Il Faro: un vino antico da riscoprire

Il Faro: un vino antico da riscoprire

Il Faro: un vino antico da riscoprire

martedì 17 Marzo 2009 - 08:09

Intervista a Giovanni Scarfone, giovane laureato in Agraria a Bologna, tornato nella sua terra per aiutare la famiglia a vincere una sfida che segna la via di un sano rapporto con le nostre ricchezze naturali

Il “Faro” è una delle d.o.c. più antiche della Sicilia, essendo stata istituita nel lontano 1976, quando ancora la corrente modaiola del vino in bottiglia era solo un lontano miraggio, soprattutto nella nostra bella Isola.

Da allora, paradossalmente, i numerosi vigneti che si vedevano soventi sulle colline Peloritane, sono stati progressivamente abbandonati.

Contro tendenza, la famiglia Scarfone, ha sempre mantenuto produttivo il piccolo vigneto di Faro Superiore e, nel 2004 ha deciso di tentare un’avventura: valorizzare i vecchi vigneti di famiglia e riuscire a mettere in bottiglia un vino di qualità.

Di questa sfida, che ci è apparsa simbolica di un modo produttivo ma compatibile di valorizzare le nostre risorse naturali, abbiamo voluto parlare con Giovanni Scarfone, che, conseguita la laurea in Agraria a Bologna, ha scelto di tornare nella sua terra e di mettere i suoi studi al servizio di un progetto, che, speriamo, possa essere vincente.

Perché avete deciso di valorizzare i vostri terreni, quando ormai la tendenza generale era quella di abbandonare l’agricoltura?

L’attaccamento alla nostra terra ha fatto sì che non abbandonassimo mai le nostre piccole proprietà; pensiamo che l’agricoltura sia alla base della cultura di ogni popolo, ma purtroppo Messina ha subito negli anni un saccheggio del proprio territorio senza precedenti, basti pensare al fatto che tutte le colline fino agli anni ’60 erano coltivate a vigneto, la piana di Ganzirri e Torre Faro era famosa per dare dei prodotti agricoli eccezionali, come il melone e l’uva zibibbo, che venivano esportati sia nel Nord Italia che in tutta Europa. Numerose testimonianze sono riconducibili ad un’importante attività vitivinicola già dall’epoca greca, per arrivare fino al XIX secolo in cui furono davvero notevoli il commercio e l’esportazione di vino del Faro in molte regioni della Francia.

La ricchezza della D.O.C. Faro non andava perduta e la nostra forza di volontà ci ha permesso di imbottigliare la prima annata del Faro Bonavita, il 2006.

Come è gestita l’azienda?

L’Azienda è a completa conduzione familiare e si estende per una superficie complessiva di sei ettari in cui filari di vigna ed ulivi sono circondati da un bosco di querce e castagni secolari che fa da sfondo ad uno scenario unico nel suo genere.

Ci troviamo su una ripida collina a 250 m s.l.m. che si affaccia a Nord, verso le isole Eolie, dalla cantina invece si vedono Scilla e Cariddi.

In effetti le foto che pubblichiamo della vostra proprietà sono particolarmente suggestive. Avete puntato alla coltivazione di soli vitigni autoctoni?

Coltiviamo Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera, tutti e tre vitigni esclusivamente autoctoni. In particolare il Nocera è originario della Provincia di Messina ed è un vitigno quasi completamente scomparso dal panorama vitivinicolo regionale.

Noi abbiamo puntato su questi vitigni perché crediamo che se da secoli sono coltivati sulle nostre colline, un motivo ci sarà, e per questo abbiamo tralasciato l’idea di coltivare altre uve.

Che tipo di agricoltura eseguite?

Gestiamo l’intera proprietà con tecniche agronomiche volte al massimo rispetto per l’ambiente, niente concimazioni chimiche, ma solo sovesci annuali di leguminose che apportano azoto e sostanza organica naturale, e poi trattamenti fitosanitari effettuati utilizzando solo prodotti naturali. Questo perché la nostra filosofia è quella di conservare e rispettare l’ambiente in cui viviamo prendendo coscienza del contesto in cui si sviluppano i nostri vigneti.

La vendemmia si svolge tra la prima e la seconda decade d’ottobre, a seconda dell’andamento climatico stagionale e le uve raccolte manualmente vengono selezionate in vigna e trasportate nella cantina di proprietà a poche centinaia di metri dai vigneti.

Dal punto di vista commerciale dove avete posizionato il vostro prodotto?

Naturalmente, vista la nostra piccola produzione, abbiamo puntato esclusivamente sulla ristorazione e le enoteche sia regionali che nazionali, cercando di far conoscere e valorizzare il nostro Faro Bonavita proprio dagli appassionati del settore che puntano su produzioni di nicchia.

Quali prospettive per il futuro?

Il nostro principale obiettivo è quello di continuare a seguire la strada della qualità, con basse produzioni ed un’attenta gestione dei vigneti.

Naturalmente siamo felici del fatto che la DOC Faro negli ultimi anni abbia segnato un importante aumento della superficie vitata, e tanti piccoli produttori come noi si stanno impegnando nel recupero di questa antica denominazione di origine; questo fa ben sperare per il prossimo futuro, con la speranza che il territorio messinese possa essere recuperato e valorizzato per come merita.

Voi produttori vi siete riuniti in qualche associazione?

Noi, insieme ad altri quindici proprietari di vigneti a DOC Faro, siamo iscritti al Consorzio di Tutela del Vino Faro DOC; naturalmente speriamo di riuscire tutti insieme, produttori ed istituzioni, a lavorare in comune accordo per far sì che il “marchio” Faro venga sempre più conosciuto in Italia e nel Mondo. Credo che questo impegno, se portato avanti con serietà da tutti noi, potrà contribuire al rilancio dell’intero territorio cittadino.

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