«Che passione il Medioevo!»

«Che passione il Medioevo!»

«Che passione il Medioevo!»

mercoledì 09 Dicembre 2009 - 11:27

La scrittrice milanese Valeria Montaldi ha incontrato gli studenti di Messina e Reggio.

Fresca vincitrice della sezione narrativa della 42a edizione del Rhegium Julii con il suo ultimo romanzo, Il manoscritto dell’imperatore (Rizzoli; pp.425; €10,50), Valeria Montaldi ha recentemente incontrato gli studenti della Facoltà di Lettere di Messina e del Liceo A.Volta di Reggio Calabria, discutendo di libri e letteratura, alla riscoperta di quel periodo pieno di mistero che fu il Medioevo e nel quale la Montaldi ambienta i suoi romanzi e si destreggia con grazia quasi fosse casa propria.

La Ricerca del Manoscritto fa da scenario allo scontro fra l’Imperatore e il Papa, il potere temporale contro quello spirituale, un tema ricorrente del Medioevo

«Un tema fondamentale soprattutto negli anni che tratto io, fra il ’200 e il ‘300, uno scontro di poteri inevitabile. Tutti i papi allora si sentivano padroni incontrastati perché credevano che il proprio potere non avesse limiti ma lo stesso accadeva per l’imperatore Federico II».

Dunque parliamo di un romanzo storico basato su fatti reali

«Certamente. I miei sono romanzi di invenzione ma dentro ci sono personaggi realmente esistiti ma soprattutto è reale il manoscritto, Il trattato sulla falconeria, scritto di suo pugno dall’imperatore. Oggi ne esistono ancora due copie, una all’università di Bologna e l’altra alla biblioteca apostolica di vaticana di Roma. Curiosamente è vero che quel manoscritto venne rubato nel 1248, in un accampamento fuori Parma e finì davvero nelle mani di un mercante milanese che addirittura tentò di venderlo a Carlo d’Angiò. Ovviamente partendo da questi elementi ho lavorato di fantasia per creare il libro».

Ritorna la figura di frate Matthew, idolo dei suoi fan

«Lui è la guida dei miei ultimi quattro romanzi, un protagonista che ritroveremo anche nel prossimo che sto scrivendo attualmente. Nello scorso romanzo (Il monaco inglese) aveva abbandonato i voti per amore di una donna e per mantenersi era tornato a fare il precettore come avveniva nel primo romanzo, Il Mercante di lana. E’ interessante sottolineare che in questo periodo del Medioevo proprio i monaci erano l’elite culturale europea e dunque erano degli ottimi educatori per cui per Matthew era naturale tornare a fare il precettore».

Perché ha voluto incentrare il suo romanzo su questo trattato?

«Innanzitutto la vicenda del trattato rubato mi intrigava molto ma soprattutto è uno dei primissimi lavori strettamente scientifici come ho appreso studiandolo personalmente. La scienza nel ‘200 non esisteva, erano ancora tempi in cui la Chiesa era convinta che tutte le cose del creato fossero emanazione diretta di Dio, per cui quando un imperatore, un tiranno ma anche un intellettuale come Federico II, scrisse un trattato così accurato avvenne una svolta epocale che non poteva non creare scandalo e scompiglio. Fra l’altro con questo trattato l’imperatore diceva fra le righe che era lui il buon falconiere e i suoi sudditi erano i falchi che andavano istruiti. Lui e non la Chiesa».

Perché si è appassionata al Medioevo?

«Una decina di anni fa, quando cominciai a scrivere, le opere di narrativa che riguardavano questo periodo erano pochissime. Cominciai a leggere e a documentarmi con grande cura e scoprii che era un periodo molto interessante. Certamente sono stati anni sanguinosi ma anche ricchi di fermenti artistici e di scoperte fondamentali. Oggi ormai lo conosciamo bene e fortunatamente siamo venuti fuori dal pregiudizio che bollava il Medioevo semplicemente come anni bui».

Scrive Vargas Llosa che “la letteratura è un artificio ma solo quella mediocre lo rivela”. Nella home page del suo sito (valeriamontaldi.it) lei scrive “se il lettore si riconosce nei tuoi personaggi, significa che sei riuscita a trasformare la fantasia in realtà”. Come si riesce a rendere credibile un romanzo?

«Bella domanda. Posso dire che io cerco sempre di costruire un romanzo chiaro per il lettore, che abbia un inizio, uno sviluppo e una fine. Il percorso narrativo deve avere ritmo per tenere incollato il lettore alla pagina, le descrizioni devono essere accurate ma soprattutto, i personaggi devono essere credibili. Anche il più cattivo deve avere un pizzico di bontà e viceversa. Credo che il buon scrittore debba sapere oltrepassare la maschera che ciascuno di noi indossa, riuscendo a portare sulla pagina qualcosa della vera vita di tutti i giorni».

Una due giorni di incontri con gli studenti fra Messina e Reggio Calabria. Che sensazioni le sono rimaste?

«Ottime. Riesco sempre ad instaurare un buon rapporto con i ragazzi e una volta superato l’imbarazzo iniziale vengono fuori degli scambi molto interessanti ma anche gratificanti. I ragazzi si dimostrano sempre molto attratti dal mestiere dello scrittore, sia dalle dinamiche creative che dalle fasi di studio. Devo dire che mi fa piacere interagire con loro perché non hanno filtri e la loro curiosità è genuina».

Valeria Montaldi è nata a Milano, dove ha seguito gli studi classici e si è laureata in Storia della Critica d’Arte. Dopo una ventina d’anni di giornalismo dedicato a luoghi e personaggi dell’arte e del costume milanese, nel 2001 ha pubblicato il suo primo romanzo, Il mercante di lana (Piemme) ottenendo tre riconoscimenti. Sono seguiti, rispettivamente nel 2003 e nel 2006, Il signore del falco (Piemme) e Il monaco inglese (Rizzoli): entrambi sono stati selezionati per il Premio Bancarella. Il manoscritto dell’imperatore è l’ultimo romanzo, uscito sempre per Rizzoli nel settembre 2008.

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