. VERGOGNA PRESIDE.

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  2. Alla fine del 2014 manifestai l’inadeguatezza di IALACQUA, scrissi che non c’è niente di peggio al governo delle città di chi è cresciuto nel furore ideologico ambientalista del novecento, incapace di opporsi ad un consumo del suolo senza pari in Europa e a una scarsa raccolta differenziata, in città come Milano non supera il 45%, a differenza dei Verdi tedeschi, francesi o spagnoli. La notizia che do è sconvolgente, IALACQUA, il professore IALACQUA, non riesce nemmeno a comunicare con i presidi delle scuole per OBBLIGARLI a differenziare. Ho notizia che in una delle più conosciute scuole di Messina i bidelli gettono i compiti in classe scaduti nel cassonetto dell’indifferenziata posto di fronte all’ingresso principale. VERGOGNA PRESIDE.

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  3. Cara FRANCESCA non basta criticare duramente l’operato di Daniele IALACQUA, ma dobbiamo andare oltre, ci dobbiamo liberare in qualche modo di MESSINAMBIENTE, ci sta trascinando nel baratro finanziario, produce solo debiti e strade sporche da fare schifo, purtroppo non ci possiamo affrancare dagli OPERATORI ECOLOGICI, gente che beneficia di un buon contratto nazionale di lavoro, ma che continua imperterrita ad accarezzare la strada invece di ramazzarla energicamente, a spasso con i loro carrellini sempre vuoti. Ho visto lavorare di notte, sicuramente tutte le notti, gli operatori di Milano, con una frenesia senza pari, con aspiratori e soffiatori, un auto compattatore e quattro operatori per tutto il viale ZARA in solo turno, INCREDIBILE.

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  4. Cara FRANCESCA non basta criticare duramente l’operato di Daniele IALACQUA, ma dobbiamo andare oltre, ci dobbiamo liberare in qualche modo di MESSINAMBIENTE, ci sta trascinando nel baratro finanziario, produce solo debiti e strade sporche da fare schifo, purtroppo non ci possiamo affrancare dagli OPERATORI ECOLOGICI, gente che beneficia di un buon contratto nazionale di lavoro, ma che continua imperterrita ad accarezzare la strada invece di ramazzarla energicamente, a spasso con i loro carrellini sempre vuoti. Ho visto lavorare di notte, sicuramente tutte le notti, gli operatori di Milano, con una frenesia senza pari, con aspiratori e soffiatori, un auto compattatore e quattro operatori per tutto il viale ZARA in solo turno, INCREDIBILE.

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  5. Daniele IALACQUA ha la testa dura, il sistema di raccolta da lui ipotizzato va bene per una piccola città, non per Messina dalle dimensioni metropolitane. Nei miei commenti ho consigliato il modello milanese, almeno per portare in due tre anni, come fecero a Milano, la percentuale intorno al 40 45%, poi si può raffinare il sistema e parlare di RIFIUTI ZERO. Il modello milanese previde tra il 1998-2006 l’obbligo di ogni condominio di destinare un locale per carta/cartone vetro/lattine plastica, oggi anche per l’umido e l’indifferenziato, infatti fu modificato il regolamento edilizio, convocate le associazioni degli amministratori di condominio e fioccarono le sanzioni a quelli inadempienti. Questa è la strada giusta, abbiamo perso tre anni.

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  6. Daniele IALACQUA ha la testa dura, il sistema di raccolta da lui ipotizzato va bene per una piccola città, non per Messina dalle dimensioni metropolitane. Nei miei commenti ho consigliato il modello milanese, almeno per portare in due tre anni, come fecero a Milano, la percentuale intorno al 40 45%, poi si può raffinare il sistema e parlare di RIFIUTI ZERO. Il modello milanese previde tra il 1998-2006 l’obbligo di ogni condominio di destinare un locale per carta/cartone vetro/lattine plastica, oggi anche per l’umido e l’indifferenziato, infatti fu modificato il regolamento edilizio, convocate le associazioni degli amministratori di condominio e fioccarono le sanzioni a quelli inadempienti. Questa è la strada giusta, abbiamo perso tre anni.

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  7. CONFRONTIAMOCI con la pulitissima VERONA, città dalle dimensioni metropolitane simile a Messina,anche per numero di abitanti. Nel 2011 le entrate del tributo pro veronese furono €127,32;Messina €103,57 ogni veronese pagò €23,75 in più,mentre nel 2015 VERONA €153,30; MESSINA €173,82, al contrario del 2011 ogni messinese, INCREDIBILMENTE, €20,52 in più. Alla loro azienda rifiuti i veronesi destinarono nel 2011 €142,29 pro capite mentre i messinesi €153,39, sempre più incredibilmente €11,10 in più; lo stesso facciamo nel 2015, VERONA €176,60 pro capite, Messina €185,67, €9,07, in più ad una azienda SLEALE con noi messinesi. Le cifre non devono sembrare basse, per Messina sono pro capite solo sulla carta, come sapete 1 di noi su 3 NON PAGA MAI.

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  8. CONFRONTIAMOCI con la pulitissima VERONA, città dalle dimensioni metropolitane simile a Messina,anche per numero di abitanti. Nel 2011 le entrate del tributo pro veronese furono €127,32;Messina €103,57 ogni veronese pagò €23,75 in più,mentre nel 2015 VERONA €153,30; MESSINA €173,82, al contrario del 2011 ogni messinese, INCREDIBILMENTE, €20,52 in più. Alla loro azienda rifiuti i veronesi destinarono nel 2011 €142,29 pro capite mentre i messinesi €153,39, sempre più incredibilmente €11,10 in più; lo stesso facciamo nel 2015, VERONA €176,60 pro capite, Messina €185,67, €9,07, in più ad una azienda SLEALE con noi messinesi. Le cifre non devono sembrare basse, per Messina sono pro capite solo sulla carta, come sapete 1 di noi su 3 NON PAGA MAI.

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  9. IO sostenitore di RENATO sindaco chiedo la sostituzione immediata di Daniele IALACQUA, il fallimento del suo assessorato è sotto gli occhi di tutti, sta danneggiando l’immagine della città, tradendo le aspettative anche di ACCORINTI, il quale non doveva fidarsi di un ambientalista del novecento. A fronte di entrate TARI più consistenti rispetto al 2011 di ben €70,25 a messinese, e di una spesa corrente per MessinAmbiente maggiore di €32,28 pro capite rispetto sempre al 2011, NON E’ CAMBIATO NIENTE. La fonte è SIOPE.

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  10. IO sostenitore di RENATO sindaco chiedo la sostituzione immediata di Daniele IALACQUA, il fallimento del suo assessorato è sotto gli occhi di tutti, sta danneggiando l’immagine della città, tradendo le aspettative anche di ACCORINTI, il quale non doveva fidarsi di un ambientalista del novecento. A fronte di entrate TARI più consistenti rispetto al 2011 di ben €70,25 a messinese, e di una spesa corrente per MessinAmbiente maggiore di €32,28 pro capite rispetto sempre al 2011, NON E’ CAMBIATO NIENTE. La fonte è SIOPE.

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