E’ il titolo del famoso film di Marco Tullio Giordana, sceneggiato da Claudio Fava, che ha raccontato la storia di Peppino Impastato, ucciso su mandato di don Tano Badalamenti nel 1978 per il coraggio con cui da Radio Aut denunciava la tragedia del cappio mafioso con ironia beffarda. “I cento passi- è adesso anche il nome dell’azienda vitivinicola realizzata da un gruppo di cooperative, che, sotto l’egida dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti coltiva terreni confiscati nel corleonese a boss come Riina e Brusca. Lì dove regnava il degrado e l’abbandono adesso crescono con il metodo biologico i frutti tradizionali dell’agricoltura siciliana a partire dal grano duro e dall’olio per finire al melone, al pomodoro e, appunto, al vino.
Con un serio impegno di qualità le cooperative Placido Rizzotto-Libera Terra, Lavoro e non solo e Pio La Torre, hanno recuperato oltre trentadue ettari di vigneto reimpiantandoli sia con vitigni autoctoni come il Catarratto e il Grillo per i bianchi e il Nero d’Avola e il Perricone per i rossi, sia con vitigni alloctoni come lo Chardonnay per i bianchi e il Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot per i rossi.
La prima linea di vini prodotti dall’azienda “I Cento passi- è dedicata a Placido Rizzotto, il sindacalista corleonese ucciso nel 1948 dalla mafia, infastidita dal suo impegno contro il latifondo e in favore della distribuzione delle terre ai contadini. Il “Placido Rizzotto- rosso nasce dall’assemblaggio tra Nero d’Avola e Syrah mentre il “Placido Rizzotto- bianco è un Catarratto con un tenore alcolico del 13 per cento.
Sono vini di qualità eccellente, che rispondono ad un impegno progettuale complessivamente orientato a dimostrare che la Mafia incatena la Sicilia al sottosviluppo e la legalità può assicurare la crescita economica e la buona occupazione. Senza trascurare la solidarietà. Nelle cooperative sociali impegnate nei terreni confiscati trovano, infatti, lavoro e riscatto molti soggetti svantaggiati.