Università, AlmaLaurea fotografa la condizione occupazionale dei laureati di primo livello

Università, AlmaLaurea fotografa la condizione occupazionale dei laureati di primo livello

Redazione

Università, AlmaLaurea fotografa la condizione occupazionale dei laureati di primo livello

mercoledì 19 Dicembre 2007 - 10:21

Per la prima volta quest’anno è possibile raccontare, in forza della consistenza numerica, il destino dei laureati di primo livello dell’Università “riformata-.

A un anno dal conseguimento del titolo, AlmaLaurea ha fotografato, Ateneo per Ateneo, il salto nel mondo del lavoro di tutti i laureati post-riforma (i cosiddetti “triennali-) del 2005: quanti lavorano,

quanti invece continuano gli studi, lo stipendio degli occupati, la stabilità dell’impiego.

L’approfondimento sui laureati post-riforma fa riferimento all’indagine sperimentale nazionale, conclusa nel mese di febbraio 2007, sulla condizione occupazionale e formativa di tutti i laureati di primo livello dell’intero anno solare 2005. Si tratta di quasi 80mila dottori di 41 università italiane.

I neolaureati di primo livello dell’Ateneo di Messina coinvolti sono 1.805.

E’ evidente che, a un anno dalla laurea, non sono ancora apprezzabili valori come la stabilità del lavoro (raggiunta nel medio periodo) e il guadagno è influenzato da chi lavora, ma contemporaneamente continua a studiare.

Pesa inoltre, nella lettura dei dati, la componente di chi, al termine della laurea di primo livello, prosegue gli studi e non si rivolge direttamente al mercato del lavoro oppure prosegue il lavoro iniziato prima della laurea (si tratta di 40 occupati su cento a livello nazionale).

“I laureati di primo livello, in generale, si laureano prima, sono più giovani e più regolari. E quando cercano lavoro lo trovano come i colleghi pre-riforma, addirittura con guadagni lievemente superiori – commenta Andrea Cammelli, professore dell’Università di Bologna e direttore di AlmaLaurea – Ma le loro intenzioni (per scelta o necessità?) sono altre: continuare a studiare. L’unico obiettivo della riforma che pare mancato, infatti, riguarda il passaggio anticipato,

con la laurea triennale, dei giovani nel mondo del lavoro-.

L’indagine completa, sui laureati pre-riforma a uno, tre e cinque anni dalla laurea e sui laureati post-riforma del 2005 (per Ateneo, facoltà e anno di rilevazione) è consultabile in:

www.almalaurea.it/universita/occupazione.

I laureati triennali dell’ateneo di Messina alla prova del lavoro

I neolaureati di primo livello dell’Ateneo di Messina coinvolti nell’indagine sono 1.805.

Chi è occupato

Ad un anno dal conseguimento del titolo i laureati di primo livello presentano un tasso di occupazione pari al 50%, contro il 48,5% del totale Atenei: il 38% è dedito esclusivamente al lavoro, una quota inferiore (12%) coniuga la laurea specialistica e il lavoro, un valore inferiore alla

media nazionale (16%). Il tasso di occupazione risulta superiore alla media nazionale anche in virtù dell’alto numero di laureati nelle professioni sanitarie (702, con un tasso di occupazione del 77%).

Chi continua gli studi

A un anno dalla laurea il 49,5% continua la formazione con la laurea specialistica (la media nazionale è del 60%): il 37,5% è impegnato esclusivamente negli studi, mentre, come si è detto, il 12% studia e lavora.

La principale motivazione all’origine della prosecuzione degli studi con la specialistica è data dalla volontà di completare e arricchire la propria formazione (55,5%), mentre il 40% ha sentito questa come scelta “quasi obbligata- per accedere al mondo del lavoro.

Chi cerca lavoro

Dieci laureati di primo livello su cento, non lavorando e non essendo iscritti alla laurea specialistica, si dichiarano alla ricerca di lavoro. La media nazionale è del 5%.

Chi prosegue il lavoro svolto prima della laurea

Fra i laureati di primo livello occupati 43 su cento proseguono l’attività intrapresa prima della laurea (la media nazionale è del 40%).

Lavoro stabile o precario?

Ad un anno dalla laurea il lavoro stabile riguarda 57 laureati su cento (un valore superiore alla media nazionale del 43%), soprattutto grazie alla diffusione dei contratti a tempo indeterminato

che caratterizzano il 51% degli occupati (si tratta prevalentemente di laureati che proseguono il lavoro precedente alla laurea).

Il 32% degli occupati dichiara invece di avere un contratto atipico; in particolare, l’11% dei laureati occupati ha un contratto di collaborazione, il 20,5% è assunto tempo determinato, i rimanenti hanno un altro contratto atipico.

Il lavoro atipico coinvolge soprattutto gli studenti-lavoratori e coloro che sono entrati nel mercato del lavoro dopo la laurea.

Guadagno mensile netto

Ad un anno dal conseguimento del titolo il guadagno mensile netto dei laureati di primo livello, influenzato soprattutto dalla componente degli occupati nelle professioni sanitarie, è pari a 1.053 euro (la media nazionale è di 991 euro), con notevoli differenze tra chi prosegue l’attività lavorativa iniziata prima del conseguimento del titolo e chi l’ha iniziata al termine degli studi di primo livello. Chi lavora e contemporaneamente è iscritto alla specialistica ovviamente guadagna meno di chi si dedica solo al lavoro (da 858 a 1.114 euro).

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