L’assessore alle Partecipate e attuale vice presidente della società di gestione dell’Aeroporto dello Stretto: decisione poco avveduta in fase cruciale di privatizzazione e rilancio. Sulla spaccatura politica: i centristi partecipano in giunta e poi si prestano ad azioni di questo tipo

Non è bastata la relazione in aula dell’assessore alle Partecipate Michele Bisignano a convincere il consiglio provinciale sulla bontà del nuovo progetto di rilancio della Sogas. Pretesti politici o meno, una decisione è stata presa: la Provincia di Messina, dopo aver investito e creduto per mesi nel rilancio dell’Aeroporto dello Stretto, dovrà lasciare presto o tardi la società che gestisce lo scalo reggino. Amarezza in bocca per il braccio destro di Nanni Ricevuto, che di recente era stato proprio nominato vice-presidente della Sogas.

«Sono diverse le valutazioni da fare – commenta Bisignano -. Intanto, a mio modo di vedere, un argomento così importante doveva essere affrontato in una seduta condivisa, non in un “consiglio balneare”». Ma è nel merito delle decisioni che l’assessore si sofferma: «Si tratta di una decisione poco avveduta perché ci porterà a svendere le azioni, nel momento in cui è in atto una procedura di privatizzazione. Successivamente a questa operazione avrebbero acquisito maggiore valore, così invece si crea un danno». Ovviamente, con il passaggio odierno, si avvia un iter che non sarà comunque concluso, almeno secondo le previsioni, in tempi brevi e dovrà passare dalla pubblicazione di un bando di vendita delle quote in possesso dell’ente. Bisignano aggiunge ancora: «Peccato perché proprio adesso si stava registrando un’inversione di tendenza rispetto alla risposta dell’utenza messinese e la società si stava strutturando in modo da rendere reale il progetto di crescita. Si sarebbe potuto ancora aspettare un po’ e ragionare sulla decisione, evitando questo autentico colpo di mano».

Inevitabilmente l’attenzione si sposta sulle questioni politiche. Sugli equilibri ormai definitivamente saltati con l’Udc e forse anche all’interno del PdL stesso (tanti assenti, i presenti rimasti in aula). Bisignano non si nasconde: «Sarà il presidente a valutare. C’era un’interlocuzione in corso con i centristi tutt’altro che conclusa e che doveva riprendere a settembre, discutendo sul percorso comune da adottare. Ma questa votazione rappresenta l’assoluta contraddizione dell’Udc, che vota con noi in giunta, partecipa all’azione di governo e poi in consiglio si presta a manovre discutibili. Ritengo che il partito debba avviare un’analisi interna e chiarire cosa vuole fare prima di tornare a parlare con la maggioranza». E a proposito di coerenza, Bisignano aggiunge: «Auspico che il grande rigore esternato oggi si esplichi anche per tutte le altre dismissioni da società partecipate che ormai da mesi e mesi si trovano all’ordine del giorno del consiglio senza essere votate. Se così sarà, verrà dimostrata una reale strategia finalizzata a ridurre la spesa, altrimenti arriverà la conferma del pretesto per altri fini che non riesco però ad individuare». (ER)