Il Centro Trasfusionale del Papardo sarà declassato. Altro colpo alla sanità cittadina

Il Centro Trasfusionale del Papardo sarà declassato. Altro colpo alla sanità cittadina

Il Centro Trasfusionale del Papardo sarà declassato. Altro colpo alla sanità cittadina

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lunedì 01 Dicembre 2014 - 08:07

L’allarme del deputato regionale Beppe Picciolo, che presenterà un’interrogazione e chiederà una nuova ispezione per riottenere l’accreditamento. Ancora da accertare le cause, chiesti provvedimenti disciplinari

Dal 1. gennaio il Centro trasfusionale del Papardo verrà declassato ad emoteca. Un danno economico da oltre 1 milione di euro e sociale per la mancanza di un presidio fondamentale nella zona nord della città. A lanciare l’allarme è il deputato regionale Beppe Picciolo che, insieme al collega del Pdr, Salvo Lo Giudice, presenterà un’interrogazione per conoscere le responsabilità e contestualmente cercherà di ottenere una nuova ispezione per far riavere l’accreditamento del centro trasfusionale.

“Per cause ancora poco chiare – afferma Picciolo – il Centro Trasfusionale del Papardo, non ha superato le procedure di accreditamento istituzionale previste dall'Audit regionale. Per ben due volte, gli ispettori si sono presentati al Papardo e non hanno potuto riscontrare i protocolli richiesti per accreditare il centro trasfusionale che dal prossimo primo gennaio sarà declassato ad emoteca. Ovvero – ha proseguito Picciolo – dovrà acquistare le sacche di sangue a circa 130 euro cadauna, mentre la campagna donazioni non potrà essere più effettuata presso l’ospedale Papardo. E’ una vergogna – ha sottolineato senza mezzi termini il deputato messinese – sulla quale ho già scritto una interrogazione che presenterò in settimana per chiedere alla Regione, nella persona del massimo responsabile Attilio Mele, di riaprire i termini di verifica scaduti il primo novembre e contestualmente, supportato da validi argomenti, cercheremo di convincere il dirigente ad inviare una commissione per riaccreditare il centro che ricordo fa capo ad un ospedale di terzo livello. In caso contrario – ha concluso Picciolo – i costi prevedibili per il Papardo sarebbero enormi: circa un milione di euro di acquisto sangue”.

Da qui, una serie di domande che saranno presentate in interrogazione all’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino. “Chi ed in cosa ha sbagliato? E chi pagherà veramente? Come si può da subito rimediare? Chi ha prodotto un tale disservizio alla collettività deve subire provvedimenti disciplinari”.

6 commenti

  1. puzza di bruciato 1 Dicembre 2014 08:26

    Non vorrei che in tutta questa confusione invece di chiudere il Piemonte stanno tentando di chiudere il Papardo!!!! La cosa strana è che tutte queste riorganizzazioni è solo qualche politico in cerca di visibilità a segnalarle e non gli operatori o i sindacati sentinella!!!!

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  2. puzza di bruciato 1 Dicembre 2014 08:26

    Non vorrei che in tutta questa confusione invece di chiudere il Piemonte stanno tentando di chiudere il Papardo!!!! La cosa strana è che tutte queste riorganizzazioni è solo qualche politico in cerca di visibilità a segnalarle e non gli operatori o i sindacati sentinella!!!!

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  3. ASPETTIAMO DI CONONOSCERE IL PARERE UFFICIALE DEL DR. MICHELE VULLO, RIGUARDO A QUESTA VICENDA.

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  4. ASPETTIAMO DI CONONOSCERE IL PARERE UFFICIALE DEL DR. MICHELE VULLO, RIGUARDO A QUESTA VICENDA.

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  5. spadaro michele 1 Dicembre 2014 20:24

    Ancora a Messina non abbiamo capito che la sanità oltre ai milioni e milioni di euro che porta con l’attività diretta, ha un indotto enorme: bar, ristoranti, alberghi e sopratutto affitti.
    I politici a Catania e Palermo lo hanno capito già da molto tempo e stanno determinando (con la distruzione della sanità messinese) una strana “emigrazione” verso i poli ospedalieri di queste due città. Strana perchè sono pur sempre poli ospedalieri meridionali (….manche e cani…signuri).

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  6. spadaro michele 1 Dicembre 2014 20:24

    Ancora a Messina non abbiamo capito che la sanità oltre ai milioni e milioni di euro che porta con l’attività diretta, ha un indotto enorme: bar, ristoranti, alberghi e sopratutto affitti.
    I politici a Catania e Palermo lo hanno capito già da molto tempo e stanno determinando (con la distruzione della sanità messinese) una strana “emigrazione” verso i poli ospedalieri di queste due città. Strana perchè sono pur sempre poli ospedalieri meridionali (….manche e cani…signuri).

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