Esce in Italia l’atteso nuovo romanzo di Ildefonso Falcones, La Mano di Fatima.
Dopo il successo de La Cattedrale del Mare, l’avvocato con la passione per i cavalli, Ildefonso Falcones, era atteso al banco di prova: Sarebbe riuscito a ripetersi? Ebbene la La Mano di Fatima (Longanesi editore; pp. 918; € 22) ha venduto ben 50 mila copie il primo giorno ma soprattutto Falcones ha finalmente fatto luce su una delle pagine peggiori della storia spagnola – l’espulsione di 300 mila moriscos spagnoli (ovvero i musulmani della Penisola Iberica) – trattando un tema scomodo come la tolleranza e le persecuzioni religiose. E dimostrando grande carattere ha risposto alle domande di Tempostretto.it anche su Vaticano e la sentenza europea sul crocifisso…
Avvocato, scrittore di successo e amante dei cavalli. E’ vero che proprio questa sua passione è stata la scintilla all’origine di questo libro?
«E’ un fatto che ha contribuito come fattore secondario alla trama del mio romanzo. Nel XVI secolo Filippo II volle creare una nuova razza di cavalli più eleganti e più raffinati. Fino ad allora i cavali erano stati usati soprattutto per scopi bellici. Erano esemplari forti, massicci. Ho fatto combaciare una serie di coincidenze di tempo e di luogo: la mia passione per questi animali (cavalco ogni giorno), l’evangelizzazione forzata dei moriscos e la creazione della nuova razza».
E’ risaputo che l’uomo non impara nulla dalla Storia, condannato a ripetere i propri sbagli. Perché ha voluto raccontare dei moriscos e della loro sorte a distanza di due secoli?
«Ho raccontato della storia dei moriscos e della loro persecuzione perché è stato un fatto storico fondamentale:300.000 persone espulse da un paese in cui vivevano da generazioni. I moriscos vivevano in Spagna da 800 anni! Quanto a quel che dice della Storia non sono completamente d’accordo. Non è che non si impari nulla dalla Storia. Anzi: è fondamentale ricordare cosa è avvenuto e raccontarlo con esattezza e onestà. Il problema è l’utilizzo che se ne fa della Storia. Si potrebbe anche dire che dalla Storia abbiamo imparato troppo per utilizzarlo al peggio».
Nella sua Spagna come in Italia, le tensioni fra le forze laiche e quelle religiose non sono mai dome. Inoltre il Vaticano possiede un potere politico determinante. Che scenario futuro prevede per il suo paese?
«Credo che la tensione che può esistere tra il laicismo e la religione è sopravvalutata. In un certo senso è stata strumentalizzata per motivi politici. La Spagna è un paese laico e la maggior parte degli spagnoli distingue perfettamente tra vita civile e vita religiosa. Il futuro dipenderà molto dall’integrazione, intesa come capacità e volontà di integrarsi ai valori della nostra società, di cui saranno capaci gli islamici. I cattolici si sono già evoluti verso una maggiore apertura e libertà di fede e di culto, e di accettazione delle altre fedi e religioni non cristiane, questo almeno è avvenuto in Europa. Il presupposto per una convivenza pacifica deve essere una accettazione comune dei principi di convivenza civile».
Solo pochi giorni fa la Corte Europea ha deciso la rimozione del crocefisso dalle aule scolastiche: grande atto di tolleranza o ingerenza intollerabile?
«Potrebbe essere un esempio di tolleranza. Sempre che vengano però esclusi parimenti gli altri simboli religiosi. Mi rendo conto che invece c’è una specie di timore ad adottare misure incisive con questi altri simboli. E’ molto, troppo facile attaccare i cattolici e la Chiesa. Perché se aboliamo il crocifisso dalle aule allora permettiamo il velo simbolo della sottomissione delle donne all’islam? Si parla ovviamente di scuola pubblica: nelle scuole private e religiose si fa una scelta a priori».
Si sa che la storia la scrivono i vincitori ma nel suo libro pone l’accento anche sulle atrocità commesse dai cattolici. Insomma, la lotta contro l’infedele, dall’Inquisizione ad Abu-Ghraib, giustifica qualsiasi cosa?
«I cattolici commisero in quel periodo in Spagna atrocità imperdonabili: donne e bambine musulmane furono violentate, bambini venduti come schiavi, uomini musulmani furono bruciati vivi. Quando un guerra è in corso accadono fatti terribili. Valori universali come la pace e la convivenza civile diventano impossibili. In Iraq, in Afghanistan…le atrocità commesse non solo dagli americani ma anche dagli olandesi e da altri non si contano eppure sono terribili, forse inevitabili in un periodo di guerra. E’ drammatico ma è così».
Nella nota finale lei accenna che la Mano di Fatima possa essere collegata alla religione ebraica. Potrebbe dirci di più?
«Non è facile conoscere le origini di questo amuleto, perché di un amuleto si tratta e non di un simbolo. Alcuni paesi dell’America Latina ignorano che si tratti di un simbolo dell’Islam. Di fatto in molti postila chiamano la mano di Marian e sono convinti che sia un amuleto ebraico. Non ho trovato dati decisivi per chiarirne la sua prima provenienza. In effetti è un simbolo accettato sia dalla religione musulmana che da quella ebraica, quindi da due religione monoteiste e abramitiche. Quindi, così come l’islam ai suoi inizi aveva attinto dal cristianesimo è molto probabile che abbia attinto qualcosa anche dall’ebraismo».
Tre anni di lavoro e oltre 200 libri letti sono alla base di una minuziosa ricostruzione storica, uno dei segreti del suo successo. Ma lei riesce anche ad intrattenere il lettore, “a farlo divertire”. Che consiglio darebbe ad un aspirante scrittore?
«Tutti possono scrivere se vogliono farlo, perché tutti noi sentiamo la necessità di essere creativi, di creare qualcosa di molto diverso da quello che facciamo abitualmente per lavoro. Chiunque decida di voler scrivere significa che ha deciso di dare sfogo a questa necessità creativa attraverso la scrittura. Il che non assicura certo il risultato. Per un buon risultato occorre studiare, impratichirsi, fare esercizio, né più e né meno delle altre arti. E poi un’altra cosa è importante: se una persona ha a disposizione una mezz’ora al giorno per leggere dovrà divertirsi facendolo. Questo è fondamentale».
Si ringrazia Rossana Ottolini per la preziosa traduzione.
Ildefonso Falcones de Sierra (1959), avvocato, da sempre appassionato di equitazione, vive a Barcellona con la moglie e i quattro figli. Il suo romanzo d’esordio, La cattedrale del mare, non è stato solo un successo sensazionale in tutto il mondo con 4 milioni di copie vendute, ma nel 2007 è stato anche, secondo tutte le classifiche, il romanzo d’esordio di maggiore successo in Italia, dove si è aggiudicato il Premio Boccaccio Sezione Internazionale.
Titolo: La Mano di Fatima
Autore: Ildefonso Falcones
Pagine: 918
Prezzo: €22
Traduzione italiana a cura di Nanda di Girolamo
