Sterilizzare l’Iva su pane, pasta e latte può essere un bel dono per anziani e poveri?

Sterilizzare l’Iva su pane, pasta e latte può essere un bel dono per anziani e poveri?

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Sterilizzare l’Iva su pane, pasta e latte può essere un bel dono per anziani e poveri?

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mercoledì 08 Dicembre 2021 - 07:10

IL COMMENTO

di Giovanni Frazzica

C’era questo post su facebook: “Sterilizzare l’Iva su pane, pasta e latte per tre mesi potrebbe essere un bel dono per anziani e poveri?”. Alcuni l’hanno apprezzato, altri lo hanno lo hanno criticato con la logica di quel ‘politicamente e scientificamente corretto’ che da copertura ad ogni ragionamento. In effetti si trattava di una sorta di provocazione, un voler dire che mentre gli uomini di Draghi ci fanno sognare, mentre emergono, secondo recenti dati Istat, due milioni di italiani che hanno difficoltà a mangiare.

Certo, ci riempie il cuore che Cingolani, Giovannini, Franco e Colao ci fanno quasi toccare con mano come sarà bella, efficiente e pulita l’Italia nel 2035. Siamo così felici di sapere che non ci saranno più auto a trazione con carburanti inquinanti che quasi non ci accorgiamo che il prezzo alla colonnina della benzina è intorno ai 2 euro al litro e che questo incide sul gasolio per trazione dei mezzi pesanti, quindi sui trasporti e sull’inflazione.

Ma riflettiamo, paradossalmente lo Stato guadagna con l’inflazione, ci sono tante di quelle tasse sui carburanti che il Governo italiano viene considerato come l’ottava compagnia petrolifera dell’Occidente, perché più aumenta il costo dei prodotti petroliferi più aumentano le tasse. Ma questo aumento dell’inflazione che avvantaggia il Fisco, danneggia inesorabilmente il cittadino ed il meccanismo perverso dell’aumento dei costi e dell’Iva grava, anche se in misura diversa, sui generi alimentari.

E’ vero che sulla pasta l’Iva è solo al 4%, ma se il prezzo del prodotto passa da 0,60 a 1 euro, non solo aumenta il costo per l’utente, ma anche l’Iva che incassa lo Stato, questo, nella fattispecie, ricorda quella tassa sul macinato che fu una imposta nel Regno d’Italia sulla macinazione del frumento e dei cereali. Una famigerata imposta introdotta durante il governo della destra storica ideata da Quintino Sella, al fine, in quella fase, di contribuire al risanamento delle finanze pubbliche.

Oggi siamo in un tempo assolutamente diverso, in attesa di ricevere un diluvio di liquidità dall’Europa, con tecnici di altissimo livello attrezzati per pianificare il futuro, anche nel segno di Greta, ma con un Parlamento così lontano dalla gente che nei circa seimila emendamenti alla finanziaria presentati pare ne abbiano concepito anche uno per abbassare l’Iva sulle ostriche, mentre alcuni partiti non vogliono applicare il contributo di solidarietà proposto da Draghi ai redditi superiori ai 75mila euro. Questo non ci sorprende molto, perché gli italiani, in linea di massima, sono brava gente, ma per i parlamentari vale ancora il detto di Cicerone: “Senatores boni viri, senatus mala bestia”.

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