Superlega, una rivoluzione al calcio serve ma non questa

Superlega, una rivoluzione al calcio serve ma non questa

Simone Milioti

Superlega, una rivoluzione al calcio serve ma non questa

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mercoledì 21 Aprile 2021 - 12:58

Sembra tramontata l'ipotesi Superlega, ma il clamore mediatico generato intorno all'argomento non permette più all'Uefa di rimandare le riforme previste

Una premessa doverosa sulla Superlega: chiunque dica che hanno vinto i tifosi probabilmente ha ragione; ma chi dice che l’Uefa ha fatto valere i principi meritocratici sta nascondendo la verità dietro questa menzogna.

La Superlega è nata soltanto per i soldi, per generare sotto la spinta degli americani della JP Morgan un giro di affari maggiori dietro il calcio europeo. L’Uefa, la Fifa e tutte le federazioni nazionali che l’hanno osteggiata l’hanno fatto, anche loro, per soldi (per non perderli).

A dimostrazione di come i soldi siano molto importanti per Fifa, Uefa e Federazioni Nazionali basta ricordare in ordine: il mondiale di calcio assegnato al Qatar; il pugno leggero contro gli sceicchi riguardo al fair-play finanziaro; o ancora il derby di Milano programmato alle 12:30 per favorire la visione ai cinesi.

Storia della Superlega

Se ne parlava da tempo ma l’ufficialità è arrivata domenica 18 aprile, con un comunicato serale in cui tre squadre italiane (Juventus, Inter e Milan), tre squadre spagnole (Atletico Madrid, Barcelona e Real Madrid) e sei inglesi (Arsenal, Chelsea, Manchester City, Manchester United, Liverpool e Totthenam) annunciavano la formazione di questa Superlega europea del calcio.

La Superlega in realtà partiva già zoppa visto che Bayern Monaco, e sembra anche il Borussia Dortmund, per la Germania e il Paris Saint Germain per la Francia avevano rifiutato di aderire inizialmente quali società fondatrici. Il ritiro ufficiale delle squadre inglesi di martedì 20 aprile e dell’Inter nella mattinata di oggi, la presa di posizione dell’Atletico in queste ultime ore sembrano ormai aver fatto tramontare l’ipotesi che si possa andare avanti.

Le minacce e il ruolo dei tifosi

L’Uefa vistasi sorpassare dalla Superlega che avrebbe preso il posto della Champions League aveva accusato, malissimo, il colpo. Subito minacciando le squadre di eliminarle dalle competizioni in corso e di non permettere ai calciatori di prendere parte all’Europeo.

Come i bambini di 5 anni che si portano via il pallone, peccato che erano minacce a vuoto. L’esclusione dalle competizioni in corso sarebbe stata rigettata facilmente da un ricorso. Sulla decisione relativa agli Europei invece decidono le singole Federazioni eventualmente e non la Uefa. Anche in quel caso comunque un ricorso sulla base della discriminazione avvenuta sarebbe stato molto probabilmente accolto.

Molto più romantico pensare ai tifosi, specie quelli inglesi, che hanno rimarcato la meritocrazia e la bellezza delle storie alla “Davide contro Golia”. Anche se il ritiro dalla Superlega delle società inglesi è stato anche dovuto all’interessamento diretto del governo e di Boris Johnson, che probabilmente ha minacciato sanzioni.

Il punto dei vista dei Club

Per un attimo caliamoci e guardiamo tutto dalla prospettiva dei super club di calcio che compongono il panorama calcistico europeo: queste squadre sono ormai delle vere e proprie azienda e spesso sono quotate in borsa. È logico quindi che cerchino sempre maggior profitto e maggiori investitori. Da questo punto di vista meramente economico gli americani della JP Morgan offrono molti più soldi della Uefa.

Dal punto di vista sportivo invece limitare la partecipazione al blasone è sbagliato. L’essenza della competizione è passare da una qualificazione meritocratica. Tra l’altro anche sul blasone andrebbe poi spiegato il mancato invito all’Ajax, storica squadra olandese; mentre figura dentro l’Atletico Madrid che solo nell’ultimo decennio si è ritagliato un suo spazio.

L’idea rivoluzionaria della Superlega inoltre non era poi neanche così innovativa, scopiazzata un po’ dall’Nba e un po’ da altri format e sport americani. Come anche l’arbitro che spiega le decisioni prese a tutto lo stadio, in altri sport già avviene. Un campionato tra ricchi per permettere loro di restare ricchi senza il rischio di fallire per gestioni sbagliate.

L’Uefa deve migliorare

Se i club di Superlega sbagliano, la Uefa ha sbagliato e tanto e adesso non può cullarsi su questa ‘vittoria’. Già le dichiarazioni contro la Juventus di Agnelli sono un attacco infantile. Dire che “15 anni fa era in Serie B” dopo lo scandalo calciopoli di cui Andrea Agnelli non ha fatto parte sarebbe come ricordare, che in quegli stessi anni, a presiedere Fifa e Uefa erano Blatter e Platini. Associando i loro scandali alle associazioni che rappresentavano in quel momento.

Le cause economiche che hanno spinto le società alla creazione della Superlega in fretta e furia sono addebitabili alle mancate entrate subite causa Covid. In questo caso la Uefa non è stata in grado di sostenerli a dovere, secondo loro. Senza dimenticare che molte delle 12 di Superlega hanno sperperato male i propri fondi. La ricerca continua dei campioni a costi spropositati e ingaggi sempre più onerosi. Ma anche qui la Uefa ha qualcosa da recriminare visto che il fair-play finanziario è stato un fallimento. Bella l’idea, ma pessimi gli strumenti attuativi che avrebbero limitato l’esuberanza di questi continui rilanci; permettendo anche alle ‘piccole’ di competere tecnicamente e non economicamente.

La vicenda non è chiusa

Non è certo un caso che alla creazione della Superlega la Uefa abbia rilanciato con la sua idea di nuova Champions League, troppo tardi e insufficiente, in un’azione di rincorsa disperata. La Superlega sicuramente non è il futuro, non così. Ma se adesso l’Uefa non inizia una stagione di riforme concrete e utili sia ai grandi che ai piccoli club si ritroverà nuda. Se non riuscirà a gestire queste due sue anime, i grandi club europei e le squadre di provincia, si tornerà a parlare di scissione in altri termini. Per i club più attenti al denaro, che possono garantire secondo loro maggior spettacolo, i 3,5 miliardi di JP Morgan sono sempre lì pronti.

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