Caso Genovese: Raciti"Meglio il voto segreto", Barrile: "I genovesiani votano il Pd"

Caso Genovese: Raciti”Meglio il voto segreto”, Barrile: “I genovesiani votano il Pd”

Caso Genovese: Raciti”Meglio il voto segreto”, Barrile: “I genovesiani votano il Pd”

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martedì 20 Maggio 2014 - 18:36

Incontro a Palazzo Zanca per il Pd in vista delle Europee. Lontani i tempi delle folle oceaniche,il Salone delle Bandiere rispecchiava la situazione attuale del partito. "Sarebbe stato piò opportuno un voto segreto e dopo le Europee", dichiara il segretario regionale Fausto Raciti che annuncia maggiore attenzione al caso del Pd messinese dopo il 25 maggio. Emilia Barrile taglia corto sulle indiscrezioni: "Che si sappia, i genovesiani votano Pd, è il nostro partito".

Che il Pd di Messina non stia bene in salute lo si capiva guardando il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, oggi pomeriggio, per l’incontro con i candidati alle Europee alla presenza del segretario regionale Fausto Raciti.

Lontani anni luce i tempi delle adunanze oceaniche, il terremoto dell’inchiesta sulla Formazione, l’arresto di Genovese, e una situazione non rosea per il partito anche a livello nazionale, hanno lasciato sul campo prigionieri e feriti e soprattutto un Pd locale in cerca di una nuova identità. Lontani dunque i tempi delle folle, oggi pomeriggio, dei candidati Pd alle Europee si è visto solo Giovanni Barbagallo, mentre per il resto, in sala, c’erano i due deputati regionali Panarello e Laccoto, assenti quasi tutti i consiglieri comunali, tranne Emilia Barrile, Paolo David e Daniele Zuccarello,Carlo Cantali. Niente pullman, niente chiamate a catena, qualche consigliere di quartiere, i giovani dei tre gruppi renziani, civatiani e cuperliani, ed una serie di esponenti Pd di buona volontà che hanno deciso di rimboccarsi le maniche per provare a ricostruire nel deserto. In questo quadro parlare delle Europee diventa quasi superfluo. Ma ci hanno provato, anche perché, paradossalmente, a fare il gioco del principale avversario, e cioè Grillo, ci sta pensando già Crocetta che spara bordate sul suo stesso partito e sui compagni di viaggio, ed anche Renzi, con l’autogol del voto alla Camera su Genovese offerto su un piatto d’argento al M5S giovedì scorso. Ma il 25 maggio è alle porte e servirà per capire da dove e con chi ricominciare, almeno a Messina e in Sicilia.

“E’ una campagna più difficile di altre- ammette il segretario regionale Fausto Raciti rispondendo alle domande dei cronisti- Lo è anche in conseguenza del fatto che il principale sponsor di Grillo è diventato Crocetta, che prende di mira il suo stesso partito ed i candidati. Un ragionamento intollerabile e inaccettabile. I candidati del Pd sono tutte persone perbene. Dovrebbe pensare a governare e cercare di amministrare, cosa che non mi sembra stia facendo in questo momento”.

Ed in effetti in questi giorni lo sport preferito del governatore è diventato attaccare non gli avversari, ma i candidati della lista Pd, come Fiandaca, in una sorta di gara a chi è l’antimafia più bello del reame che sta diventando fastidioso, oltre a creare un danno al partito stesso. Ma Crocetta tira acqua al mulino dell’assessore che ha voluto al posto di Battiato, Michela Stancheris e che adesso ha schierato alle Europee per contarsi forte anche dell’appoggio dei Drs,del Megafono e di parte di Art.4 di Leanza.

“Il Pd sta cercando di registrare il miglior risultato possibile-prosegue Raciti– dobbiamo vedere in queste elezioni un’occasione di riscatto ed anche l’inizio per cambiare sistema, anche alla Regione”. Non vuole fare previsioni, “i conti si fanno dopo il voto”, ma sicuramente, anche con Crocetta, ci sarà una resa dei conti che si giocherà tutta sul rimpasto. C’è poi la vicenda Genovese, che Raciti, nel suo intervento nel Salone delle Bandiere, è riuscito a non nominare neanche per errore, salvo poi a ricordarglielo Emilia Barrile con un intervento al fulmicotone.

