Forte Schiaffino: ieri le “voci” dei cani, oggi l’urlo dell’abbandono. Si lavora al recupero ma la strada è in salita

Forte Schiaffino: ieri le “voci” dei cani, oggi l’urlo dell’abbandono. Si lavora al recupero ma la strada è in salita

ELENA DE PASQUALE

Forte Schiaffino: ieri le “voci” dei cani, oggi l’urlo dell’abbandono. Si lavora al recupero ma la strada è in salita

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martedì 27 Settembre 2011 - 00:23

L’assessore al patrimonio Franco Mondello a lavoro per ottenere finanziamenti al progetto realizzato dall’architetto Denaro: la creazione di un centro di aggregazione culturale. Ma le difficoltà non mancano, perchè il recupero passa prima dalla bonifica dell’intera zona. Su photogallery tutti gli scatti fuori e dentro la storica struttura umbertina

Recuperare è possibile, non facile, ma neanche impossibile. E’ questo ciò che viene da pensare dopo la “visita” effettuata nell’ex-canile municipale di Santa Lucia, ricavato nella struttura umbertina di Forte Schiaffino. Una vista incantevole quella di cui si può godere dallo spazio che domina la collina a ridosso dell’abitato di Santa Lucia, ma che purtroppo contrasta con l’abbandono che si osserva e si “respira” tra ciò che rimane delle cucce e dei gabbioni che per anni hanno “accolto” decine di cani, costretti in condizioni ai limiti della vivibilità. Il trasferimento degli animali nello spazio, decisamente più adeguato, del canile “Millemusi” di Castanea, risultato importante conseguito dall’amministrazione Buzzanca e nello specifico dall’assessore all’arredo urbano Elvira Amata, non deve però far dimenticare quel Forte dove oggi regna solo lo spettro di un lagher senza custodia.

Il cancello d’ingresso della struttura è semi aperto: oltrepassata la soglia ci si ritrova a camminare su un tappeto di lastre eternit, in parte rotte in parte ancora sane, che prima ricoprivano le tettoie dei box in cui venivano tenuti i cani. L’erba che fuoriesce dalle poche mattonelle che ancora si riescono a intravedere, ha superato i 40 centimetri d’altezza. Nei locali prima adibiti ad infermeria, si trova ancora parte del mobilio precedentemente utilizzato e quelle stesse stanze, come denunciato a più riprese dal presidente della II circoscrizione Giovanni Di Blasi, sono diventate punto d’appoggio per quanti di notte trovano riparo.

Questo ciò che si trova al “pian terreno”, ma salendo gli scalini e spostandosi sul piano rialzato di Forte Schiaffino, viene difficile non pensare alle tante possibilità di utilizzo che se ne potrebbero ricavare. Tutto passa ovviamente da un intervento di recupero e dunque dall’investimento di risorse che, sappiamo tutti bene, di questi tempi non è facile ottenere. Ma tuttavia un tentativo è necessario farlo. Si sta muovendo in tal senso l’assessore al patrimonio Franco Mondello: «L’obiettivo che vorremmo raggiungere grazie anche al lavoro dell’architetto Denaro, componente del mio dipartimento incaricato di redigere il progetto, è quello di rendere Forte Schiaffino il centro di aggregazione culturale di Messina sud. In questa parte di città, infatti, non è mai stato creato nulla di simile e riuscirci sarebbe un grande risultato, sia perché quella in questione, tra tutte le strutture umbertine, è la più vicina ad un centro abitato, sia perché la zona, tra Santa Lucia e Zafferia, avrebbe bisogno di offrire ai giovani un punto di ritrovo di questo tipo». L’architetto Denaro sta valutando un ventaglio di ipotesi che permettano di ottenere dei finanziamenti immediati, ma la strada è ancora in salita.

Per Forte Schiaffino, infatti, oltre che un progetto di recupero e valorizzazione, è prima necessario un intervento di “risanamento” della struttura: «Sanno tutti che tale spazio è interessato da problemi di inquinamento delle falde acquifere e la condizione è ulteriormente peggiorata dopo l’utilizzo del Forte come canile». Per questo bisogna procedere ad un preliminare lavoro di bonifica che, evidentemente, non permette di far rientrare il progetto in una normale tranche di finanziamenti indirizzati al recupero di strutture storiche. Non va poi dimenticato che il Forte, come le altre strutture Umbertine (e non solo quelle, ndr), è un bene di proprietà regionale dato in concessione al Comune, e come tale non rientra nel patrimonio dell’amministrazione. (ELENA DE PASQUALE)

(SERVIZIO FOTOGRAFICO DINO STURIALE)

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