Cesar Franck String Quartet, il talento siciliano a dialogo con i classici

Cesar Franck String Quartet, il talento siciliano a dialogo con i classici

giovanni francio

Cesar Franck String Quartet, il talento siciliano a dialogo con i classici

Tag:

martedì 17 Novembre 2015 - 23:03

La storia del quartetto per archi eseguita da un Quartetto siciliano di sicuro avvenire. L'evento del Palacultura si inscrive nel piano di collaborazione con l'Accademia di Alto Perfezionamento "Walter Stauffer" di Cremona

I giovani musicisti siciliani che compongono il Cesar Franck String QuartetNiccolò Musmeci primo violino, Dario Militano secondo violino, Salvatore Randazzo viola, Salvatore Mammoliti violoncello – hanno interpretato tre quartetti per archi di altrettanti compositori che comprendono in sintesi la storia di questo genere di musica da camera, forse il più difficile e “colto” di tutti i generi musicali. Infatti il padre del moderno quartetto d’archi è sicuramente Joseph Haydn, che, con i sei quartetti op. 20, ha rivoluzionato il genere e gettato le basi per tutti i quartetti successivi, da Mozart a Beethoven fino al novecento.

La rivoluzione è rappresentata dal fatto che i quattro strumenti dialogano, ciascuno con una propria autonomia e non in funzione di accompagnamento del solista, in modo tale che il discorso musicale viene distribuito e alternato fra tutti gli strumenti. Nel quarto dei sei quartetti – denominati “del sole” da una decorazione del frontespizio di una ristampa – in re maggiore, eseguito dal gruppo, si riscontrano già evidenti le novità introdotte da Haydn, ed in più sono presenti due forme musicali che caratterizzeranno anche i più grandi quartetti di Mozart e Beethoven: il tema con variazioni, nel bellissimo secondo movimento “Un poco Adagio e affettuoso”, e la fuga, nel quarto movimento “Presto e Scherzando”. I musicisti hanno poi eseguito il quartetto op. 138 di Dmitrij Sostakovic. In un unico movimento, si tratta di uno degli ultimi quartetti composti dal musicista russo, il tredicesimo (ne compose quindici). È una composizione tipica del novecento, con influenze della musica dodecafonica della scuola di Vienna, che comunque Sostakovic non abbracciò mai, ed infatti il quartetto rimane nell’ambito della tonalità di si bem. Minore. Da questa composizione scaturisce tutta l’angoscia esistenziale tipica di molta musica del novecento, con suoni laceranti e dissonanti, ed è particolarmente interessante, e desta particolare impressione, il finale del movimento: un lento assolo della viola che tocca i registri più acuti dello strumento. Nella seconda parte è stato eseguito il terzo, in do maggiore, dei quartetti op. 59 n. 3 di Ludwig Van Beethoven, detti Rasumovskij, dal nome del richiedente, uno dei mecenati di Beethoven. Il quartetto fa parte del c.d. periodo di mezzo di Beethoven; dopo un primo movimento energico e brillante, preceduto da una introduzione lenta “Introduzione: Andante con moto. Allegro vivace”, segue l’”Andante con moto quasi Allegretto”, probabilmente il pezzo più notevole della composizione, una cantilena in tonalità minore, caratterizzata dal bellissimo pizzicato del violoncello. Il “Minuetto: Grazioso. Trio”, è di evidente derivazione del grande maestro Haydn, come pure l’ultimo movimento, “Allegro molto”, anche qui un tema fugato in contrappunto, elemento tipico di molti finali di quartetti di Haydn, ma anche, con esiti immensi, dell’ultimo Beethoven.

I musicisti, sebbene giovani e non ancora perfettamente affiatati, in particolare negli “unisono “ del quartetto di Haydn, hanno comunque dimostrato una notevole capacità di interpretazione, soprattutto nel quartetto di Sostakovic, il violista in particolare, protagonista dello splendido assolo finale. Perfetto il violoncello nel pizzicato beethoveniano, tuttavia l’impressione complessiva è che il Cesar Franck String Quartet abbia notevoli margini di miglioramento. Molto applauditi comunque da un pubblico abbastanza numeroso, il Quartetto ha eseguito come bis il “Contrapunctus 1” dall’ ”Arte della fuga” di Johann Sebastian Bach, l’indiscusso maestro nel campo della fuga e del contrappunto, in una ottima versione per quartetto d’archi (l’Arte della fuga è stata scritta senza indicare la strumentazione, ed infatti viene eseguita sia su singoli strumenti a tastiera – piano, cembalo, organo – sia da complessi d’archi o archi e fiati), come appropriata conclusione del concerto, nel quale abbiamo ascoltato fughe in contrappunto di Haydn e di Beethoven, quasi a ricordarci che senza Bach tali fughe probabilmente non sarebbero state mai composte.

Giovanni Franciò

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007