Colpo da 450mila euro alla gioielleria Rocca: presi gli autori, a tradirli la chiamata alla moglie

Colpo da 450mila euro alla gioielleria Rocca: presi gli autori, a tradirli la chiamata alla moglie

Veronica Crocitti

Colpo da 450mila euro alla gioielleria Rocca: presi gli autori, a tradirli la chiamata alla moglie

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martedì 27 Ottobre 2015 - 11:03

Sono finiti direttamente nel carcere di Catania Giuseppe Scordo, 35 anni, Ivan Piacente, 26 anni, e Giuseppe Tasco, 25 anni, tutti catanesi e con precedenti specifici. Il quarto è ricercato.

Era stata una rapina che aveva scosso tutto il centro di Taormina quella dello scorso 15 aprile, quando ad esser presa d’assalto, in pieno giorno, era stata la gioielleria Rocca 1794 di Corso Umberto. Quella tarda mattina, i rapinatori erano riusciti a portarsi via, tra soldi e gioielli, un bottino di oltre 450mila euro.

A distanza di diversi mesi, le minuziose indagini della Polizia del Commissariato locale sono riuscite a chiudere definitivamente il cerchio su quattro catanesi che, stamani, sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare. Tre di loro sono stati portati direttamente nel carcere di Catania, mentre il quarto si è reso irreperibile. Si tratta di Giuseppe Scordo, 35 anni, Ivan Piacente, 26 anni, e Giuseppe Tasco, 25 anni, tutti catanesi e con precedenti specifici.

Un’indagine particolarmente intensa e capillare, quella che ha impegnato gli agenti coordinati dal Commissario Enzo Coccoli, sia per le modalità con cui è stata portata avanti sia per le iniziali difficoltà cui i poliziotti hanno dovuto far fronte. Nessuna telecamera di videosorveglianza, infatti, aveva ripreso quei momenti concitati della rapina poiché quelle della gioielleria non erano funzionanti, mentre su Corso Umberto non ve n’erano istallate. “Per questo motivo – ha spiegato Coccoli – abbiamo dovuto far partire tutto dai piccoli errori commessi dai rapinatori, da alcune chiamate e da una minuziosa analisi delle celle di aggancio della zona”.

Ben presto, i poliziotti sono riusciti a ricostruire i minuti precisi in cui è avvenuto il colpo, circoscrivendo l’arco temporale dalle 12.06 alle 12.25. E’ emerso come, in quelle fasi, proprio mentre metteva a segno il colpo, Giuseppe Scordo avesse ricevuto due chiamate: nessuna risposta alla prima, un “tutto a posto” alla seconda. E’ da lì, da quelle due chiamate intercorse tra Scordo ed uno dei complici, che sono così partite le indagini. “Dovevamo trovare, attraverso l’analisi delle celle di aggancio della zona – ha spiegato Coccoli – quelle due chiamate, di modo da poter risalire agli intestatari e, in ultimo, agli utilizzatori”. E così è stato. I poliziotti sono riusciti a scovare gli intestatari di tre schede vergini, che comunque non corrispondevano agli utilizzatori, ossia ai rapinatori che avevano messo a segno il colpo. Sono stati altri approfondimenti, ed in particolare una chiamata che Piacente aveva fatto alla moglie poco prima di assaltare la gioielleria, a far chiudere il cerchio su di lui e sugli altri tre.

Quando sono scattate le perquisizioni, a casa di Scordo, i poliziotti hanno ritrovato le matrici delle Sim utilizzate durante la rapina (non era la prima volta che Scordo le utilizzava), oltre a diverse armi tra cui pistole, un mitra ed una mitragliatrice. Nelle abitazioni degli altri tre, invece, gli agenti hanno ritrovato parte dei gioielli rubati durante il colpo dello scorso 15 aprile. E’ infine emerso come quella mattina, poco dopo le 12, due di loro (tra cui Scordo) avessero fatto irruzione nella gioielleria e, con una pistola in mano, avessero scatenato il panico. Non avevano neanche esitato a prendere una commessa, portarla in una toilette del negozio e legarle i polsi. Avevano arraffato 300 gioielli, soldi, una decina di orologi per un totale di 450mila euro e, poi, erano fuggiti via dileguandosi nelle viuzze della perla dello Ionio. Per tre di loro, su richiesta del Sostituto Procuratore Annalisa Arena, si sono aperte le porte del carcere di Catania. Le ordinanza di custodia cautelare sono state firmate dal Gip di Messina Monica Marino. (Veronica Crocitti)

2 commenti

  1. Questa vicenda criminosa messinese e quella più drammatica del ladro ucciso dal pensionato, pare sulla scala esterna al suo appartamento, sta ponendo agli italiani la domanda: CI DOBBIAMO ARMARE e considerare la nostra proprietà inviolabile? Dobbiamo legiferare per non fare mai più deliberare la Cassazione come segue “In tema di tentato omicidio,vanno esclusi l’eccesso di legittima difesa e la legittima difesa putativa se l’aggredito usa un arma contro un uomo disarmato mirando a zone vitali del corpo,senza presentare a sua volta alcuna lesione dimostrativa di un’aggressione patita.”? Una politica inconcludente sulla sicurezza e sulla certezza della pena ci sta portando ad odiare i delinquenti fino a desiderare la loro morte. NON CI STO.

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  2. Questa vicenda criminosa messinese e quella più drammatica del ladro ucciso dal pensionato, pare sulla scala esterna al suo appartamento, sta ponendo agli italiani la domanda: CI DOBBIAMO ARMARE e considerare la nostra proprietà inviolabile? Dobbiamo legiferare per non fare mai più deliberare la Cassazione come segue “In tema di tentato omicidio,vanno esclusi l’eccesso di legittima difesa e la legittima difesa putativa se l’aggredito usa un arma contro un uomo disarmato mirando a zone vitali del corpo,senza presentare a sua volta alcuna lesione dimostrativa di un’aggressione patita.”? Una politica inconcludente sulla sicurezza e sulla certezza della pena ci sta portando ad odiare i delinquenti fino a desiderare la loro morte. NON CI STO.

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