Untore Aids a Messina, è condanna anche in appello

Untore Aids a Messina, è condanna anche in appello

Alessandra Serio

Untore Aids a Messina, è condanna anche in appello

martedì 19 Marzo 2024 - 15:45

Regge la sentenza che inchioda l'uomo che contagiò la compagna, nascondendole l'Hiv anche dopo che lei si ammalò fatalmente

MESSINA – Sono 22 anni di condanna anche in appello per il così detto untore Aids, l’uomo accusato di aver contagiato la compagna, nascondendole la positività all’Hiv anche quando lei si ammalò. La donna, una nota avvocata messinese, morì tra atroci sofferenze qualche anno dopo, lasciando un figlio piccolo. I giudici di secondo grado hanno deciso nel primo pomeriggio di oggi, accogliendo la richiesta dell’Accusa e delle parti civili di confermare integralmente della condanna di primo grado.

Il processo e la sentenza

Sentenza che risale a metà dello scorso anno ed è arrivata dopo un processo “bis”, chiesto dalla Cassazione che aveva annullato il verdetto sulla scorta del caso dei così detti “giurati over 65″. A sollevare il caso era stato il difensore dell’uomo, l’avvocato Carlo Autru Ryolo. Il 13 giugno 2023 la Corte d’Assise ha condannato l’uomo a 22 anni di reclusione. L’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Roberto Conte aveva sollecitato la condanna a 25 anni di reclusione. La Corte aveva inoltre riconosciuto i risarcimenti alle parti civili, 150 mila euro, la sorella e i genitori della vittima, assistiti dagli avvocati Bonaventura Candido ed Elena Montalbano. Verdetto del tutto confermato dalla Corte d’Assise d’appello.

Il commento dei legali

“Gioire per la condanna di un essere umano non è nelle nostre corde – commentano gli avvocati Candido e Montalbano – L’esito di questo processo, per quanto ci riguarda, era più che scontato e da diverso tempo. Registriamo una decisione che rende giustizia alla memoria di una Collega consumata da un virus trasmessole dal suo ex compagno che non ha mostrato mai, neppure dopo la sua morte, alcuna resipiscenza. A prescindere dalla sentenza, restano comunque sul campo il figlio, la sorella ed i genitori il cui straziante dolore non potrà essere lenito neanche da questa ennesima condanna. Sappiamo bene che all’imputato è – giustamente – garantito un terzo grado di giudizio che siamo già pronti ad affrontare senza alcun timore che l’odierno esito possa essere sovvertito”.

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