Un'unica Città Metropolitana dello Stretto, l'Università propone il suo modello

Un’unica Città Metropolitana dello Stretto, l’Università propone il suo modello

Francesca Stornante

Un’unica Città Metropolitana dello Stretto, l’Università propone il suo modello

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venerdì 13 Dicembre 2013 - 12:35

In un momento in cui il dibattito si concentra sulla creazione delle aree metropolitane, i professori Michele Limosani e Josè Gambino hanno raccolto idee e proposte in un pamphlet presentato questa mattina presso la Facoltà di Economia. La carta vincente sarà l'unione di Messina e Reggio

Mettere da parte i vincoli giuridici e amministrativi e guardare ad un'aggregazione alternativa che guardi alle peculiarità socio-economiche del territorio, dell'identità storica e mettersi in linea con la nuova politica di sviluppo europea che tende a privilegiare le grandi aree. Nasce da quì il lavoro dei professori dell'Università di Messina Michele Limosani e Josè Gambino che propongono il modello di sviluppo futuro del nostro territorio: l'integrazione delle aree metropolitane di Messina e Reggio Calabria in un'unica grande Città Metropolitana dello Stretto. Area metropolitana di Messina e non città metropolitana, così come vuole la proposta di legge. Un'area con 51 Comuni che insieme a Reggio potrà davvero diventare competitiva.

Il progetto riprende un'idea di rilancio della Città metropolitana dello Stretto e l'Università di Messina si è mossa su sollecitazione del Ministero che vuole promuovere collaborazioni tra Atenei. Il pamphlet nasce dal lavoro congiunto di un geografo e un economista e in questo modo l'università vuole dare contributo al dibattito e si propone di declinare idee e definire opportunità e linee di sviluppo.

Per spiegare l'idea il professore Limosani ha usato una metafora calcistica. "Il Paese si giocherà la sua competitività proprio attraverso le città metropolitane e dunque si sta attrezzando per giocare un campionato di serie A dando alle regioni la possibilità di decidere se partecipare o no a questo campionato. Se Messina vuole esserci deve stringere rapporti strategici e non pensare di portare in dote solo 14 Comuni. Attraverso le città metropolitane Messina e Reggio devono unirsi in un'unica grande area metropolitana, insieme contano 150 comuni e potrebbe diventare la terza area italiana. Un passaggio fondamentale perché le Comunità Europea destinerà i prossimi fondi Fesr solo alle aree metropolitane”.

Da dove iniziare? "Sarebbe dirompente convocare gli Stati Generali a Messina e iniziare proprio da qui a ridefinire gli asset strategici" spiega Limosani. Per l'economista un altro punto di forza dovrebbe essere il trasporto pubblico: "spendiamo 60 milioni di euro l'anno per Atm, metromare, senza poi avere alcun servizio. Creiamo un'unica società di trasporto pubblico locale, facciamo sentire la nostra forza alle Ferrovie e costruiamo infrastrutture. Messina e Reggio hanno le potenzialità per farlo ma solo se cammineranno insieme".

Il professore Josè Gambino ha spiegato che le città metropolitane di Messina e Reggio possono elaborare un percorso strategico di integrazione anche se fanno parte di due regioni diverse, di cui una a statuto speciale. "In altri Stretti d'Europa sono già stati realizzati progetti condivisi anche se le due sponde appartengono addirittura a Stati diversi, basti pensare ai patti di alleanza tra le province di Dover e Calais, sul canale della Manica, o alle aree di Copenaghen e Malmoe, sullo Stretto di Oresund. In Italia Milano e Torino hanno sancito il patto di alleanza definito "Mito" per competere con le grandi metropoli europee. Messina e Reggio devono dunque creare la "Città Metropolitana dello Stretto" perchè non è più il tempo delle "città-isola" ma delle "città-rete".

Gambino ha focalizzato l'attenzione in particolare su quello che è il punto di forza delle due città: lo Stretto. “Ma negli anni Messina e Reggio hanno voltato le spalle allo Stretto mentre devono tornare a sfruttare questa risorsa e giocarsela sul piano nazionale ed europeo. Sul fonte dei trasporti ad esempio potremmo diventare modello sperimentale di trasporto integrato, le classi dirigenti delle due sponde dovrebbero chiedere una tavolo al Ministero per definire il percorso”.

I professori Limosani e Gambino chiedono alla città, alle amministrazioni cittadina e regionale di prendere in esame le proposte raccolte nello studio. Nella convinzione che solo unendo le forze si può realmente vincere la sfida.

Francesca Stornante

9 commenti

  1. Per restare nella metafora calcistica…si fa osservare che la squadra Messina metropolitana ha in organico giocatori modesti e nessun fuoriclasse . Difficile immaginare possa competere e ” giocare il campionato di serie A. Stupisce anche che economisti di vaglia ed accademici ignorino le condizioni di grave sottosviluppo e desertificazione produttiva ed indigenza del t ” nostro”territorio. Sperare di attrarre risorse comunitarie solo per spartirsi la torta tra studi professionali e consulenze, non e’ più ammissibile.
    Inoltre appare chiaro l’abdicazione ed assoggettamento al TABÙ dei TABÙ : Il ponte sullo Stretto. L’UNICA opera ragionevolmente in grado di creare Sviluppo, di fare da volano competitivo senza eguali nel mondo, ma si sta attenti a non parlarne, ci si arrampica sugli specchi ( mirror climbing,) si gira attorno al problema, si chiacchiera ad oltranza per non affrontare il TABÙ ideologico del ponte trascurando le ragioni ed il valore della economia reale . Si perpetua l’ incubo paradosso Messina : Il ponte non s’ha da fare ! Ma “senza ponte non si canta messa”…..se non quella funebre purtroppo.

