Pati: “Attivare percorsi di incontro tra famiglia e lavoro”

Pati: “Attivare percorsi di incontro tra famiglia e lavoro”

Pati: “Attivare percorsi di incontro tra famiglia e lavoro”

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giovedì 07 Marzo 2013 - 11:50

Secondo appuntamento, per la settimana teologica, con il prof. Luigi Pati, ordinario di Pedagogia Generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Terza e ultima serata con l’economista Vera Zamagni

“La riflessione pedagogica in corso in questi anni sta prestando attenzione alla famiglia e al lavoro poiché entrambe queste realtà sono oggetto di trasformazioni e interpellano l’uomo nella sua individualità e realtà comunitaria”. E’ il pensiero del prof. Luigi Pati, ordinario di Pedagogia Generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed ospite del secondo appuntamento della Settimana Teologica 2013.
A coordinare la serata, la prof.ssa Concetta Sirna, pedagogista e membro del comitato organizzatore, che ha introdotto il tema dando una lettura “senza retorica e moralismi” di una realtà che in questo momento è vissuta da tutti come problema: “Non vogliamo guardare ad una ipotetica famiglia ideale – ha affermato – ma a quelle reali, e sono tante, che vivono oggi in situazioni di emergenza. Le famiglie contemporanee si stanno modificando in una maniera che non sempre riusciamo a comprendere e valutare positivamente; ognuna ha una sua identità che sta cambiando”.
Famiglia e lavoro – secondo il prof. Pati – sono le linee verso cui orientare la propria esistenza: “Attualmente, secondo alcune ricerche – ha detto – famiglia e lavoro devono affrontare un processo di cambiamento tale da poter attivare dei percorsi di reale incontro e comunicazione. La famiglia non è una semplice costruzione sociale che può o meno interessare l’uomo; i due termini sono strettamente connaturati. Il lavoro non è solo un’attività necessaria per vivere adeguatamente, ma consente la realizzazione dell’uomo nel contesto sociale”.
La realtà di oggi è contrassegnata da una forte criticità per il lavoro (abbiamo il così detto fenomeno della flessibilità lavorativa) e questo mette in crisi la possibilità per i giovani di realizzare il loro progetto di vita, ma anche l’aspetto etico pone degli interrogativi tra progettualità matrimoniale e impossibilità a realizzarla.
“Dinanzi ad una situazione di precarietà lavorativa, le coppie in attesa di un figlio sono chiamate ad affrontare problematiche che complicano ancor più la complessità relazionale, che già di per sé il matrimonio comporta. Questa situazione spinge i coniugi a svolgere più lavori, trascurando la vita familiare; sembra però che soprattutto il padre sia sollecitato a disimpegnarsi dallo svolgimento della funzione educativa”.
Il pedagogista ha affermato che la situazione non migliora quando il lavoro da precario diventa stabile, poiché le giovani coppie si trovano a dover fare i conti con la conciliazione famiglia/lavoro e il grosso peso di questa situazione ricade sulla donna che subisce maggiormente gli oneri della realtà familiare, soprattutto se lavora.
“Oggi, le strategie che riguardano questa conciliazione – ha continuato – mirano a fare in modo che la famiglia si adatti sempre più ai ritmi lavorativi; si dovrebbe entrare, invece, nella logica che famiglia e lavoro devono modificarsi per capire quali sono le iniziative che possono prendere l’uno nei confronti dell’altra. È fondamentale valorizzare la realtà familiare come realtà tipicamente umana, che ha bisogno del lavoro come possibilità di realizzazione personale oltre che per la sopravvivenza”.
Pati ha poi parlato della rete dei legami parentali, e in particolare della figura dei nonni, che si è modificata con l’allungamento della vita biologica. Essi vogliono tutelare il loro rapporto e coltivare interessi nel sociale; le coppie, dal canto loro, preferiscono “approfittare” dei nonni solo in casi particolari, anche perché molto spesso la proposta educativa (gli asili, ad esempio) è più variegata.
La relazione si è conclusa con l’auspicio di una nuova cultura del lavoro e della famiglia, ossia la possibilità di opporre all’attuale tendenza strumentalizzante il valore del lavoro e della famiglia, la loro valutazione come realtà che permetta all’uomo di potersi realizzare al meglio delle proprie responsabilità.
Come per la prima sera, al termine dell’intervento del prof. Pati, si è aperto un ampio e articolato dibattito che ha visto protagonisti, fra gli altri, pedagogisti dell’Ateneo Messinese attivamente impegnati sul fronte di queste tematiche.
La terza e ultima serata prevede l’intervento di Vera Zamagni, economista attualmente impegnata nella direzione della Scuola di formazione all’impegno politico e sociale della Diocesi di Bologna. La prof.ssa Zamagni parlerà su “Come ricreare armonia tra famiglia e lavoro”.

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