Università. S’inaspriscono i toni della protesta dei ricercatori messinesi contro il Ddl Gelmini: stop alla programmazione didattica fino a data da stabilirsi

Università. S’inaspriscono i toni della protesta dei ricercatori messinesi contro il Ddl Gelmini: stop alla programmazione didattica fino a data da stabilirsi

Università. S’inaspriscono i toni della protesta dei ricercatori messinesi contro il Ddl Gelmini: stop alla programmazione didattica fino a data da stabilirsi

venerdì 02 Luglio 2010 - 05:12

Gli studiosi chiedono ai vertici dell’Ateneo peloritano di ‘bloccare’ il prossimo anno accademico per “mancanza di risorse finanziarie ed umane”

I ricercatori messinesi alzano lo scudo in difesa dei propri diritti e vanno avanti nella battaglia contro la Riforma Gelmini e la manovra finanziaria.

In attesa della settimana nazionale di mobilitazione, che si svolgerà dal 5 al 9 luglio l’Assemblea di Ateneo dell’Università di Messina ha approvato un documento, spiegando ancora una volta le ragioni della protesta e chiedendo l’aiuto “concreto” del rettore Francesco Tomasello e del Senato accademico.

“L’assemblea – si legge testualmente – invita il Magnifico Rettore ed il Senato Accademico a sostenere concretamente le iniziative di protesta intraprese a difesa del sistema universitario pubblico”. Gli studiosi messinesi sollecitano i vertici dell’Ateneo a fare propri i quattro “punti qualificanti” che stanno alla base della loro mobilitazione .

Innanzitutto chiedono la “definizione di una reale autonomia e del carattere pubblico del sistema universitario, fondata su un governo democratico d’ateneo che sia eletto da tutte le componenti universitarie, ne garantisca l’adeguata rappresentanza e a cui spettino le decisioni strategiche e di indirizzo in materia di didattica e di ricerca”.

In secondo luogo, si oppongono fermamente ai “tagli alla ricerca e al funzionamento degli atenei introdotti con le manovre finanziarie, che mettono l’Italia fuori dai parametri internazionali e disattendono precisi impegni dell’Unione Europea”. E’ necessario – scrivono nel documento – garantire un congruo finanziamento della ricerca, il diritto allo studio, un piano di reclutamento straordinario a fronte dei numerosissimi pensionamenti e un numero adeguato di progressioni di carriera”.

Gli studiosi premono, poi, affinché si proceda “alla riorganizzazione dei ruoli di ricercatore e professore universitario in un ruolo unico articolato almeno su tre livelli; e, in ultimo, chiedono “l’esenzione dal blocco degli scatti almeno per il personale più giovane (entro la V classe stipendiale di ciascuna fascia) e il recupero, a conclusione del blocco per il 2011/2013, di scatti e aggiornamenti stipendiali”.

Secondo i ricercatori – nel caso in cui queste richieste rimanessero inascoltate e, quindi, permanessero i motivi della protesta – Tomasello ed il Senato Accademico dovrebbero considerare anche “l’eventualità di non poter aprire il prossimo Anno Accademico per mancanza di risorse sia finanziarie sia umane”. A tal proposito, l’assemblea ha deciso di chiedere espressamente “il rinvio della programmazione didattica fino a data da stabilirsi”.

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