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  2. Piuttosto che disquisire in alti strati atmosferici si dovrebbe cominciare a ragionare sui piccoli-grandi problemi quotidiani che affliggono la Città.
    Che ce ne dovremmo fare di una Città metropolitana integrata Reggio-Messina? Non si capisce.
    Già non si riesce a gestire una Città di 200.000 abitanti composta per lo più di vecchi (i giovani giustamente se ne scappano) e si filosofeggia a vanvera su un agglomerato di 500.000!
    Ma per piacere…

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  3. serra salvatore 13 Dicembre 2013 19:08

    BELLISSIMA IDEA – COMPLIMENTI – SPERIAMO ACCADA.

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  4. Gioacchino Silvestro 13 Dicembre 2013 19:33

    Negli anni del primo centrosinistra,quando mosse i primi passi l”‘idea della programmazione,il dibattito politico-culturale individuo nelle città ” meridionali uno dei punti di possibile sviluppo per il Sud. Da li parte l’idea di puntare per lo sviluppo di Messina e di Reggio C.di una visione comune.Nel tempo,quando il dibattito politico-culturale era molto impegnato e stringente,si parlo di conurbazione e di Area dello Stretto.Se non ricordo male,su questo mi potrebbe venire incontro il sen.Nino Calarco che fu uno dei promotori,l’idea dell’Area dello Stretto venne inserita in un provvedimento legislativo .Il Partito Comunista fu un forte sostenitore dell’Area dello Stretto,proposta lanciata in un convegno tenutosi a Messina dal dal segretario del PCI calabrese Fabio Mussi e dal segretario del PCI siciliano Luigi Colajanni. Attorno a questi temi ci furono impegnativi confronti tra le forze politiche nelle istituzioni cittadine (Comune e Provincia) e la rivista della Camera di Commercio di Messina “La Loggia dei Mercanti” divenne uno degli spazi più importanti di questo dibattito.Poi le tante resistenze,le incomprensioni e le difficoltà derivanti in particolare dal fatto che la Sicilia e’ una regione ad autonomia differenziata e la Calabria una regione a statuto ordinario hanno via via fatto scemare il dibattito e l’interesse verso le tematiche dell’Area dello Stretto.All’epoca del Governo D’Alema la federazione del PDS di Messina ,per superare la difficoltà della diversità delle due regioni,propose che presso la Presidenza del Consiglio venisse costituito un ufficio per l’Area dello Stretto proponendo di affidarlo all’on.Bolognari.Ma non se ne fece niente anche perché le priorità del governo erano diventate altre. Poi ci sono stati i bla bla bla. inconcludenti,qualche parata e molto velleitarismo.Adesso c’è un ripresa del dibattito ? Bene purché si eviti il pericolo che inseguendo l’Area dello Stretto si sottovaluti l’importanza della città metropolitana che è a portata di mano e che può essere il primo paso per avere f’Area dello,Stretto.6/13

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  5. “In altri Stretti d’Europa sono già stati realizzati progetti condivisi anche se le due sponde appartengono addirittura a Stati diversi, basti pensare ai patti di alleanza tra le province di Dover e Calais, sul canale della Manica, o alle aree di Copenaghen e Malmoe, sullo Stretto di Oresund”. Bravi: dimenticate di dire che Dover e Calais sono stati uniti dal tunnel sotto la manica, e che Malmoe e Copenaghen si sono unite con il sistema misto Ponte di 11 km e tunnel di 7 chilometri realizzato in appena 4 anni di lavori per 3 miliardi di euro. Alias: senza Ponte sullo Stretto sparate solo sciocchezze almeno che, dietro questa “grande intuizione” dell’area integrata dello stretto non vi sia solo una storia di “piccioli”, risorse della UE che fanno gola a qualche politico locale ora al potere. E’ un caso che proprio dieci giorni fa Limosani era seduto accanto a D’Alia per parlare di Area Metropolitana dello Stretto ad un convegno promosso dall’UDC? Siamo vigili: questa volta vi staniamo.

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  6. Questa è la strada…una grande area metropolitana dello Stretto…che esiste, che è vera, Messina e Reggio sono l’area dello Stretto…e condividono il mare, il bello ed il cattivo tempo….anche gli eventi più terribili…e distruttivi….Reggio e Cosenza non hanno nulla in comune…così come Messina e Trapani ad esempio…se Messina ha un allerta meteo anche Reggio sarà interesserà, non Palermo o Catanzaro…bisogna abbattere l’invisibile muro di Berlino che separa l’area dello Stretto a partire dal dopoguerra….prima i comandi militari le dirigenze civili erano comuni…tra Messina e Reggio…secoli di storia comune ….oggi le due città sono separate spersonalizzate, impoverite..–Riprendiamoci lo stretto—-

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  7. Condivido pienamente, il ponte, per antonomasia simboleggia l’unione. Noi vorremmo unire due realtà poco distanti indossando però le magliette “no Ponte”. Mi sa che mi son perso qualcosa.

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  8. Il sospetto di Fernando appare più che fondato. Si conferma l’assenza di generoso spirito di “solidarietà sociale”. Questa gente, poverina, pensa solo al proprio tornaconto personale, al ” particulare”. La condizione della città ne è la prova più inconfutabile. Inoltre non so se ha notato il sorprendente ed inopinato SILENZIO dei no pontisti. Spariti. Tutti sdraiati…. in analisi, sul lettino dello psicanalista per liberarsi dai sensi di colpa e dal tabù… Ponte?

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  9. Caro amico, ..area di sinistra, area dello stretto, area metropolitana…datevi tutte le aree che volete …..ma sempre “area fritta” e’.

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