“Viaggio in Italia”, la terra di Messina nell'omaggio dei grandi

“Viaggio in Italia”, la terra di Messina nell’omaggio dei grandi

Tosi Siragusa

“Viaggio in Italia”, la terra di Messina nell’omaggio dei grandi

giovedì 18 Dicembre 2025 - 06:00

Per la sezione "Mille volti" della stagione teatrale del Vittorio Emanuele, letture drammatizzate da Goethe con la direzione di Antonio Lo Presti

Per la sezione “Mille volti” della odierna stagione teatrale del Vittorio Emanuele, dal 15 al 17 dicembre alla sala Sinopoli è stata rappresentata la “mise en espace” Viaggio in Italia”, con letture drammatizzate dalla pubblicazione goetheana a cura degli interpreti Carmelo Crisafulli e Isabella Giacobbe e riduzione drammaturgica e direzione di Antonio Lo Presti. Il clarinettista Gianluca Colaci ha contribuito a valorizzare la performance con esecuzioni classiche mirabili, scelte in assonanza con i brani. Proprio al Lo Presti si è attestata la parte conclusiva della citata rassegna, che infatti prevede, sempre a sua titolarità, altri due momenti di valore, rispettivamente dal 18 al 20 dicembre sempre alle 18:30,”Idilli di Messina”, e dal 21 al 23 dicembre, parimenti alle 18:30, la riduzione del romanzo della messinese Nadia Terranova, “Gli anni al contrario”.

Appare dunque “prima facie” il chiaro e condivisibile impegno dell’artista, che ha inteso omaggiare a sua volta due indiscussi geni che nei secoli addietro hanno dato lustro con i loro preziosi riferimenti anche alla nostra Messina, oltre che inserire per i suoi rimandi messinesi, un’esponente della narrativa contemporanea, che soprattutto nell’ultima decade, si è davvero imposta quale voce di spicco. Quanto alle letture tratte dal celeberrimo diario, che ha annotato i tratti salienti del viaggio nel nostro Paese, che Joan Wolfgang von Goethe ha condotto dal 1786 al 1788, si evidenzia che per la prima volta è stato inclusa nel percorso anche la Sicilia, che da quel momento, anche per la gran considerazione in capo all’autore tedesco, è entrata a far parte del Grand Tour.  Prima di Messina si è celebrato l’incanto di Taormina, con il suo teatro greco, i monumenti e le bellezze paesaggistiche, e quelle spiagge che gli avevano ispirato una tragedia legata alla giovane Nausicaa e al suo amore non corrisposto verso Ulisse, opera che però non vide mai la luce. In particolare Goethe giunge a Messina a maggio del 1787 e riporta considerazione di uno stato cittadino oggettivamente precario, essendo ancora dopo quasi quattro anni dal terremoto del 1783, definibile quale città di baracche che, dopo la distruzione diffusa, erano state allestite nella parte nord della città.

Il ferale sisma, al quale in verità il letterato ha attribuito un numero di vittime sovra-dimensionato, ha di certo, a suo dire, influito sul modo di essere dei messinesi, che essendo stati traumatizzati, si sono industriati a sfruttare ogni possibilità di evasione, temendone una reitera. In ogni caso Goethe non può che esprimere parole lusinghiere per i beni culturali di varia natura, assai pregevoli, rimasti in piedi, e per quelli ambientali, non mancando di lodare anche alcune figure locali, come quella del console che lo aveva trascinato al palazzo dello strano governatore, che da quel momento lo aveva preso sotto la sua ala protettrice. È menzionato anche quanto era residuato dalla seicentesca Palazzata del Gulì, poi ricostruita nell’Ottocento dal Minutoli, rimasta in piedi fino alla catastrofe di proporzioni immani del 1908. 
Due considerazioni mi hanno colpita, la prima ove si è lodata incondizionatamente la terra di Sicilia, sostenendo che, “l’Italia, senza di essa, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto”. Goethe prosegue lodando “l’unità armonica del cielo con il mare, e del mare con la terra, che fa sì che anche chi li ha visti una sola volta, li possiederà per tutta la vita”. E mentre Goethe si allontana dall’isola per mare non può che fare menzione di Cariddi e Scilla, punti attrattivi focali dello Stretto, e formulare alcune riflessioni: “Tutto sommato non avevamo veduto altro che i vani sforzi degli uomini per resistere contro le violenze della natura, contro la perfidia maligna del tempo, contro il furore delle loro stesse discordie e ostilità”.

Quanto ai pregevoli brani musicali del clarinettista che hanno accompagnato le letture, si citano quelli tratti da “Vespri Siciliani” di Verdi, “Danze di Galanta” di Kodaly, Sinfonia numero 4 di Tchaikovsky, Sinfonia numero 3 di Mendelssohn e Sinfonia numero 3 di Brahms, e infine “Capuleti e Montecchi” di Bellini. 

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