Gran Camposanto e la vergognosa dimora dei cittadini illustri

Gran Camposanto e la vergognosa dimora dei cittadini illustri

Redazione

Gran Camposanto e la vergognosa dimora dei cittadini illustri

mercoledì 09 Aprile 2008 - 21:41

Ritrovati i leoni smarriti

Nei giorni scorsi si è celebrata, anche a Messina, la giornata del Fai che nella nostra città ha interessato i cittadini con la visita guidata al Gran Camposanto. Sicuramente gradito alla popolazione, quest’evento ha permesso a molti di fruire del gran palinsesto storico – artistico offerto da questo luogo, e un ritrovato senso di orgoglio ha pervaso i numerosissimi cittadini intervenuti a conoscere quanto contenuto in questo spazio che da sempre è caro nel cuore dei messinesi. Ma la visita in oggetto in realtà mostrava solo una porzione del superbo luogo, e non è stato permesso accedere al famelio. Di conseguenza i più sono andati via soddisfatti , credendo ad esempio che il monumento a Natoli fosse anche il luogo di sepoltura, ignorando la reale collocazione e quindi, l’attuale stato di mantenimento, frutto dell’ignoranza e dell’ingratitudine.

Abbiamo compiuto una nostra “visita- all’interno dell’ipogeo posto sotto l’area monumentale, meglio conosciuto come “Famelio-, luogo deputato ad accogliere nella loro ultima dimora i figli illustri della nostra città. La scena è desolante. Ambienti bui, pericolanti e dissestati, fra materiale di risulta e fango, poche tombe, ne leggiamo gli epitaffi e la vergogna di non aver saputo onorare in giusto modo chi lo meritava ci pervade. Giuseppe La Farina, letterato, storico, politico e cospiratore, un eroe morto a Torino nel 1865, traslato a Messina “per decreto della patria-, la salma ci viene concessa a condizione che si fosse data sepoltura degna del personaggio: solo il pietoso gesto di uno sconosciuto che, eludendo la sorveglianza, mostra riconoscenza mediante un bianco fiore appoggiato alla lapide.

“Nel mondo è la fama del letterato e poeta Felice Bisazza in questo ipogeo è l’onorata sua tomba-, purtroppo, ci verrebbe da dire; ancora il garbato gesto di un fiore su una lapide che più di altre sa di beffa. Giuseppe Seguenza: “Il Municipio di Messina che per varie vicende non potè nel decretato posto d’onore riporre le sacre spoglie dell’illustre scienziato lo compose in questo temporaneo avello. Anno 1916-.

Il tutto contornato da fraseggi più o meno osceni, mentre sui muri campeggiano scritte che ci riportano a riti satanici consumati in quei luoghi. Ancora attorno cappelle violate o lasciate in rovina, come quella della grande famiglia Pajno o dell’Arciconfraternita dei Verdi, mentre i busti di illustri personaggi, anziché adornare i monumenti funebri di appartenenza, restano accatastati in uno delle tante cappelle, ora antri deposito di ogni sorta di materiale e di sporcizia.

Ma uscendo dal famelio ci attrae la realizzazione di una porta per una delle cappelle dismesse. La mala gestione del luogo non risparmia neanche la gente comune, e così avendo bisogno di una lastra di marmo per realizzare la soglia di ingresso, ci si rifornisce da una tomba fra le tante, il marmo è dell’esatta misura e non serve nemmeno cancellare il nome del proprietario (Nino Sorbello 1934 – 1996), tanto di sicuro lui non protesterà.

Prossimi all’uscita ci attende un’altra sorpresa. Dall’uscita laterale, che dà sull’area acattolica, sull’atrio prospiciente gli uffici della direzione, incontriamo due vecchie conoscenze: due leoni. Già in uso come base al monumento borbonico a Carlo III, poi esposti allo sbarcadero, dopo il terremoto furono collocati ai lati della gradinata posta di fronte alla Batteria Masotto che dà a mare. Durante i lavori di rifacimento della passeggiata a mare i leoni “scomparvero- per essere chissà perché collocati in questo sito. Auguriamoci, se non altro, che vengano ben custoditi, anche se tracce di vernice mostrano una certa trascuratezza.

