"Un Natale diverso, il Covid ha cambiato tanto. Ma a casa mia c'è sempre amore"

“Un Natale diverso, il Covid ha cambiato tanto. Ma a casa mia c’è sempre amore”

Redazione

“Un Natale diverso, il Covid ha cambiato tanto. Ma a casa mia c’è sempre amore”

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sabato 12 Dicembre 2020 - 12:06

"Il Covid ha cambiato tante cose. Spero torni tutto come prima e se il prezzo per riabbracciare i nonni è il vaccino lo farò", scrive Paolo Arigò, 12 anni

Quest’anno il Natale sarà diverso per tanti motivi. La stranezza è iniziata quando la mamma ha deciso di fare l’albero il 25 di novembre anziché l’8 dicembre come solitamente eravamo abituati a fare. Ogni anno, se quel poverino di papà si permetteva di dire “facciamo l’albero amore?”, lei prima lo fulminava con gli occhi e poi gli rispondeva “le tradizioni vanno rispettate, si fa giorno 8 come sempre” e in effetti, da quando sono nato fino a prima del covid 19, l’abbiamo fatto sempre il giorno dell’immacolata. Appunto prima del covid!

Il Covid cambia le tradizioni

Quest’anno il covid 19 ha cambiato le nostre tradizioni, non solo abbiamo fatto prima l’albero, ma abbiamo cercato di rispettare anche le Sue regole: sfere igienizzate e distanziate un metro di distanza tra di loro. Lo stesso per il presepe, anche questo l’abbiamo fatto prima, tutti i pastorelli debitamente a distanza l’uno dall’altro, così come Giuseppe e Maria, i Re Magi con la mascherina e come doni, naturalmente gel igienizzante e dispositivi di sicurezza. Ma il bambinello?

C’è stato un attimo in cui la mamma ha tergiversato, ho avuto veramente il timore che volesse posizionarlo subito nella grotta. Ebbene, questo no! Non gliel’ho permesso, il bambino Gesù si mette a Natale, il giorno della sua nascita. Se avessimo fatto diversamente, penso che ciò avrebbe avuto ripercussioni sulla stabilità mentale del mio piccolo fratellino.

Tutto di fretta per colpa del Covid

Tutto di fretta per colpa di questo covid: fare la spesa in orari in cui non c’è nessuno, fare subito i compiti lasciati perché l’indomani c’è la DAD e non posso coricarmi tardi, così come mio fratello che avendo 5 anni non ha la DAD ma ha i libri a casa, deve fare prescrittura, insomma l’ha già finito! Eh sì, perché con questa scusa la mamma dice che non sta davanti alla tv, ma impara a scrivere.

Gesù non deve avere fretta

Ma insomma, tutto troppo in fretta, tutto troppo con ansia! Ma il bambino Gesù no! Lui fretta di nascere non ne deve avere! Certo, gli diranno la messa prima, anche il Papa l’ha detto, il collegamento in diretta, a reti unificate, vedrà la celebrazione della messa un’ora prima; nelle chiese locali la celebrazione verrà fatta solo il giorno di natale. Anche in questo il covid ha reso diverso il Natale. Non si vedranno più quelle famiglie che potranno uscire eleganti e sedere al Duomo prima raccolti in preghiera, e poi quasi dormienti, fino a quando il sacerdote non dirà: la messa è finita, Gesù è nato! No, non ci sarà, ma almeno ci saranno i canti della messa del giorno dopo che tanto fanno piangere la mamma.

Cambia anche la tombola….

Ci sarà il pranzo, quello sì, dobbiamo mangiare anche se c’è il covid, questo non ce l’hanno impedito, ma sarà diverso. Non potrò andare a casa dei miei cugini a Barcellona P.G., giocare a tombola con loro al mercante in fiera. Speriamo che tutto ciò finisca presto. A proposito della tombola, anche questa dovrà essere aggiornata perché il 19 non sarà più San Giuseppe e il 37 sarà la febbre.

Il covid non ha cambiato casa mia

Ritornando al Natale, quello che il covid non ha cambiato è che a casa c’è sempre la musica, cantiamo, giochiamo anche se la mamma ritorna a casa stanca e anche la mia ironia, nello scrivere questo mio natale. Quello che è diverso è che non posso abbracciare i miei nonni, i miei zii, i miei cugini e i miei amici, molte persone nel mondo avranno una sedia vuota a tavola, a volte più di una sedia perché il covid è stato più violento con loro.

Mi farò il vaccino

Spero che tutto ritorni come prima, e se il prezzo per avere tutto come prima, andare a mangiare fuori la pizza, fare feste, stare accanto al mio nonno a guardare la partita dell’Italia è farsi il vaccino, ma sì che m’importa! Me ne sono fatti tanti! Evidentemente non ho ancora finito.

Paolo Arigò

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