Patti e Affari, la lobby dei servizi sociali

A dare assistenza ai disabili, ai minori in difficoltà e ai piccoli, disabili e non, che frequentavano le colonie, c’era parecchio personale non sempre adeguatamente preparato. Questo sarebbe il risultato della “fortissima ingerenza dei politici ed il legame tra queste assunzioni ed il contesto elettorale di riferimento” a Patti, tra il 2009 e il 2012, nel settore dei servizi sociali. A dirlo è il giudice per le indagini preliminari del Tribunale pattese che ha siglato gli arresti del blitz di ieri, denominato “Patti e Affari”.

Per aggiudicarsi i servizi alle coop da loro gestite, infatti, Giuseppe Pizzo e Michele Cappadona, in cambio, dovevano scendere a patti con gli amministratori locali e assumere personale da loro caldeggiato. E’ accaduto perciò che in questi delicati contesti di intervento a volte è stato assunto personale senza titolo OSA, il titolo abilitativo ad occuparsi di “categorie protette”.

Il risvolto dell’inchiesta del commissariato di Polizia guidato da Carmelo Alba è targato Pd: è sotto l’amministrazione Venuto che i signori locali delle coop riescono a mettere in piedi il loro tavolino per pilotare le gare, quando assessore era Francesco Gullo, della omonima famiglia esponente di spicco del partito, in zona. Un monopolio che resiste e continua a pilotare le gare anche sotto la nuova amministrazione guidata da Mario Aquino, di orientamento politico opposto. E’ il giugno 2011 e la loro egemonia sembra incrinarsi. Il Giudice non la chiama associazione, né sodalizio, ma parla di un “circuito”.

L'attuale primo cittadino è abbastanza sereno, malgrado figuri nel lungo elenco degli indagati insieme a un gran numero di suoi componenti di giunta e consiglieri comunali. Siamo assolutamente sereni circa gli sviluppi presenti e futuri della vicenda, sicuri della liceità delle nostre condotte, improntate, da sempre, al conseguimento del bene comune, alla trasparenza ed al rigoroso rispetto della legge”, dice il primo cittadino in una nota siglta con l'assessore Nicola Molica. “Come si evince dalla stessa ordinanza del GIP – siamo estranei a qualsivoglia vincolo associativo, sistema o “giochetto” e non ci viene contestato alcun reato di natura associativa. Riponiamo la massima fiducia nell’Autorità Giudiziaria, certi che le nostre posizioni verranno presto chiarite. Allo stesso modo ci auguriamo che pure gli altri indagati possano presto chiarire gli addebiti loro mossi, anche a beneficio dell’immagine della Città di Patti”.

All’interno del "circuito" sarebbero entrati anche due dipendenti comunali: Luciana Panassidi, dirigente d’area del comune di Patti, che avrebbe firmati alcuni atti di propria competenza favorevoli agli arrestati. Poi il funzionario di settore Salvatore Colonna, che avrebbe permesso l’assunzione di personale non qualificato per lo svolgimento di servizi igienici sanitari nelle scuole di Gioiosa Marea nel 2011, andato ad una delle cooperative di Giuseppe Pizzo. Colonna in sostanza avrebbe inoltrato al comune una richiesta di conferma del personale precedentemente assegnatario del servizio per “esigenze di continuità didattica”, sulle quali gli investigatori nutrono molti dubbi. Per entrambi il Gip, pur riconoscendo l’esistenza del sodalizio e la sussistenza dei reati di abuso d’ufficio ipotizzati, ha escluso la sussistenza di gravi indizi probanti la consapevole partecipazione. La loro posizione, il loro grado di coinvolgimento, è ancora al vaglio.Pizzo e Cappadona controllavano così i servizi.

La Polizia ha scoperto che Cappadona, nel 2012, sfruttando l’appoggio del sindaco di Librizzi, contattò il responsabile di un’altra cooperativa per accordarsi su chi si dovesse aggiudicare il servizio di assistenza domiciliare e telesoccorso.

L’altro nome dell’inchiesta molto noto anche a Messine è Giuseppe Busacca della coop Genesi, la sigla che in città si è aggiudicata la gran parte dei servizi pubblici. Accordandosi con Cappadona, interessato alla gara per la Pegaso, Busacca si è assicurato lo stesso servizio per il comune di Patti, offrendo il 2% di ribasso. A Busacca gli inquirenti contestano pure l’aver fatto firmare ai dipendenti, al momento dell’assunzione, le lettere di dimissioni in bianco, così da poterle adoperare al momento del licenziamento.

Ecco l'elenco completo dei 39 indagati:

L'attuale sindaco di Patti Mauro Aquino e il predecessore Giuseppe Venuto; il presidente del Consiglio comunale Giorgio Cangemi, il vice presidente Alessio Papa, l'assessore Nicola Molica, i consiglieri Domenico Pontillo, Nicola Giuttari, Antonio Lena, Nunzio Pontillo, gli ex assessori Francesco Gullo, Salvatore Impalà, Paolo Mastronardi, Stefano Mollica, Rosolino Sidoti; l'ex segretario comunale Roberto Ribaudo, la vice segretario Marcella Gregorio, il sindaco di Librizzi Renato Cilona, l'ex sindaco di Raccuja Cono Salpietro Damiano, l'ex sindaco di Gioiosa Marea Ignazio Spanò; poi Aldo Benincasa, Concettina Buzzanca, Nino Caleca, Antonella Capadona, Oreste Casimo, Giuseppe Catalfamo, Roberto Corrente, Filippa Costantino, Gaetano Di Dio Calderone, Franca venera Falliano, Cono Galipò, Giuseppina Germanò, Giuseppe Giarrizzo, Salvatore Giordano, Gregorio Minniti, Maria Grazia Niosi, Silvio Pintaudi, Carmelo Raneri, Francesca Sidoti, Mariella Tumeo

(Alessandra Serio)