Sul Pacifico ritorna il fenomeno della “Niña”: quali conseguenze per l'inverno?

Sul Pacifico ritorna il fenomeno della “Niña”: quali conseguenze per l’inverno?

Daniele Ingemi

Sul Pacifico ritorna il fenomeno della “Niña”: quali conseguenze per l’inverno?

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martedì 19 Ottobre 2021 - 12:44

Ecco le possibili conseguenze sulla prossima stagione invernale lungo il Mediterraneo

Il graduale raffreddamento delle acque superficiali dell’oceano Pacifico equatoriale sta spingendo verso un ritorno della “Niña” nei prossimi mesi. Le possibilità per un ritorno di “La Niña” sull’oceano Pacifico sarebbero stimate attorno al 70/80 % secondo la NOAA, la prestigiosissima agenzia statunitense che si occupa dello studio degli oceani e fenomeni atmosferici. L’avvento della “Niña”, che dovrebbe rilevarsi debole, già a partire dai prossimi mesi causerà una serie di conseguenze dirette sul continente nord-americano e su buona parte dell’America centrale e meridionale, con una intensificazione delle ondate di calore sulle vaste distese continentali dell’America meridionale. Mentre sul nord America, in vista dell’inizio della stagione fredda, si potrebbero vedere importanti episodi di freddo e neve, a causa del sensibile rallentamento della portata del ramo principale della “corrente getto polare”, che tornerà ad ondularsi più frequentemente, con lo sviluppo di grandi “onde di Rossby” a lenta evoluzione verso levante. Ma conseguenze ben più disastrose sono attese per molti stati dell’America meridionale che si affacciano al Pacifico sud-orientale.

Il progressivo raffreddamento delle acque del Pacifico orientale da inizio al noto fenomeno atmosferico

Prime conseguenze della “Niña”

Il sensibile raffreddamento delle acque superficiali dell’oceano Pacifico, indotto proprio dalla “La Niña”, particolarmente intenso nel tratto antistante le coste peruviane e ecuadoregne, inibisce ulteriormente l’attività temporalesca, favorendo al contempo la formazione di una permanente “inversione termica” negli strati più bassi dell’atmosfera, a contatto con la fredda superficie oceanica. In pratica le masse d’aria stazionanti negli strati più bassi, sopra le fredde acque oceanica, si raffreddano ulteriormente, divenendo più fredde e dense della colonna d’aria sovrastante. Questa particolare condizione di “inversione termica” rende l’atmosfera molto stabile, impendendo l’insorgenza dei moti convettivi e della nuvolosità cumuliforme necessaria per produrre buona parte (oltre l’80%) delle precipitazioni nell’area tropicale.

Lo strato di inversione ostacola la formazione di qualsiasi tipo di addensamento cumuliforme, garantendo una certa stabilità e clima secco, con prevalenza di cieli sereni o poco nuvolosi, o al massimo un po’ di nubi basse (tipo strati, stratocumuli), non appena dall’oceano comincia ad entrare aria molto umida che scorre sopra la fredda superficie oceanica. Per questo motivo lungo le coste peruviane e su quelle ecuadoregne non si registrano piogge da diverso tempo, mentre il clima si presenta quasi sempre secco, fresco e assolato. Ma una sensibile diminuzione della piovosità si dovrebbe riscontrare anche sulle coste della Colombia meridionale, fino a Tumaco, dove l’azione della “La Niña” dovrebbe agevolare una maggiore penetrazione della fredda corrente marina di Humboldt ben oltre la linea dell’equatore.

Quali conseguenze per il prossimo inverno sul Mediterraneo?

Per quanto riguarda l’Europa, l’Africa e il bacino del Mediterraneo l’arrivo della “La Niña” non dovrebbe causare alcun tipo di influenza significativa, se non dopo 5-6 mesi dall’evoluzione del fenomeno sopra il bacino del Pacifico. Solo dopo 6 mesi dallo sviluppo del fenomeno, quindi non prima della prossima stagione invernale. In questo caso una “Niña” debole avrà una scarsa influenza in Europa. Da noi, in realtà, le stagioni vengono influenzate da altri indici climatici, come la NAO (Oscillazione Nord Atlantica) e la AO (Oscillazione Artica), quest’ultima calcolata in base alla differenza di pressione tra l’Artico e le medie latitudini, generalmente comprese tra il 37º e il 45º parallelo. Quando questi indici diventano negativi, come può capitare spesso durante le fasi di “Nina”, in Europa si assiste a un rallentamento del flusso perturbato atlantico e allo sviluppo di grossi blocchi anticiclonici lungo i meridiani sul nord Atlantico. Generalmente questi anticicloni, quando si posizionano per settimane in mezzo al Mediterraneo, possono garantire lunghi periodi di clima mite e asciutto. Quando, invece, si posizionano fra il nord Atlantico e le Isole Britanniche possono catapultare sull’Europa, e sul Mediterraneo, masse d’aria molto fredde, direttamente provenienti dalle latitudini polari o artiche, e nei casi più rari persino dalle coste artiche russe, originando le ondate di fredde che caratterizzano la stagione invernale alle nostre latitudini.

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