L'opinione - La società civile esiste. Magari preferisce andare al mare...

L’opinione – La società civile esiste. Magari preferisce andare al mare…

L’opinione – La società civile esiste. Magari preferisce andare al mare…

lunedì 07 Giugno 2010 - 10:00

Tv e politici assenti alla maratona cittadina per la libertà di stampa

Due giorni per discutere della legge bavaglio. Due giorni fra Catania e Messina, aderendo all’appello nazionale lanciato dagli editori Mauri, Laterza e Minimum Fax, cui hanno aderito tutti gli editori salvo il gruppo Mondadori, ovviamente.

La casa editrice GEM di Messina aderisce immediatamente e anche grazie alla mia partecipazione alla 2a edizione del festival di Marsala, mi propone di partecipare. Un piccolo sogno. Avrei partecipato anche come -semplice- cittadino, figurarsi poterne parlare da giornalista…

Venerdì alla libreria Tertulia di Catania tutto è cominciato in modo blando, con quella atarassia che solo noi siciliani sappiamo padroneggiare, ma lentamente è arrivata la gente e la sala si è riempita di volti, libri, citazioni, pensieri. C’era persino La Sicilia e una piccola rete televisiva locale, Sesta Rete. La mia bocca si secca mentre parlo della volontà scientifica di far scomparire la cronaca giudiziaria, legare le mani alla magistratura e cancellare, addomesticare, l’opinione pubblica. Sono un pò emozionato lo ammetto ma in modo positivo, creativo. Sento che le mie idee, le mie considerazioni non sono solo mie ma di molti di quelli presenti e ascoltandoli, ascoltando Caterina Pastura che rilegge le fulminanti parole di un Camus-giornalista di cinquant’anni fa, mi ritrovo in esse. Mi ritrovo nelle parole di un decano del giornalismo, qual è Nino Milazzo e in quelle, assai più circostanziate, dei due rappresentanti dell’ANM. E dopo si chiacchiera, ci si stringe le mani, ricevo – un pò imbarazzato – persino i complimenti per le mie parole. Quando la serata è terminata erano già le dieci, c’era stanchezza ma anche una certa euforia per aver tirato fuori non solo la rabbia ma anche un pò della speranza che tutti avevano dentro. Silenziosa. L’autostrada, al ritorno, era dolce. Magari la approveranno lo stesso la legge-bavaglio ma noi, quella sera, come il colibrì della storiella di Brecht, avevamo fatto la nostra parte per spegnere l’incendio che divampava nella foresta.

Sabato, alla libreria Bonanzinga, nella mia città, nutrivo le grandi speranze dickensiane. Daniela Bonanzinga mi aveva detto d’essere felice di poter organizzare una maratona di lettura e nonostante la penuria degli spazi disponibili e la necessità di dover stare tutto il tempo in piedi, credevo che la partecipazione sarebbe stata forte. Era un sabato pomeriggio con un sole timido e i messinesi di solito sono presenzialisti. Magari non parlano, magari ascoltano e mugugnano, ma ci sono. La gente arriva ma molti domandano <> oppure non si portano dietro nessun libro e nonostante ci siano almeno venti libri in bella mostra, di quelli che non potremmo più leggere se passasse questa legge assurda – da Il Patto a Don Vito sino a L’Agenda Rossa – pochi li prendono in mano. Pare che i libri facciano anche paura.

Poi l’ambiente si scalda, partono le video-interviste a Dario Fo e Bergonzoni e le parole cominciano a scorrere. Anita Magno crea un suggestivo parallelo con le restrizioni del mondo arabo e Paola Magaudda scomoda la Costituzione che, a quanto pare, non tutti vogliono dimenticare o calpestare. Molti si fermano sulla porta o curiosano da fuori, mettono dentro il naso, incuriositi si fermano ad ascoltare, qualcuno resta sino alla fine, altri invece vanno via. Forse delusi forse no, chissà. Ma anche a chi è passato un attimo o semplicemente a chi non poteva ma voleva esserci, magari lavorava oppure era fuori città, a tutti voi dico sinceramente grazie.

Fuori il sole è già calato. La notizia di questa maratona circolava da giorni su Facebook ma il quotidiano cittadino non l’ha ripresa. Forse sarebbe stato sorprendente il contrario. E le tv? Le tante tv cittadine che continuano a parlare di calcio anche se le squadre navigano in campionati cittadini o regionali, dov’erano? Al mare forse, per preparare quei bei servizi stile Studio Aperto che tutti guardano anche se dicono di esserne indignati?

Sembra che gli appelli di Facebook servano solo per i locali serali o per dire no al razzismo o alla pedofilia. Tutte cause giuste che non comportano alcun sforzo, se non un semplice -click-. C’era solo un giornale web cittadino (questo) ma tutti gli altri, sono decine, dov’erano? Gli universitari dov’erano? I politici locali che si dicono -impegnati socialmente-, i giovani rampanti di sinistra e di destra, dov’erano? Tutta la gente che si indigna al bar o davanti AnnoZero o Report dov’era?

Se volessi essere pessimista penserei che visto che il 70% degli italiani si informa principalmente con la tv – il 70% – forse questa legge-bavaglio molti se la auspicano anche. Dopo non dovranno più preoccuparsi di informarsi, di leggere i giornali e potranno pensare solo ai fatti propri. E a quelli dei propri vicini di casa. E finalmente potranno smetterla di fare di essere -impegnati-. Meglio stare al mare. O su facebook a firmare appelli.

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