Il renziano Marco Zambuto: “Alle Europee è in gioco il futuro della Sicilia”

“Finora le Europee sono state viste come distanti dagli elettori, come qualcosa che non incide nella vita quotidiana. Ma questa campagna elettorale è diversa. E’ in gioco il futuro della Sicilia e dell’Italia e delle riforme in atto. Se non andiamo a votare, voteranno altri per noi. No, questo voto deve essere visto determinante come se fossero amministrative, con una campagna porta a porta”.

Marco Zambuto, 41 anni, è il candidato renziano per il collegio Sicilia-Sardegna e con il presidente del Consiglio ha in comune non solo l’esperienza da “giovane sindaco”, perché è diventato primo cittadino di Agrigento nel 2007, a 34 anni, ma anche un orientamento moderato che gli provengono da un passato da democristiano di ferro. Su di lui, sindaco al secondo mandato, transitato nelle fila del Pd dall’Udc lo scorso anno, ha puntato il leader dei renziani siciliani, Davide Faraone, perché le Europee del 25 maggio sono il primo vero banco di prova per “contare” il peso degli ex rottamatori nell’isola finora saldamente in mano ai signori delle tessere delle varie province. E lui, abituato ad amministrare tra le difficoltà di un Comune a rischio dissesto, senza risorse né strumenti, non si è tirato indietro, pur dovendo confrontarsi con i “big” dell’antimafia in lista ed i candidati delle altre correnti supportati dalle corazzate dei voti.

“La scommessa che Renzi ha fatto a livello nazionale l’ha voluta ripetere a livello regionale- spiega Zambuto- E la lista del Pd è la prova di una grande apertura alla società civile, alle diverse anime di moderati, a chi amministra come me. E’ un partito che si assume la responsabilità della sua vocazione maggioritaria e non si chiude in un recinto. Il Pd non è solo l’antimafia. La vera sfida è quest’apertura a tutte le aree moderate. Stiamo assistendo alla polarizzazione Renzi-Grillo, con Berlusconi in affanno. I sondaggi registrano la fuga degli elettori da Forza Italia verso il M5S. Noi dobbiamo guardare a quel voto, quello dei moderati”.

Il sindaco di Agrigento, ieri a Messina, per partecipare all’incontro organizzato dai Progressisti Democratici di Nicola Barbalace e Daniele Zuccarello, per poi continuare il giro in provincia, ha colpito per una serie di spot originali, come quelli in dialetto milanese, veneto o torinese, o l’invito ai cinesi di invadere le nostre bellezze. Per Zambuto il turismo è la priorità, ma non come immaginato finora.

“L’ Europa non è affatto lontana dalla nostra vita quotidiana, queste elezioni rappresentano l’occasione per aprire un confronto politico serio sulle condizioni della Sicilia. O ci rendiamo conto di questo o siamo fuori dal futuro. Finora il baricentro è Berlino, invece dobbiamo riportare il baricentro dell’Europa là dove era, nel Mediterraneo. Siamo diventati periferici”.

Ma nei giorni degli sbarchi quotidiani di migranti, mentre gli operatori del turismo lanciano l’allarme del crollo di presenze diventa importante riuscire a trovare il modo per garantire una politica dell’accoglienza coniugata con le vocazioni economiche dell’isola.

“L’Italia ha pensato di risolvere il problema dell’immigrazione semplicemente spostando l’approdo da Lampedusa a Mineo, Modica, Messina. Non ha cambiato il modello d’ accoglienza ma l’attracco”.

Quanto al vizio della Sicilia di vedere nell’Unione Europea una cassa alla quale attingere per i fondi senza pensare allo sviluppo Zambuto sottolinea come il nuovo sistema d’accesso ai finanziamenti darà la possibilità ai singoli Comuni di presentare progetti per ottenere risorse, rappresentando l’occasione per un’inversione di tendenza.

“In questi giorni stiamo asfaltando finalmente le strade di Agrigento, non succedeva dal periodo della visita di papa Giovanni Paolo II– spiega- Eppure ho presentato richiesta nel 2009, ottenendo i finanziamenti a fine 2010. Ebbene, a causa di una burocrazia lentissima, i lavori sono iniziati nel 2014….E’ questa la battaglia di Renzi, cambiare il sistema. Come diceva Moro: dobbiamo passare dalla stagione dei diritti a quella dei doveri. Per anni abbiamo reclamato solo i diritti senza pensare a quello che era nostro dovere fare per il Paese. Ora l’Italia non è più quella dell’assistenzialismo, non c’è più mamma Regione che sborsa. Ci siamo bruciati il futuro di due generazioni. In queste elezioni ci giochiamo tutto, o le riforme avviate da Renzi per sbloccare il Paese vanno avanti o c’è il caos”.

E se la partita a livello nazionale si gioca contro Grillo, all’interno del Pd è tutta tra le varie anime,un equilibrio dal quale dipendono le sorti sia del governo che delle prossime Politiche. A maggior ragione in Sicilia dove i renziani si giocano gli equilibri in un partito attraversato da guerre tra correnti, mentre Crocetta e i movimenti che gravitano nell’orbita del governatore useranno il voto del 25 maggio per pesarsi e pesare. Zambuto non è renziano storico, e non è neanche un Pd di ferro. Nel 2007 diventa sindaco di Agrigento col centro-sinistra battendo al ballottaggio il candidato del centro-destra. Un anno dopo sposa Berlusconi e Forza Italia, azzerando la giunta e cambiandola. Nel 2010 passa all’Udc, restandoci fino all’anno scorso, quando lascia i centristi, “folgorato da Renzi”, a riprova che tra il nuovo Presidente del Consiglio e Berlusconi ci sono molte più somiglianze che differenze.

“Con le Politiche del 2013 ho preso atto che è arrivata la fine dell’esperienza centrista. Non c’è più lo spazio centrale. Renzi in quel periodo ha lanciato la proposta di un nuovo Pd aperto ad altre anime, alle altre culture. E dentro questa logica c’è la vocazione maggioritaria”. Il fatto che Renzi guardi più al centro che a sinistra, rappresenta per Zambuto l’opportunità di costruire un progetto che abbia vocazione maggioritaria e di governo rivolto ai moderati, molti dei quali rimasti orfani di Forza Italia.

Sul voto della Giunta delle autorizzazioni a procedere che il 7 maggio, grazie al Pd, ha detto sì all’arresto di Francantonio Genovese, il sindaco di Agrigento non si sbilancia: “Non conosco le carte. Ho un grande rispetto per le persone, ma mi rendo conto che sul piano politico occorre avere una linea di chiarezza”.

Rosaria Brancato