Cosa non funziona? Perché non si riesce a porre la parola fine ad uno strappo, apertosi nel 1948, fra ebrei e palestinesi, con la nascita dello stato di Israele? La cosa della quale si è certi, è il fallimento della politica portata avanti dalla Nato e dall’ONU. Una lunga scia di sangue sempre più rossa in cui il numero di morti innocenti non ha fatto che aumentare, da quando cinquanta anni fa, il lungo e progressivo esodo di ebrei verso la Palestina, ha posto le basi per la nascita dello stato di Israele.
Un’Europa devastata dalla guerra, schiacciata sotto cumuli di macerie, prendeva coscienza del dramma consumatosi, l’orrenda persecuzione delle comunità ebraiche di tutto il continente. Sembrava quindi doveroso, quasi un atto risarcitorio, la concessione al popolo ebraico. Non si vuole discutere la liceità e l’incontrovertibile diritto del popolo di Israele ad avere una propria terra, uno stato da poter considerare casa propria, quanto le dinamiche che hanno fatto cadere la scelta su un territorio già popolato.
La Palestina, allora sotto il protettorato britannico, dopo il crollo dell’Impero Ottomano nel 1918, iniziava, nell’immaginario collettivo, a diventare la possibile casa di un popolo, da secoli alla ricerca di un proprio posto nel mondo. L’opinione pubblica internazionale, infatti, era sempre più convinta della necessità e dell’improrogabilità per il popolo ebraico, di creare uno stato proprio.
L’allora ministro degli Esteri britannico, Ernest Bevin si era opposto fermamente non solo alla creazione di uno stato ebraico, ma perfino all’aumento dell’immigrazione in Palestina. La nascita di questa nuova compagine avrebbe finito per compromettere i rapporti con la popolazione araba.
La posizione del governo britannico non aveva, in passato, assunto una linea precisa. In maniera diversa si era espressa elaborando dichiarazioni contraddittorie, tra le quali la Dichiarazione Balfour del 1917, a sostegno della creazione di una patria ebraica in Palestina. Diametralmente opposta, invece, la linea assunta con libro Bianco del 1939, che riconosceva la predominanza araba all’interno di una Palestina araba e unitaria.
Molti furono i funzionari del dipartimento di Stato Americano a sostenere la visione di Bevin, ma parallelamente iniziò a farsi strada la possibilità di arrivare ad un compromesso. La creazione di uno stato bi-nazionale, soluzione che sarebbe stata appoggiata nell’aprile del 1946 da un comitato anglo-americano.
I toni iniziarono ad alzarsi nel luglio del 1947, quando le autorità britanniche impedirono l’approdo in Palestina, ad un battello, dal nome ben augurante Exodus, carico di 4500 profughi ebrei, rispedendolo in Germania. Un anno prima i sionisti avevano fatto saltare in aria i quartieri generali britannici presso l’Hotel King David a Gerusalemme. Una cosa era chiara, i sionisti non avrebbero rinunciato al proprio sogno, anzi dimostravano di essere pronti a portare avanti una lotta senza quartiere.
Bevin si rifiutò di approvare la proposta americana, ma l’opinione pubblica era definitivamente schierata. Il presidente statunitense Truman, invitò il ministro britannico ad adottare una politica di ripartizione del potere tra arabi ed ebrei. Non dimentichiamo che l’allora presidente degli Stati Uniti nutriva una personale simpatia per la causa ebraica e desiderava assicurarsi il voto degli ebrei americani alle elezioni presidenziali del 1948.
Una soluzione di questo tipo non venne presa in considerazione, anzi si decise di mantenere un contingente di circa 100000 uomini, fra soldati e poliziotti, in territorio palestinese.
Parallelamente le reazioni di fronte al rimpatrio in Germania della Exodus, non si fecero attendere, portando alla creazione di una commissione speciale delle Nazioni Unite, la quale invocò la bipartizione della regione. La gran Bretagna, che si trovava a far i conti con una situazione finanziaria deficitaria, non volendo compromettere ulteriormente i rapporti con gli Stati Uniti, decise di ritirarsi definitivamente dalla Palestina.
La nascita dello stato ebraico non si sarebbe fatta aspettare, da li ad un anno, nel 1948, avrebbe infatti visto la luce. Il 14 maggio 1948, dopo una serie di scontri fra arabi e ebrei, questi ultimi guidati da David Ben Gurion, si arrivò all’epilogo, forse dovremmo dire l’inizio. David, dopo aver sconfitto le truppe arabe, dichiarò l’indipendenza dello stato ebraico in Palestina e annunciò che in futuro si sarebbe chiamato stato di Israele.
Bibliografia: William I. Hitchcock, Il Continente diviso; Rosario Villari, Mille anni di Storia; Dan Cohn-Sherbok, Lavinia Cohn-Sherbok, Breve storia dell’ebraismo.
