Tra i crinali impervi e le gole profonde dei monti, nel Messinese, si nasconde una creatura tanto misteriosa quanto sfuggente
Tra i crinali impervi e le gole profonde dei Monti Peloritani si nasconde una creatura tanto misteriosa quanto sfuggente: il gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris). Questo felide, simbolo di una natura selvaggia e incontaminata, è uno degli abitanti più elusivi di questa catena montuosa che si estende per circa 65 chilometri, da Capo Peloro fino ai confini con l’Etna e i Monti Nebrodi. La sua presenza, quasi leggendaria, affascina escursionisti, naturalisti e abitanti locali, ma avvistarlo è un’impresa quasi impossibile.
Il gatto selvatico dei Peloritani non è un animale qualunque. Più grande e robusto di un gatto domestico, può raggiungere i 60-80 centimetri di lunghezza, esclusa la coda, e pesa tra i 4 e i 6 chili. Il suo mantello, folto e mimetico, è caratterizzato da sfumature che vanno dal grigio al marrone chiaro, con striature e macchie che lo rendono praticamente invisibile tra la macchia mediterranea e i boschi di pino, castagno e leccio che punteggiano i versanti montuosi. La coda, corta e folta con anelli scuri, è un tratto distintivo che lo differenzia dai suoi cugini addomesticati, mentre gli occhi, grandi e penetranti, sembrano scrutare l’oscurità con un’intelligenza primordiale.
Caratteristiche uniche
Questo felide è un maestro dell’adattamento. Predilige le zone più selvagge e meno accessibili dei Peloritani, lontano dai sentieri battuti e dai borghi umani. Si muove con agilità tra i pendii ripidi e i burroni, cacciando di notte o nelle prime ore del mattino. La sua dieta è varia: piccoli mammiferi come roditori e lepri, uccelli, rettili e persino insetti cadono preda dei suoi artigli affilati e della sua straordinaria capacità di predazione. È un cacciatore solitario, che non tollera la compagnia se non durante il periodo dell’accoppiamento, e il suo territorio può estendersi per diversi chilometri quadrati, a seconda delle risorse disponibili.

Ma ciò che rende il gatto selvatico un animale “misterioso” è la sua natura schiva. Nonostante la sua presenza sia documentata nei Peloritani, gli avvistamenti diretti sono rari. La sua elusività è tale che alcuni lo considerano quasi un mito, un’ombra che si dilegua al minimo rumore o presenza umana. Gli incendi, la deforestazione e l’espansione delle attività umane hanno ridotto il suo habitat originario, spingendolo a rifugiarsi nelle aree più remote e impervie, dove la natura regna ancora sovrana.
Le leggende nate su questo animale
Tra i locali dei paesi peloritani, come Rometta, Fiumedinisi o Antillo, circolano storie su questo animale. Alcuni raccontano di aver intravisto una figura agile e silenziosa attraversare i sentieri al crepuscolo, altri giurano di aver sentito i suoi miagolii, diversi da quelli di un gatto domestico, riecheggiare nelle valli. Queste narrazioni contribuiscono a creare un alone di mistero attorno a una creatura che, pur reale, sembra vivere ai confini della nostra percezione.
Il gatto selvatico dei Monti Peloritani non è solo un simbolo della biodiversità di questa regione, ma anche un monito sulla fragilità degli ecosistemi montani. La sua sopravvivenza dipende dalla tutela delle foreste e della macchia mediterranea che lo ospitano, un patrimonio naturale che va preservato per le generazioni future. Così, mentre si cammina lungo la dorsale Peloritana o si esplora il sottobosco fitto di erica e ginestre, vale la pena tendere l’orecchio e aguzzare la vista.

In questa occasione Ingemi scienziato si è trasformato in quasi poeta. Bravo.