L’analisi - Conoscenza e prevenzione sismica: angeli e Demoni di cemento armato

L’analisi – Conoscenza e prevenzione sismica: angeli e Demoni di cemento armato

L’analisi – Conoscenza e prevenzione sismica: angeli e Demoni di cemento armato

sabato 26 Febbraio 2011 - 09:11

Una peculiarità della ricostruzione postsismica di Messina e Reggio Caloria proviene dall’utilizzo del “cemento armato artistico”.

Di cosa si tratta.

L’intera fase di ricostruzione postsismica fu caratterizzata, come già raccontato, dalla sperimentazione prima e, dall’uso massiccio poi, del nuovo materiale composito strutturale, il cemento armato.

Gli stili architettonici in voga al tempo furono fortemente influenzati dalla possibilità di utilizzare un materiale così versatile ma di cui, al tempo, non si conosceva la forte vulnerabilità temporale.

Fiorirono pertanto a Messina numerosissimi nuovi fabbricati in stile principalmente Neoclassico e, meno frequentemente, Liberty.

Tali palazzi, tra le loro caratteristiche peculiari, dal punto di vista prettamente strutturale, erano configurati come già descritto, con strutture in cemento armato debolmente armato completate da possenti murature di mattoni pieni, semipieni e forati integrate da stipiti, puntoni, architravi, ritti e diagonali sempre in cemento armato.

Osservando poi, in particolare, le facciate di tali edifici, a Messina e Reggio, si riscontra una peculiarità assolutamente rara in termini di frequenza e qualità costruttiva.

Le facciate di tali palazzi risultano abbellite, con perizia certosina, da fregi in bassorilievo, maschere apotropaiche, capitelli, mascheroni, sculture, merli, mensole di diversa ma sempre pregevolissima fattura ed accomunate da un elemento peculiare.

Tutte sono realizzate in cemento armato e non in pietra naturale scolpita.

Tali sculture sono state realizzate in cemento armato artistico, un materiale composito costituito da intelaiature, staffe, armature di sostegno in barre di ferro dolce che le animano annegate in un conglomerato cementizio che, a seconda della fattura è composto da cemento bianco, calce, inerti di cava di diversa granulometria e colore completato talvolta anche da pigmenti coloranti di finitura.

Ebbene, in qualsiasi altra città, sculture quali quelle descritte sono, da sempre, state scolpite in blocchi lapidei di pietra pregiata: marmi, calcari compatti, anche pietre dure quali graniti o porfidi o pietre di natura sedimentaria più tenere, ma sempre e comunque costituite da un monoblocco lapideo di origine naturale.

Tali sculture sono sempre state soggette soltanto all’usura dovuta agli agenti atmosferici e presentano fenomeni naturali di erosione dovuti al vento alla solubilizzazione dovuta al contatto con le acque meteoriche, all’assalto di funghi, licheni o muffe, al gelo ed in misura maggiore o minore in relazione ad esposizione, porosità e composizione chimica dell’opera.

Qui di lato vediamo una pregevole testa di cherubino in marmo rosso San Marco.

Opera pregevole ma, nei materiali costitutivi, analoga a qualunque altra scultura in pietra naturale presente in ogni Chiesa della Cristianità.

Quest’altra scultura invece, apprezzabile sulla facciata di un palazzo messinese è apparentemente costituita da una pietra naturale.

E’ invece un pregevole esempio di cemento armato artistico che fregia i palazzi di Messina costruiti nei decenni successivi al sisma del 1908.

Tali peculiarità, ripeto, uniche al mondo per frequenza e pregio, considerato che esempi analoghi si trovano in diversi palazzi in stile principalmente Liberty realizzati in qualsiasi grande città Italiana, sempre però come elementi architettonici occasionali e non certo con la frequenza e densità riscontrabile negli isolati di Messina, totalmente ridisegnati e ricostruiti dopo il sisma del 1908.

La peculiarità di questo pregevole patrimonio artistico di cui Messina è dotata va sicuramente valorizzato e tutelato.

Una metodologia comune, in materia di tutela dei beni architettonici sarebbe innanzitutto la catalogazione materica di ogni singola scultura, la ricerca d’archivio dei bozzetti originari, l’analisi dei materiali costituenti e la raccolta di tutti i dati storici connessi ad epoca di realizzazione, committenti, maestri d’opera, scalpellini e scultori che le hanno create.

A questa catalogazione, è poi necessario associare le tipologie di ammaloramento e di danno a cui, tali sculture sono andate incontro negli anni.

Già, come peculiari sono le origini ed i materiali costitutivi di tali opere d’arte, così particolarmente subdole sono le forme di disintegrazione cui, inesorabilmente, da qualche decennio, esse sono condannate, spesso nell’indifferenza generale.

Infatti, essendo realizzate con un conglomerato artificiale armato, gli angeli ed i demoni che custodiscono, proteggono o aleggiano su Messina sono a loro volta condannate dalla più grave malattia che caratterizza il cemento armato.

L’ossidazione delle armature e la carbonatazione del conglomerato cementizio.

Il fenomeno è stato già descritto ed è l’effetto, sui conglomerati cementizi armati, dell’azione combinata dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera che, oltre a “mutare” la natura chimico-fisica del conglomerato, apportando atomi di ossigeno alle armature interne, le ossida provocandone un aumento di volume con la conseguente espulsione delle parti esterne.

L’effetto di tale azione è drammaticamente testimoniato nelle seguenti immagini catalogate in un prima ed un dopo, l’attacco spietato al cemento armato da parte degli agenti esterni e dell’azione interna di ossidazione delle armature.

Ma anche altri nemici sono in agguato. Le acque meteoriche, mal canalizzate, nei decenni hanno eroso tali strutture facendo attecchire, muffe e licheni che ne hanno causato la disintegrazione, ben visibile in questo povero angelo le cui ali, nervate da barre di ferro che dovevano consacrarne una vita eterna, nella visione dei suoi ideatori, ne hanno invece, dopo ottanta anni sancito la condanna.

La scultura viene così ad essere perduta per sempre disgregandosi senza alcuna possibilità di recupero anche in ragione della presenza delle armature interne che ne costituiscono l’anima ma anche la propria dannazione.

Ed ancora, la modernità e la superficiale custodia o l’irrispettoso oltraggio degli uomini, hanno contribuito negli anni a sfregiare ulteriormente tali sculture.

Nelle immagini esposte, ma è solo uno dei mille esempi documentabili se soltanto vivessimo la nostra città guardandola con occhi diversi dalle nostre teste basse o immerse nei telefoni cellulari che contraddistinguono i giorni nostri, si intravede un maldestro inserimento nella parete di una mensola metallica utile a portare la “luce” ma complice nell’oscurare per sempre il sorriso di quel volto di cemento armato.

E’ forse questa la triste parodia del cemento armato, materiale composito efficace contro i terremoti ma così vulnerabile in questa particolare e peculiare pregevole applicazione artistica ?

Cosa fare allora ?

Rinunciare per sempre a sculture così uniche ?

Messina ed i suoi figli di ieri, di oggi e di domani non possono permetterselo !

Leonardo Santoro

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