"Sono nato nella casa sbagliata a Montepiselli e vivo un incubo legale"

“Sono nato nella casa sbagliata a Montepiselli e vivo un incubo legale”

Redazione

“Sono nato nella casa sbagliata a Montepiselli e vivo un incubo legale”

venerdì 25 Aprile 2025 - 09:54

L'appello. Gianluca Scigliano racconta in una lettera le sue vicissitudini: "Ho perso il lavoro e oggi raccolgo fondi per dare un tetto sicuro a mia madre"

MESSINA – Abbiamo ricevuto e pubblichiamo questa testimonianza.

“Mi chiamo Gianluca Scigliano, ho 26 anni e vivo a Messina. Sono nato il 7 gennaio del 1999 a Messina è dal giorno della mia nascita ho avuto la residenza in via Montepiselli nº 88. Sia io, sia mia madre e gli altri fratelli e sorelle abbiamo risieduto in quell’abitazione che all’epoca era una stamberga vandalizzata, bruciata e in parte distrutta e che sistemando abbiamo chiamato casa.

Mia madre entrò in questa “casa” nel 1998, dove insieme all’ex marito (mio padre), hanno vissuto i primi giorni senza avere nemmeno il tetto sulla testa e la luce, ma solo delle candele. L’ingresso in questa casa è avvenuto per situazioni tragiche, ovvero a seguito della morte di mia sorella nel 1996 e già nel 1990 era stata fatta una regolare richiesta di casa popolare (allora c’erano in costruzione le case Erp). Mia sorella è nata paraplegica e ha vissuto i suoi 6 anni di vita senza parlare o muoversi e senza aver potuto mai abbracciare mia madre.

“Mia madre ha sempre cercato di seguire un percorso legale”

Dunque, nel 1998, per questo stato di necessità e per l’indigente vita che viveva, mia madre entrò in questa casa e richiese un regolare passaggio di residenza che il Comune di Messina approvò senza nemmeno vedere che fosse un terreno dell’Agenzia del demanio. In realtà, senza un titolo di concessione o che dimostrasse la titolarità del bene, il Comune non poteva fare questo passaggio di residenza. Successivamente, mia madre fece un regolare allaccio con l’utenza elettrica. E cercò sempre di potersi regolarizzare e dare un tetto ai suoi figli. Successivamente alla tragica scomparsa di mia sorella, restammo solo mia sorella maggiore e mio fratello maggiore e nel gennaio 1999 nacqui io.

Il Demanio dello Stato, “l’occupazione abusiva” e l’inizio di una serie d’inghippi burocratici e legali

Tra il 1999 e l’anno 2000 mia madre veniva denunciata da una persona per occupazione del terreno. Però dagli accertamenti dei carabinieri il terreno risultò essere in possesso del Demanio dello Stato e la denuncia non aveva alcun valore. A seguito però di questo evento vennero fatti accertamenti da parte della polizia municipale, contestando a mia madre il reato di occupazione abusiva. Ma non fu messo nessun sigillo all’area e nessuno ci disturbò. Nel 2005 nacquero altre due figlie da un nuovo matrimonio e anche loro acquisirono la residenza.

Nel 2023, però, carabinieri e polizia municipale della sezione edilizia, con tanto di foto di Google Maps, hanno contestato alcune opere abusive, in effetti a detta di mia madre costruite dall’ex marito. Da lì incominciammo a ricevere bollette di spazzatura ( senza che nemmeno l’immobile risulti, in quanto fu costruito ante ‘67 ma mai accatastato) e la comunicazione del Demanio, che chiedeva quasi 30 mila euro per la concessione sine titulo degli ultimi 5 anni (come previsto per legge).

“La mia raccolta fondi per dare un tetto sicuro a mia madre”

Mia mamma venne indagata per costruzione abusiva dell’immobile e occupazione abusiva, oltre altri reati riguardanti la non comunicazione dei lavori, ecc. Prendendo il fascicolo in tribunale abbiamo appreso che la polizia municipale ha fatto accertamenti e la casa risultava esistente da prima del 1967. E quindi non poteva essere, la costruzione, attribuita a mia madre. A quel punto abbiamo dato un incarico a un avvocato (Santi Delia, n.d.r) e abbiamo scoperto che il terreno è “patrimonio disponibile dello Stato” e, quindi anche se demaniale, si può usucapire.

Però la somma per riconoscere tale diritto di usucapione e di 48.000€, come ha stabilito l’Agenzia del Demanio. Questa somma solo per riconoscere la titolarità dell’usucapione e diventare proprietari di un terreno, perché appunto l’immobile è inesistente sul catasto. Da qui l’avvio di una raccolta fondi dal titolo “Un tetto per mia madre”. Una richiesta d’aiuto per riuscire a raggiungere la somma.

“Io, colpevole di essere nato nella casa sbagliata, ho pure perso il lavoro”

Nel frattempo, i carabinieri ci hanno comunicato la chiusura delle indagini preliminari per concorso in occupazione abusiva e costruzione abusiva su terreno demaniale. Ma i problemi non sono finiti. Io, dopo aver prestato servizio nella Marina militare, avevo lasciato il lavoro di agente penitenziario perché attendevo l’assunzione in un’altra realtà come vincitore di concorso. Ma non sono stato assunto perché indagato e poi imputato, senza aver mai ricevuto notifica, per l’occupazione abusiva di un immobile di cui ignoravo la situazione giuridica. Di fatto essere nato in questa casa, a Montepiselli, ha provocato tutti questi problemi. Ma io, lo ribadisco, non ho né occupato abusivamente l’immobile, né realizzato manufatti.

Noi figli abbiamo l’unica colpa di essere nati lì e non avremmo mai potuto compiere attivamente l’azione di occupare l’immobile in quanto allora non eravamo nati. E, nella  pec che menzionava la mia esclusione dalla fase concorsuale, c’era scritto che io ero stato rinviato a giudizio il 28 novembre 2024 e che la prima udienza si sarebbe tenuta il 13 gennaio 2026. La cosa assurda è che se avessi saputo tutto ciò non me ne sarei mai andato dalla polizia penitenziaria, perdendo ogni posto di lavoro presso la pubblica amministrazione. Ma la cosa ancora più assurda che io ad oggi, 24 aprile 2025, non ho mai ricevuto notifica da parte del Tribunale in relazione a questo rinvio a giudizio. Il mio avvocato, Santi Delia, ha fatto ricorso al Tar.

Siamo tutti stanchi, mia madre più di tutti, e non sappiamo più come e cosa fare. Ho pensato di promuovere una raccolta fondi per coprire, insieme ai miei risparmi, il prezzo totale di 48.000€ che l’Agenzia del demanio richiede, in modo da far decadere cosi l’occupazione abusiva. Cosi mia mamma ed io avremmo un po’ di pace e il reato di occupazione verrebbe meno.

Ho tutta la documentazione per testimoniare e certificare ciò che ho detto. L’unica speranza rimasta sono i giornali”.

Gianluca Scigliano

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