Momenti di trascurabile, godibile, talvolta crudele, felicità.

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Momenti di trascurabile, godibile, talvolta crudele, felicità.

domenica 05 Dicembre 2010 - 21:00

Francesco Piccolo ritorna in libreria con il suo stile inconfondibile

Ritorna la leggerezza con cui Francesco Piccolo ha già percorso l’Italia nel suo nuovo libro, Momenti di trascurabile felicità (Einaudi, pp. 134, € 12,50), in cui porta sulla pagina in modo esilarante quegli attimi che si annidano nell’arco della quotidianità, regalandoci un sorriso, o magari una riflessione. Un esempio? Pensate a quando riuscite ad “infilare il braccio” nel banco-frigo, trovando la bottiglia di latte fresco con la scadenza più lontana oppure la soddisfazione che si prova quando qualcuno fa notare che voi avevate già previsto una cosa che poi è davvero accaduta…

Dopo La Separazione del maschio (edito da Einaudi), Piccolo ritorna con la sua prosa ormai caratteristica, compassata ma coinvolgente – tutti i momenti narrativi potrebbero essere letti in pubblico con ottimi risultati – riuscendo sempre a fotografare un attimo, un momento, una piccola felicità. Ma Piccolo porta sulla pagina anche la sua vis polemica, resa alla perfezione dal suo stratagemma di attendere sino all’ultimo prima di prendere posto sul treno, sperando di trovare il proprio posto occupato solo per poter dire la frase emblematica: «questo posto sarebbe occupato», dove il “sarebbe” sembrerebbe lasciare ancora un fil di speranza all’abusivo di turno…

Il libro comincia con una bella epigrafe di Parise e subito il primo dilemma ci assale (perché non partecipare a ciò che narra Piccolo è davvero difficile): Dopo aver a lungo atteso l’uscita di un film al cinema, parlandone con gli amici e condividendo con loro le impressioni, non è talvolta un piacere perverso rimandarlo di giorno in giorno sino a lasciarselo sfuggire?

Viene il turno del passaggio dall’ora solare a quello legale (e viceversa) quando c’è sempre qualcuno che ci ricorda che è normale avere fame/sete perché “siamo un’ora avanti/indietro”. E ancora il fascino di rimandare la programmazione del viaggio estivo, quasi convinti di partire per poi restare a godersi una città quasi sconosciuta, con parcheggi a bizzeffe, perfetto scenario per un amore passeggero, della durata di una o due settimane al massimo, sino al ritorno degli amici e, con loro, della quotidianità.

E ancora andare al cinema con un amico e parlare durante il film per dimostrare d’averlo già visto con attenzione, rivendicare la nettezza dei confini nel letto matrimoniale e la lotta giornaliera per far sì che gli appuntamenti siano sempre più vicini a casa propria. Una lotta che può anche divenire estenuante.

Infine Piccolo (che ha recentemente vinto il David e il Nastro d’Argento per aver co-sceneggiato de La Prima Cosa Bella) porta sulle pagine una serie di “ragionamenti e discussioni inutili” che però spesso trovano d’accordo il Lettore: perché c’è il taschino nella giacca del pigiama da uomo? A cosa può servire?; Perché La Repubblica si preoccupa dei dati d’ascolto delle trasmissioni di Bonolis?; Perché si continua a lasciare la luce accesa in una stanza quando si esce? Ormai i ladri avranno capito l’escamotage…. E ancora, come si fa a prendere il martello frangi vetro se è chiuso in una teca di vetro? Come fanno ad uscire sempre perfette le strisce del dentifricio Aquafresh? E soprattutto perché le commesse provano a proporci un numero di scarpe diverso da quello che chiediamo?

L’avevo detto, sono piccole parentesi di “felicità trascurabile”, come le definisce l’autore, ma in fondo, ci permettono di godere della vita e delle sue contraddizioni regalandoci un sorriso.

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