Il Tar ha deciso: la piazza stazione di Capo d'Orlando si riappropria del nome di Garibaldi

Il Tar ha deciso: la piazza stazione di Capo d’Orlando si riappropria del nome di Garibaldi

Giuseppe Giarrizzo

Il Tar ha deciso: la piazza stazione di Capo d’Orlando si riappropria del nome di Garibaldi

martedì 23 Ottobre 2012 - 17:48

Il Sindaco prende atto della decisione, determinata del resto da un errore formale nell'iter seguito dall'amministratore, che afferma: "Continuo a ritenere poco opportuno celebrare con l’intitolazione di strade e piazze in Sicilia, il mandante di Bixio e dei suoi uomini che nella nostra Terra hanno massacrato i nonni dei nostri nonni"

Quella targa l’aveva presa a martellate, suscitando reazioni contrastanti ben oltre i ristretti confini della sua Capo d’Orlando. Revisionismo storico? Trovata pubblicitaria? Abuso? Difesa della sicilianità? Su quel gesto di Sindoni, salito sulla scaletta armato di martello per cancellare dalla toponomastica cittadina il nome di Garibaldi, se ne sono dette a bizzeffe. Fino alla diatriba esplosa con la pronipote del Generale che, oltre a far parlare di Capo d’Orlando in lungo e in largo, ha avuto strascichi giudiziari degni della miglior cronaca rosa. Alla fine questo il verdetto: la piazza antistante alla stazione ferroviaria di Capo d’Orlando si sdoppia. Cioè, l’ampia area di parcheggio ad est, che ricomprende il parcheggio del bike sharing ed ospita ogni lunedì il mercato degli agricoltori, continuerà a ricordare la battaglia navale del 4 luglio 1299, mentre la piazza abbellita ed alberata negli ultimi anni torna ad essere intitolata al Generale Garibaldi. Poco da fare, dunque, per il temerario Sindoni che, in esecuzione della sentenza emessa dal Tar, ha dovuto disporre la ricollocazione nella piazza antistante la stazione di Capo d’Orlando della targa che la intitola all’eroe dei due mondi e a Nino Bixio. L’errore formale rilevato dal Tar riguarderebbe la mancata richiesta di parere al Ministero della Pubblica Istruzione nell’iter seguito da Sindoni quando decise di cambiare il nome in <>. “Di questo mi assumo la responsabilità – afferma il primo cittadino del centro paladino – sebbene pendano altri giudizi e neanche la sentenza che eseguo sia definitiva”. E nel pronunciare il mea culpa torna al nocciolo della questione affermando che il suo intento era quello di “aprire un dibattito su una pagina di storia che mortifica l’onore della Sicilia e la memoria dei Siciliani che a Bronte, Mirto, Alcara e Milazzo furono massacrati da Bixio e dal suo seguito. Nessun intento di contestare i valori dell’unità nazionale (sebbene conseguita ad esclusivo costo dell’allora floridissimo sud), nessun sentimento filo-borbonico”. Insomma, la targa torna al suo posto ma le idee restano dove sono, chiaramente nel rispetto della diversità di opinione e di valori nei confronti di chi ha contestato quell’azione per diverso giudizio o convincimento. Chiaro il riferimento alla diretta discendente di Garibaldi, la signora Anita, che Sindoni ha voluto ringraziare “per lo stile tenuto in questi anni e per l’apprezzamento più volte espresso su Capo d’Orlando”. Parole non altrettanto lusinghiere, invece, per i “crociati anti-sindoniani”. Così il sindaco ha definito le “vittime di un preconcetto che toglie loro non solo la lucidità di giudizio,ma anche la dignità necessaria per essere da me considerati interlocutori”. E infine l’affondo: “Continuo a ritenere se non ingiusto, quantomeno poco opportuno, celebrare con l’intitolazione di strade e piazze in Sicilia, il mandante di Bixio e dei suoi uomini che nella nostra Terra hanno massacrato i nonni dei nostri nonni, vicenda che da oggi viene ricordata nella toponomastica della via Nino Bixio di Capo d’Orlando. Avrei ritenuto più giusto che almeno una parte delle attenzioni riservate alla mia iniziativa, fosse stata dedicata a difendere l’intitolazione della biblioteca di Ponteranica (Bg) a Peppino Impastato, martire Siciliano, cancellata con sentimento xenofobo a causa delle radici meridionali dello stesso. Ma questa è un’altra storia, o forse è un’altra faccia della stessa: la storia di un servilismo culturale che non mi appartiene.”

Un commento

  1. Ma con tutti i mali di cui soffre la nostra provincia, francamente, ma a noi, di fatto, cosa ci cambia?

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