Taormina. Si è concluso il 69°convegno dell'Istituto Internazionale di Finanza Pubblica

Taormina. Si è concluso il 69°convegno dell’Istituto Internazionale di Finanza Pubblica

Taormina. Si è concluso il 69°convegno dell’Istituto Internazionale di Finanza Pubblica

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lunedì 26 Agosto 2013 - 07:43

Il congresso ha accolto cinque lezioni magistrali e tredici sessioni parallele dedicate a differenti tematiche collaterali alla finanza pubblica. A chiudere il 69° convegno dell’Istituto Internazionale di Finanza Pubblica, Daniel Treisman, docente dell’Università della California di Los Angeles

Mercato del lavoro, consumi, tassazione delle multinazionali e Tobin tax, indebitamento dei governi e consolidamento fiscale, federalismo, democrazia diretta, finanza pubblica locale, politiche fiscali UE, corruzione e stime sull’economia sommersa sono solo alcuni dei temi presentati ed esaminati da circa 400 studiosi di economia e finanza giunti nella Perla dello Jonio da tutto il mondo.

Grazie alla collaborazione organizzativa delle Università di Catania, Messina e Reggio Calabria, e dei rettori Giacomo Pignataro, Pietro Navarra e Pasquale Catanoso, e con il contributo del comitato scientifico del convegno, presieduto da Jorge, l’annuale congresso dell’IIPF si è trasformato in un laboratorio di conoscenza e confronto su problemi, soluzioni e modelli in grado di contribuire a definire “Il ruolo dello Stato nella crescita e nello sviluppo economico”.

Il congresso ha accolto cinque lezioni magistrali e tredici sessioni parallele dedicate a differenti tematiche collaterali alla finanza pubblica. Ad inaugurare la prima giornata del convegno è stata la lezione magistrale di Pranab Bardhan, professore di economia della Univerisity of California di Berkeley (Stati Uniti). L’economista indiano, soffermandosi anche sulla situazione finanziaria dell’Italia ha affermato “Il maggior limite allo sviluppo economico del Paese è la dilagante corruzione, che, oltre a rappresentare una questione giuridica da risolvere anche a causa di leggi poco severe, incarna prima di ogni altra cosa un problema di modelli culturali”. La seconda lezione magistrale è stata tenuta da Robin Boadway, economista canadese già presidente dell’IIPF e della Canadian Economic Association, che ha sviluppato il tema del federalismo fiscale con particolare riguardo alla federazione che lega i paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Boadway ha elencato modelli e prospettive del federalismo coniugandoli a un’analisi “costi-benefici” dei sistemi federali.

Ravi Kanbur, già dirigente della Banca Mondiale e presidente della Società per lo Studio sulle diseguaglianze economiche, si è concentrato sugli Stati donatori e allo stesso tempo destinatari di aiuti economici. L’economista ha analizzato in particolare i casi di paesi a medio reddito come l’India, dove esistono fasce di povertà molto ampie ed élite politico-finanziarie che dispensano fondi fuori dai confini nazionali, partendo dal presupposto che siano proprio gli stati emergenti, e non quelli ricchi, ad avere un maggiore livello di conoscenza dei settori d’intervento economico a favore degli stati più poveri.

Michael Keen, vice-direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale (Stati Uniti), ha invece dedicato la sua relazione alla finanza pubblica e informale, concentrandosi in particolare sul lavoro nero, sulla ripartizione delle tasse, sul livello ottimale di tassazione e sui metodi per arginare l’evasione fiscale. “L’informalità non è un problema che riguarda soltanto gli stati in via di sviluppo – ha affermato Keen – ma anche quelli avanzati. Le tasse sono una risorsa importantissima per l’economia di ogni paese, da reinvestire in infrastrutture, sanità, istruzione per rinnovarsi”. Keen ha parlato anche dei paesi a rischio default “Ogni situazione – ha detto – è diversa da paese a paese, ma anche la posizione fisica degli Stati ha un impatto significativo sulla percezione che hanno di essi i mercati finanziari”.

A chiudere il 69° convegno dell’Istituto Internazionale di Finanza Pubblica, Daniel Treisman, docente dell’Università della California di Los Angeles, con uno studio sulla relazione tra i processi di democratizzazione, cambiamento della leadership e sviluppo economico. In particolare Treisman si è soffermato sugli effetti economici, a breve e a lungo termine, dei regimi dittatoriali confrontandoli con altre tipologie di governo improntate sulla democrazia. L’economista americano ha documentato diversi casi in cui reggenze politiche eccessivamente durature hanno creato problemi alla democrazia, elencando infine le influenze positive sull’economia di uno Stato generate dall’avvicendamento dei leader politici. Treisman ha commentato inoltre la situazione politico-economica italiana “Studio da tanti anni l’avvicendamento delle leadership politiche e l’impatto sulla qualità della democrazia, mi sembra che l’Italia sia certamente pronta per cambiare leader, cosa che sembra stia avvenendo. Ma il Paese può migliorare la sua economia solo se ci saranno profonde riforme strutturali del mercato del lavoro e serie riforme politiche, senza queste, l’economia italiana migliorerà certamente un pochino quando l’economia mondiale si riprenderà, ma, dopo vent’anni di stagnazione, ha bisogno di crescere di più’ e per poter tenere il passo delle economie europee più’ avanzate le riforme sono essenziali”.

A tirare le somme del congresso anche il presidente dell’IIPF, Michael Davereux: “L’appuntamento annuale dell’IIPF rappresenta un importantissimo supporto ai decisori politici mondiali con l’obiettivo di offrire strumenti migliori per gestire la finanza pubblica, l’eterogeneità dei contenuti e delle relazioni presentati durante il convegno rappresenta una grande risorsa per ogni paese”.

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