L'indagine della Uil registra un'impennata della tassa sui rifiuti in molte realtà ma non nella città dello Stretto e nel territorio metropolitano
Come Città metropolitana, Messina ha un costo annuo di 303 euro per la tassa sui rifiuti. Lo avevamo già scritto: per la Tari, la città non è nella top ten più odiata dai cittadini. Quella dei capoluoghi più costosi per la tassa sui rifiuti. Il tutto grazie alla riduzione della Tari a Messina di un terzo. Una diminuzione del 30 per cento che è partita dal 2024. E ora un’indagine della Uil sull’incremento della Tari in tutte le macroaree del Paese lo conferma. “Se si considera l’impatto sul reddito netto medio familiare, questo risulta più elevato al Sud e nelle Isole, con un’incidenza della Tari pari all’1,34%, ossia più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel Nord-Est”, si evince dallo studio del Servizio Stato sociale, Politiche fiscali e previdenziali, Immigrazione del sindacato, diretto dal segretario confederale Santo Biondo.
“Nel 2024 – commenta Santo Biondo – il costo maggiore si registra a Pisa con 595 euro medi l’anno a nucleo; a Brindisi si versano 518 euro; a Trapani 511 euro; a Genova 508 euro; a Pistoia 504 euro; a Napoli 493 euro; a Reggio Calabria 487 euro; a Barletta 485 euro; a Siracusa e ad Asti 481 euro”.
Si legge nella ricerca: “Nelle città metropolitane, la tassa sui rifiuti pesa per 508 euro all’anno a nucleo a Genova; a Napoli per 493 euro; a Reggio Calabria per 487 euro; a Catania per 475 euro; a Cagliari per 450 euro; a Bari per 427 euro; a Venezia per 364 euro; a Torino per 357 euro; a Palermo per 345 euro; a Firenze e Roma per 326 euro; a Milano per 306 euro; a Messina per 303 euro e a Bologna per 228 euro”. Negli ultimi cinque anni, la Tari è aumentata a Firenze del 20,1%; a Catania del 17,9%; a Palermo del 17,6%; a Genova del 17,2%; e a Messina del 5,8%. Mentre diminuisce del 4,1% a Roma e del 2,9% a Bari”. Quindi, ancora, rispetto alla riduzione attuale, per la la città dello Stretto risulta un aumento, anche se minore a differenza di altre realtà.
“Il risultato di questa indagine – ha commentato il segretario confederale della Uil, Santo Biondo – è un
ennesimo campanello d’allarme per il Mezzogiorno, direttamente connesso alle difficoltà e ai ritardi
nell’attuazione del Pnrr, registrati dalle analisi Svimez, soprattutto in progetti di competenza delle Regioni.
Tra i settori più critici, c’è proprio quello della gestione dei rifiuti, dove l’assenza di impianti moderni ed
efficienti continua a tradursi in costi insostenibili per cittadini e imprese”.
“Il Pnrr – ha ricordato Biondo – avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità per colmare il divario
infrastrutturale, ma l’assenza di strumenti di supporto tecnico e amministrativo sta rallentando la
realizzazione di nuovi impianti di trattamento e riciclo. Senza questi investimenti, i rifiuti prodotti al Sud
continueranno a essere trasportati fuori regione con costi esorbitanti, che si ripercuotono direttamente
sulle bollette delle famiglie e sul bilancio degli enti locali”.
Nella foto conferenza stampa Tari con il direttore generale Puccio, l’assessore Cicala e il sindaco Basile.
