Un quintetto tutto messinese interpreta la rara musica classica con chitarra.

Un quintetto tutto messinese interpreta la rara musica classica con chitarra.

giovanni francio

Un quintetto tutto messinese interpreta la rara musica classica con chitarra.

mercoledì 30 Giugno 2021 - 07:02

Venerdì u.s. è andato in scena al Palacultura un concerto recuperato dalla programmazione 2019-2020 dell’Associazione Musicale Vincenzo Bellini, , interrotta per l’emergenza pandemica.

Si è trattato del “QUINTETTO CLASSICO”, composto da Giuseppe Fabio Lisanti violino, Gabriella Anastasi violino, Rosanna Pianotti viola, Maurizio Salemi violoncello e Alessandro Monteleone chitarra.

Spicca il peculiare interesse del programma proposto da questi artisti, tutti messinesi: composizioni per archi e chitarra, fra le quali i due Quintetti per archi e chitarra di Luigi Boccherini, il n. 4 in Re magg. 448 “Fandango”, e il n.9 in do maggiore G.453 “La musica notturna delle strade di Madrid”, del quale è stato eseguito il quarto movimento “La ritirata di Madrid”.

Proprio con questo brano, che dà il nome al quintetto, è iniziato il concerto. Si tratta di una marcia che rappresenta la “ritirata” della gendarmeria reale in servizio per le vie della capitale spagnola, motivo che viene mirabilmente variato, ma sempre nettamente riconoscibile. Le variazioni consentono a Boccherini di sfoggiare tutte le caratteristiche della sua musica: melodie cantabili, ricche di colori, pittoresche, espresse in uno stile concertante, sempre però contenuto negli schemi classici.

Stesso discorso vale per il n. 4 in Re magg. 448 “Fandango”, eseguito invece alla fine del concerto, che deve il nome appunto ad una tipica danza spagnola. Entrambi i quintetti sono stati composti da Boccherini nel pieno della sua maturità artistica, quando componeva a Las Arenas presso Avila, al servizio dell’infante Don Luìs.

Ascoltare entrambe le composizioni in un concerto non è cosa frequente, pertanto un plauso ai nostri musicisti.

Gli altri due brani proposti, in mezzo ai due Quintetti di Boccherini, sono stati scritti per chitarra e orchestra, adattati per l’occasione a chitarra e quartetto d’archi.

Il primo, Concerto in La magg. op. 30, fu composto da Mauro Giuseppe Sergio Pantaleo Giuliani, musicista napoletano di fine 700’, virtuoso del violoncello e della chitarra. Notevole il primo movimento, Allegro maestoso, di ampie proporzioni, con una lunga introduzione, alla quale seguono due temi, uno ricco di brio, l’altro lirico e di carattere più intimo. Interessante il trattamento della chitarra, che sviluppa la sua parte solistica tra i due temi. Il secondo movimento – Andante siciliano – presenta il tipico carattere compassato e meditativo di questa forma musicale (Siciliana), mentre il terzo – Polonaise – conclude in frizzante allegria la composizione.

Infine il secondo movimento – Adagio – dal “Concierto de Aranjuez” di Rodrigo, sicuramente il brano più famoso del musicista spagnolo contemporaneo, morto a Madrid nel 1999. Il concerto si ispira ai giardini reali della cittadina spagnola di Aranjuez, e rappresenta uno dei pochi concerti scritti per chitarra solista e orchestra. Tale esiguità di brani esistenti per questo complesso strumentale si spiega col suono debole della chitarra che non può interagire con una intera orchestra senza esserne sovrastata. Il musicista spagnolo, cieco dall’età di tre anni, è riuscito nell’intento, facendo in modo che quando suona il solista l’orchestra, o tace o accompagna la chitarra con momenti di pianissimo, oppure dialoga solo con i fiati in accompagnamento.

La versione per chitarra e quintetto d’archi indubbiamente mette ancora più in risalto la partitura della chitarra, che non rischia di essere sommersa dall’orchestra, però non può riprodurre i meravigliosi dialoghi dello strumento con il corno inglese della versione orchestrale.

Dei tre movimenti: “Allegro con spirito”, “Adagio”, “Allegro gentile” nei quali si articola il Concerto, l’Adagio è senz’altro il più conosciuto, e di più elevato valore artistico, caratterizzato da un tema che è fra i più noti fra quelli composti nel ventesimo secolo.

Lodevole l’esecuzione del singolare organico, in particolare il chitarrista, Monteleone, che ha sfruttato tutte le potenzialità dello strumento, primo protagonista del programma offerto al pubblico (discretamente numeroso, considerate le restrizioni anti Covid) del Palacultura.

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