Torna a Reggio la campana dell'800 'snidata' dai carabinieri del nucleo Tpc FOTO

Torna a Reggio la campana dell’800 ‘snidata’ dai carabinieri del nucleo Tpc FOTO

mario meliado

Torna a Reggio la campana dell’800 ‘snidata’ dai carabinieri del nucleo Tpc FOTO

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venerdì 28 Ottobre 2022 - 18:50

Un'antica campana a bronzo ritrovata dai carabinieri della Tutela del patrimonio culturale

REGGIO CALABRIA – Restituita all’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, sua legittima proprietaria, un’antica campana in bronzo – risalente al XIX secolo -, nuovamente fusa però nel 1908, evocativo anno del terremoto che rase al suolo Reggio e Messina, per via di danneggiamenti precedenti.

La campana della chiesa di Sant’Antonio a Villa San Giuseppe

La campana, in origine, trovava posto nella chiesa di Sant’Antonio da Padova a Villa San Giuseppe – territorio di confine tra l’estrema periferia Nord di Reggio Calabria e la limitrofa Calanna -, ubicata al villaggio Belfatto. Da stamane, dopo essere stata formalmente riconsegnata all’arcivescovo reggino monsignor Fortunato Morrone, la campana trova posto nelle splendide sale del Museo diocesano.

Il ruolo dei carabinieri del Nucleo Tpc

A ritrovare il prezioso manufatto bronzeo realizzato dagli artigiani siciliani Santoro, la cui fonderia era ubicata nella vicina contrada Santa Domenica, i carabinieri del Nucleo regionale Tpc (Tutela del Patrimonio culturale) di stanza a Cosenza, oggi guidati dal tenente Giacomo Geloso, che hanno ‘snidato’ la campana a San Nicola da Crissa, nel Vibonese.

Anche per questo era presente all’iniziativa solenne di stamattina al Museo diocesano reggino lo stesso procuratore capo di Vibo Valentia Camillo Falvo: bocche cucite sull’effettivo contesto in cui è stato effettuato il ritrovamento per via d’indagini tuttora in corso, ma grande letizia per la restituzione dell’opera alla comunità, che tra l’altro – come testimonia, nell’iscrizione, la ‘classica’ dicitura aere fidelium – ebbe una parte fondamentale nel finanziarne la realizzazione. Fermo restando che, come confermato questa mattina, ben difficilmente si torneranno a udire i rintocchi di quest’antica campana: vero e proprio cimelio storico-artistico, resterà visitabile e fruibile dalla collettività nelle sale del Museo diocesano “Monsignor Aurelio Sorrentino”.

Una campana che “fa comunità”

Evidenziato a più voci il rilievo della restituzione di una campana che, inevitabilmente, “fa comunità”; ma monsignor Morrone ha sottolineato anche che «la provenienza della campana, per come nuovamente fusa, dall’anno del tremendo terremoto d’inizio XX secolo ci fa capire che qualsiasi pur terribile evento non è ‘la fine’. E dopo aver appreso che anche le campane hanno le ‘orecchie’, cioè specifiche parti del manufatto bronzeo, mi viene però da aggiungere: non bisogna sentire il loro suono solo con le orecchie, in questo caso le nostre, ma soprattutto col cuore». Riferimento evidente alla dimensione trascendente cui anche il suono delle campane da sempre contribuisce, ma pure al ‘cuore’ che ci hanno messo – con risultati egregi – il militari del nucleo Tpc dell’Arma.

Accertamenti documentali …e fortunate coincidenze

«Tra le verifiche e i riscontri che abbiamo portato avanti, a parte ovviamente – così il tenente Geloso, nella prima foto da sinistra – quelli di natura strettamente investigativa, ci sono stati gli accertamenti di matrice documentale svolti analizzando gli atti del Registro diocesano. Rispetto ai quali dobbiamo ringraziare particolarmente la Curia, che ci ha pure affiancato un suo funzionario, che ha offerto un suo contributo nell’attività di ricostruzione storica quanto all’appartenenza della campana alla chiesa di villaggio Belfatto».

E non è mancata una ‘chicca’: la presenza in sala di due discendenti degli artigiani Santoro che realizzarono la campana – e anche molte altre, incluse alcune tuttora operative nella Cattedrale reggina – nella fonderia ubicata sempre a Villa San Giuseppe. «Abbiamo appena iniziato un percorso di divulgazione e incontri con l’associazione di Gallico “Mare d’inverno”, con cui ho cominciato a collaborare anche rispetto alla ricerca genealogica su questa famiglia siciliana d’artigiani – fra presente Dario Zema, percussionista di rango, nella prima foto da destra -. Ma già pochissimi giorni dopo ci hanno convocato per questa bellissima occasione… Una coincidenza singolare, e fortunata».

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