Il progetto “Educar per mare” alle battute finali. Nel pomeriggio la cerimonia di chiusura

Il progetto “Educar per mare” alle battute finali. Nel pomeriggio la cerimonia di chiusura

Il progetto “Educar per mare” alle battute finali. Nel pomeriggio la cerimonia di chiusura

venerdì 03 Settembre 2010 - 07:22

Al Molo Marina del Nettuno uno spettacolo di musica e poesia sui temi del mare

Si concluderà l’11 settembre prossimo il progetto “Educar per mare” organizzato per il sesto anno consecutivo dal Centro Regionale Helen Keller della Unione Italiana Ciechi, in collaborazione con l’associazione I Tetragonauti Onlus.

La cerimonia di chiusura si svolgerà oggi, dalle ore 17 alle ore 19, al molo Marina del Nettuno di Messina dove si svolgerà un piccolo spettacolo di musica e poesia sui temi del mare. Saranno presenti, tra gli altri, il presidente del Centro Regionale Helen Keller dell’Unione Italiana Ciechi, Giuseppe Terranova, il direttore del Centro Fabrizio Zingale, il comandante Gabriele Gaudenzi, coordinatore del progetto e consigliere nazionale del dipartimento 5 del Comitato Italiano Paraolimpico.

Va sottolineato, ancora una volta, l’appoggio al progetto fornito dal porto turistico Marina del Nettuno nella persona del suo presidente Ivo Blandina, di suo fratello Danilo Blandina e di tutti i loro collaboratori. Nell’edizione “Educar per mare ’10, sono stati ospitati cinquanta non vedenti ed ipovedenti di varie età. Per la prima volta però alcuni corsi sono stati dedicati in maniera specifica ai minori che, da soli o con un genitore, hanno vissuto l’esperienza del rapporto con il mare. I bambini sono stati tutti coinvolti nelle attività di bordo. Dalla preparazione dei pasti alle pulizie, dalla navigazione all’acquaticità. I genitori hanno saputo porsi nel modo corretto per favorire esperienze di crescita e autonomia dei bambini. Certamente per i più grandi si può pensare, per il prossimo anno, di sperimentare il distacco dai genitori.

In alcune situazioni sono stati compiuti sorprendenti passi avanti nella capacità di relazionarsi con gli altri bambini a bordo, con gli altri adulti e con l’ambiente acquatico. Una bambina ad esempio nel giro di quattro giorni ha vinto la paura dell’acqua riuscendo a nuotare fornita di giubbotto, vicino alla barca, sotto lo sguardo attento degli educatori. Quattro bambini hanno avuto l’emozione di respirare sott’acqua. In rapporto uno a uno con l’istruttore, hanno provato a prendere aria dall’erogatore stando prima in superficie per poi scendere sott’acqua e passare qualche minuto nuotando in immersione. C’è stato anche qualche incontro eccezionale (una murena) e la scoperta delle spugne, dei ricci e di diverse conchiglie “toccate” nel loro ambiente.

Pur trattandosi di bambini piccoli e alla prima esperienza non c’è stata alcuna difficoltà nell’introdurre concetti quali la pressione dell’acqua e della compensazione. Un’esperienza che si conferma fondamentale e stimolante per l’autonomia e la mobilità dei non vedenti e degli ipovedenti anche in ambiente acquatico. Questi anni di lavoro hanno confermato il “nocciolo duro” dell’intuizione dell’Helen Keller: utilizzare l’esperienza della vita a bordo non tanto come superamento del limite. Lavorare invece concretamente sulle singole possibilità, oltrepassando le preclusioni che la situazione di disabilità visiva pone. Rilanciare la consapevolezza del valore della socialità come risorsa di crescita per l’individuo, nel segno della condivisione e nella misura del singolo sforzo del superamento di una fatica.

Molto più dunque che una bella vacanza in barca a vela, quella dei ragazzi che hanno partecipato al corso, ma una vera e propria dote da reinvestire nel quotidiano e nelle situazioni individuali.

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