Tre dirigenti di google condannati a sei mesi di carcere per un video pubblicato su youtube, ed il mondo si ribella gridando allo scandalo senza conoscerne le motivazioni

Tre dirigenti di google condannati a sei mesi di carcere per un video pubblicato su youtube, ed il mondo si ribella gridando allo scandalo senza conoscerne le motivazioni

Tre dirigenti di google condannati a sei mesi di carcere per un video pubblicato su youtube, ed il mondo si ribella gridando allo scandalo senza conoscerne le motivazioni

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sabato 27 Febbraio 2010 - 14:40

La sentenza di qualche giorno fa ha girato i cinque continenti, e non c’è stato giornale internazionale che non si sia interessato della decisione del Giudice Oscar Magi che assolve per la diffamazione, altro reato contestato, ma punisce per il capo a) violazione della privacy alti dirigenti del Gruppo Google

Il mondo ci critica perché non si capisce come un “trasportatore” possa essere punito per il suo carico. Un portalettere sarebbe responsabile se consegnasse un pacco bomba. Su un treno le fs dovrebbero impedire, pena reato commesso, che si parlasse male di qualcuno.

Questi sono alcune trasposizioni italianizzate di cosa si dice oltre confine sulla prima sentenza negativa internazionale applicata a Google per la trasmissione di un riprovevole video che immortalava un ragazzo con seri problemi picchiato da dei suoi coetanei. Il video è stato su per circa due mesi, sembra dopo segnalazione dell’autorità giudiziaria, prima di essere rimosso. Un episodio da stigmatizzare, ma del quale si è venuti a conoscenza anche grazie a Google che ha anche dichiarato di aver collaborato alle indagini per sapere chi erano stati gli autori del filmato.

Per i ragazzi subito intercettati che hanno inserito il video, lo hanno girato, e sono anche autori del fatto solo qualche mese di sospensione a scuola e di prestazione di servizio sociale.

Mentre ai tre dirigenti ben sei mesi di carcere solo per averlo nei propri server. Gli avvocati di Google hanno più volte citato la Direttiva Europea sul commercio elettronico che declina da responsabilità gli Internet Service provider (Art. 15 della direttiva 2000/31/CE), cioè coloro che “concedono” un servizio agli utenti, da eventuali responsabilità civili o penali sul materiale inserito da terzi.

Vista così, sembra una cosa pazzesca, dove ancora una volta parte della giustizia italiana non sembra azzeccarci, tanto da far urlare il mondo che oggi ci vede un po’ più cinesi. Ciò che colpisce è stata la frenesia nel sentenziare una sentenza che forse è andata un po’ fuori strada parlando di libertà di internet e imbavagliamento della popolazione. Il Web non sarà più come lo conosciamo, è finita!!!!.

Ma non è proprio così come la si racconta perché, google, è stato punito per violazione della privacy. Una condanna che fa più pensare alla mancata applicazione di una norma italiana che a un “uccisione della rete”. Infatti, come sottolineavano i legali che seguono la società di Mountain Wave, “non è passato il concetto di obbligo di controllo dei provider” perché i quattro dirigenti imputati sono stati assolti per diffamazione.

E se la motivazione di questa assoluzione abbracciasse appieno la direttiva europea? Se il giudice Magi sottolineasse che i provider non hanno l’obbligo di controllo? Diventerebbe un eroe, l’uomo che ha salvato la rete!!

Aspettando le motivazioni….

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