“Spero che il partito abbia la capacità di non trasferire una vicenda giudiziaria complessa su altri piani come quello politico- dice Raciti rispondendo ai giornalisti, ma alla precisa domanda su come ha votato alla Camera, da deputato, sull’arresto di Genovese, dribbla da buon democristiano “ Non ho votato, ero in Sicilia per la campagna elettorale, ma avrei chiesto il voto segreto, per rispetto della situazione ed in ogni caso sarebbe stato preferibile votare dopo le Europee”, risponde e se gli facciamo notare che è stato proprio il Pd a chiedere sia l’accelerazione sul voto che il voto palese aggiunge “Renzi ha preso atto di una situazione ingovernabile ed ha preso una decisione, ma bisognava creare le condizioni per votare in Aula dopo le Europee”. Impossibile sapere quindi come avrebbe votato su Genovese l’attuale segretario regionale che però, per quanto riguarda il futuro del Pd di Messina spiega., “il fatto che io sia qui in piena campagna elettorale è un segnale di attenzione. Noi non vogliamo cacciare nessuno né dare lezioni di morale a nessuno. Dopo le Europee avvieremo un nuovo percorso a Messina, partendo da un punto di inizio, che è la sconfitta alle amministrative del 2013”.

All’incontro, dopo l’intervento di Giovanni Barbagallo, (che in teoria dovrebbe essere il candidato di area genovesiana) e che ha sottolineato come “Il Pd non è un contenitore nel quale ognuno prende il seggio che vuole e poi sparisce” ed ha ricordato di avere presentato nei mesi scorsi, da eurodeputato subentrato a marzo, una proposta di legge per istituire la Guardia costiera Europea in supporto delle politiche per l’integrazione e l’accoglienza, e quello, sintetico, dello stesso Raciti, che ha spiegato le ragioni del votare Pd, a mettere i puntini sulle i ci ha pensato il presidente del consiglio comunale Emilia Barrile.

“Ci sono troppi problemi di comunicazione con il Pd regionale- ha esordito la Barrile- Dal momento che in pochissimi sapevano dell’incontro di oggi. Inoltre, visto che lei, segretario, non l’ha nominato, lo nomino io Genovese e lo faccio per porre fine alle voci che corrono e che dicono che i genovesiani o non voteranno o voteranno altri partiti, come il Nuovo centro destra. Se qualcuno ha il dubbio sappia che i genovesiani votano il Pd, è il nostro simbolo. Certo, io non conosco bene i candidati e c’è stata poca comunicazione con il partito, ma il nostro elettorato ci chiede,è informato. Io non sono un carro che viene trainato. Io sono il carro che traina”.

Un discorso chiaro, diretto,senza mezzi termini e che va dritto al cuore di un Pd regionale che il caso Messina, prima o poi dovrà affrontarlo il modo serio e concreto.

Giovedì il Pd replica, sempre nel Salone delle Bandiere, alla presenza del ministro Poletti e del parlamentare Davide Faraone, leader di riferimento per Renzi in Sicilia.

Rosaria Brancato

6 commenti

  1. siciliano vero 20 Maggio 2014 21:55

    tutti i genovesiani in prima linea: david, cantali, barrile…. ma vaccarino, contestabile, russo ecc. dov’erano?
    forse a cercare altra dimora…
    questo significa che gli unici consiglieri rimasti vicini a colui che per ora risiede nelle patrie galere erano quelli presenti. bravi david, cantali e barrile, o prima o poi uscirà e diventerà piu forte di prima.

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  2. siciliano vero 20 Maggio 2014 21:55

    tutti i genovesiani in prima linea: david, cantali, barrile…. ma vaccarino, contestabile, russo ecc. dov’erano?
    forse a cercare altra dimora…
    questo significa che gli unici consiglieri rimasti vicini a colui che per ora risiede nelle patrie galere erano quelli presenti. bravi david, cantali e barrile, o prima o poi uscirà e diventerà piu forte di prima.

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  3. GENTE DEL PD DI MESSINA,
    Aggiungerei un importantissimo aspetto : la lontananza dal corpo elettorale. Strano, siamo in democrazia e vi comportate come se foste solo voi ad esistere : ma gli elettori ? Dove sono ?
    I vostri discorsi sono cosparsi di” Sarebbe stato più opportuno un voto segreto e dopo le Europee”, “Spero che il partito abbia la capacità di non trasferire una vicenda giudiziaria complessa su altri piani come quello politico”, oppure ” Il Pd sta cercando di registrare il miglior risultato possibile” ed ancora “i conti si fanno dopo il voto” ed infine “Ci sono troppi problemi di comunicazione con il Pd regionale”.
    Con queste affermazioni, rischiate di non andare lontano. Perche’ le vostre stesse dichiarazioni mostrano quanto siete lontani dagli elettori e quanto invece siete calati in una miope mentalità di partito di potere. Dovreste invece battervi per il ritorno delle preferenze nel voto nazionale e contro le liste bloccate; dovreste muovervi tra la gente, sentirne i bisogni, tutelarne gli interessi e le aspettative. Pertini, Nenni, Togliatti, Ammendola, Pajetta, De Gasperi, Fanfani, ETC, ETC : la gente andava a sentirli, in massa, con o senza apparato di partito. Questo perchè essi riuscivano a suscitare passione ed interesse nella politica. DECISAMENTE, PER VOI, QUESTO E’ UN GROSSO PROBLEMA, CERTO NON IL MIO.