(Nella fotogallery le immagini legate al servizio)

Un commento

  1. Leggo soltanto oggi, il Vs. intervento dal quale emergono le realtà sempre più tristi che caratterizzano questa nostra Città, bella nonostante tutto, specialmente se riusciamo a immaginarla o, per chi è più avanti negli anni, a ricordarla, com’era fino agli anni Sessanta.
    Due mesi fa è stata tumulata la salma di mia mamma e dieci giorni fa quella di mia cognata.
    Lo scoramento, a cui segue una rabbia per lo stato di abbandono, per l’incuria e la mancanza di rispetto verso i defunti, tanto sacro alle società ricche di cultura (non dimentichiamo che di esse siamo figli), è tale che solo chi non vede non può credere.
    Le erbacce alte più di un metro sembravano quelle che infestano campi incolti e nascondevano totalmente tutte le tombe che stanno nei lotti prossimi all’ingresso della Palmara.Per non parlare delle lapidi rotte, ringhiere arruginite messe alla rinfusa, ecc.
    La salma di mia cognata, dopo dieci mesi, (foprtunatamente!!!)ha trovato “sistemazione” in uno dei lotti della zona monumentale, che dà sulla Via Catania, dove alcune lapidi ricordano persone scomparse più di un secolo fa. Qui sembra terra bruciata, un cantiere aperto che sta “rinnovando” il sito, recuperando (giustamente) le tombe che risultano essere state abbandonate da più anni dai discendenti di quei defunti. Ma la cosa che impressiona è vedere anche qui, dove l’arte marmorea, pur se non sempre eccelsa, è espressione di maestri del 1800 che hanno interpretato il dolore dei superstiti, marmi rotti, ringhiere in ghisa, a pezzi, dislocate alla rinfusa, erbacce, piante di fiori incolte che ricoprono l’intera tomba, radici di pini maestosi che si sono intrufolate tra e dentro i sepolcri; alcuni pini sono inclinati a tal punto da far pensare ad una loro imminente caduta, altri hanno dei rami così lunghi che, cadendo, rischiano di distruggere gran parte delle opere monumentali sottostanti. Non ci resta che piangere, non solo sulle spoglie dei nostri cari defunti… Colgo però l’occasione di un breve intervento sulla scomparsa dei Leoni posti “sotto” la Batteria Masotto ed oggi sepolti al Gran Camposanto, nella zona acatollica posta sulla Via Catania dove sono ubicati gli Uffici cimiteriali. Di essi ho avuto modo di parlarne in alcune conferenze presso la Chiesa di S. Maria Alemanna in occasione di incontri che avevano come tema “La riviera del Ringo”. In particolare ho presentato, in occasione della Notte della Cultura 2011, un progetto per il loro recupero e la collocazione sul nuovo lungomare del Ringo, di fronte all’omonima Chiesa. A tal fine ho contattato ed informato il Sindaco, L’Autorità Portuale (Ing. Disarcina, il Presidente del V Quartiere e il Comitato della Chiesa del Ringo. Il Progetto è stato sostenuto dal Maestro Togo (Enzo Migneco), nostro concittadino che mi ha concesso la liberatoria per riprodurre su cartoncino una sua opera affiancata da una mia poesia in vernacolo siciliano. In maniera provocatoria, questa “stampa”, riprodotta in mille esemplari, numerata da 1 a 1000 ed alcune copie con annullo postale della Notte della Cultura, viene messa in vendita a due euro per “raccogliere” la somma da dare a chi istituzionalmente è/sarebbe preposto allo “spostamento” dei due leoni dopo la riesumazione dal Gran Camposanto. Per soddisfare la Vs. curiosità potete visitare il Forum dedicato alle due opere marmoree si Messinesisiamonoi o potrete richiedermi la documentazione fotografica che, a ritroso, va da oggi a prima del sisma del 1908 ed un mio disegno “artigianale” sul nuovo sito.
    Se pensate di poter supportare questa iniziativa che nonostante sia stata condivisa da quelli che ho contattato ancora non ha risposto alle mie aspettative, ve ne sarò grato.

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