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  4. GENTE DEL PD DI MESSINA,
    Aggiungerei un importantissimo aspetto : la lontananza dal corpo elettorale. Strano, siamo in democrazia e vi comportate come se foste solo voi ad esistere : ma gli elettori ? Dove sono ?
    I vostri discorsi sono cosparsi di” Sarebbe stato più opportuno un voto segreto e dopo le Europee”, “Spero che il partito abbia la capacità di non trasferire una vicenda giudiziaria complessa su altri piani come quello politico”, oppure ” Il Pd sta cercando di registrare il miglior risultato possibile” ed ancora “i conti si fanno dopo il voto” ed infine “Ci sono troppi problemi di comunicazione con il Pd regionale”.
    Con queste affermazioni, rischiate di non andare lontano. Perche’ le vostre stesse dichiarazioni mostrano quanto siete lontani dagli elettori e quanto invece siete calati in una miope mentalità di partito di potere. Dovreste invece battervi per il ritorno delle preferenze nel voto nazionale e contro le liste bloccate; dovreste muovervi tra la gente, sentirne i bisogni, tutelarne gli interessi e le aspettative. Pertini, Nenni, Togliatti, Ammendola, Pajetta, De Gasperi, Fanfani, ETC, ETC : la gente andava a sentirli, in massa, con o senza apparato di partito. Questo perchè essi riuscivano a suscitare passione ed interesse nella politica. DECISAMENTE, PER VOI, QUESTO E’ UN GROSSO PROBLEMA, CERTO NON IL MIO.

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  5. LE MILLE ANIME DEL PD sono il vero problema di un partito che stenta fra la vocazione d’essere partito di governo e l’esigenza di non perdere terreno elettorale. Le due cose sono inconciliabili giacchè il PD non può dimenticare che dalla Quercia all’Ulivo l’innesto di culture politiche diverse ma ancor più l’esigenza di “fare cassa” di voti ha prestato il fianco a scelte o imposizioni sbagliate. Anche il vecchio e ormai consunto metodo di riconoscersi nel nome di un leader per caratterizzare una corrente politica sa di muffa, di retrò, di un metodo in cui le nuove generazioni non si riconoscono e che i vecchi militanti rifiutano.
    L’Europa delle scelte bussa con sempre maggior insistenza alle porte di una politica italiana che appare sempre più inadeguata alle nuove domande degli stakeholders europei. Che, con buona pace dei vecchi padrini e dei nuovi padroni – ormai da un pezzo alla gogna mediatica e da lì alle patrie galere – non aspetterà ancora a lungo, lasciando al palo i bigotti italioti dalle cui sponde si avvertono già i “tam-tam” degli indigeni africani. Su cui l’Europa “nicchia” e sorride.

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  6. LE MILLE ANIME DEL PD sono il vero problema di un partito che stenta fra la vocazione d’essere partito di governo e l’esigenza di non perdere terreno elettorale. Le due cose sono inconciliabili giacchè il PD non può dimenticare che dalla Quercia all’Ulivo l’innesto di culture politiche diverse ma ancor più l’esigenza di “fare cassa” di voti ha prestato il fianco a scelte o imposizioni sbagliate. Anche il vecchio e ormai consunto metodo di riconoscersi nel nome di un leader per caratterizzare una corrente politica sa di muffa, di retrò, di un metodo in cui le nuove generazioni non si riconoscono e che i vecchi militanti rifiutano.
    L’Europa delle scelte bussa con sempre maggior insistenza alle porte di una politica italiana che appare sempre più inadeguata alle nuove domande degli stakeholders europei. Che, con buona pace dei vecchi padrini e dei nuovi padroni – ormai da un pezzo alla gogna mediatica e da lì alle patrie galere – non aspetterà ancora a lungo, lasciando al palo i bigotti italioti dalle cui sponde si avvertono già i “tam-tam” degli indigeni africani. Su cui l’Europa “nicchia” e sorride.

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