I luoghi della nostra città. L'Istituto Cappellini…..storia e personaggi

I luoghi della nostra città. L’Istituto Cappellini…..storia e personaggi

Redazione

I luoghi della nostra città. L’Istituto Cappellini…..storia e personaggi

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giovedì 18 Ottobre 2007 - 14:11

I luoghi che noi abitiamo, racchiudono certamente un intreccio di storie e sono proprio questi luoghi, che ci sopravvivono, a testimoniare fatti ed eventi.

Passato e presente e poi futuro si fondono e si narrano…… e ci narrano.

Le strade e gli edifici sono legate agli eventi e allo scorrere del tempo ed a volte basta fermarsi un attimo, magari lungo quella strada che percorriamo giornalmente o che attraversiamo per caso, per andare indietro con la mente.

E la storia di quegli edifici inizia a narrarsi……

Come accade per i luoghi, capita poi, che degli eventi improvvisi, divengano evocazione di un passato che anche se non ci appartiene in maniera strettamente personale, ci emoziona e ci porta indietro nel tempo, facendoci riflettere e ricordando momenti e realtà.

E’ quello che mi è accaduto, durante un’esperienza legata al mio lavoro di operatore della Giustizia Minorile…….. Patrocinata dal Comune e dalla Provincia di Messina, dalla Provincia di Reggio Calabria e dal Comune di Caltanissetta, il 2 ottobre del 2004, presso il Teatro Vittorio Emanuele ha avuto inizio la mostra fotografica Monelli Banditi, Scenari e Presenze della giustizia minorile in Italia,

L’iniziativa nasce in seguito al ritrovamento di un fondo di 4.000 foto, provenienti dagli Istituti minorili di tutta Italia.

La parte più consistente del fondo, costituita da 2.800 foto realizzate dall’Istituto Luce nel 1951 su commissione della Direzione Generale degli istituti di prevenzione e pena, è quella da cui è stato selezionato il materiale fotografico esposto nella mostra.

L’interessante documentazione relativa alla mostra venne prodotta nei primi anni ’50 nel corso di una campagna fotografica ufficiale, disposta dall’allora Ministero di Grazia e Giustizia per documentare, anche in risposta a critiche mosse nell’ambito di organizzazioni internazionali, lo stato degli istituti italiani per minori e, soprattutto, come essi fossero luoghi di recupero e di rieducazione dei minori stessi.

Solo dopo alcuni decenni, all’inizio del XXI secolo (dicembre 2001), il nucleo delle fotografie è stato rinvenuto fra la documentazione della Scuola di Formazione del Personale per i Minorenni di Roma, durante i lavori della Commissione di sorveglianza su quell’archivio.

Da tale scoperta ha preso vita l’idea di una mostra fotografica….itinerante per l’Italia.

In essa è racchiuso un piccolo mondo, un segmento della vita della Giustizia Minorile.

Le fotografie narrano, con forte realismo, enfatizzato dalla cromaticità del bianco e del nero, momenti della vita dei minori all’interno delle strutture dell’epoca: case di rieducazione, centri di osservazione, prigioni scuola.

Legate al periodo storico dei Centri di rieducazione che includevano diverse strutture di accoglienza per minori sottoposti a misure sia amministrative che penali, le fotografie, rivelano la vita all’interno di esse: i minori impegnati nelle attività, gli operatori che condividevano ogni momento della vita dei ragazzi.

In tali segmenti di vita si scorgono gli elementi essenziali del trattamento: l’istruzione scolastica, l’addestramento professionale, la formazione religiosa, nonché momenti di tempo libero e relazioni col mondo esterno.

La logica restrittiva del processo di rieducazione che pervade le immagini è tuttavia a tratti, contraddetta dagli sguardi, dai gesti e dagli atteggiamenti dei protagonisti, attraverso i quali traspare una realtà, che l’occhio attento riesce senz’altro a cogliere.

Questa mostra fotografica è stata l’occasione per far conoscere storie, persone, situazioni, luoghi …. Per riflettere, attraverso le vicende del passato e rielaborare significati…..

A Messina la mostra, è stata curata dal Dipartimento della Giustizia Minorile, nello specifico dalla Scuola di Formazione del Personale per i Minorenni di Messina (oggi Istituto Centrale di Formazione), e per la studio del passato della nostra città appare particolarmente interessante, in quanto l’esposizione offre una sezione speciale dedicata agli istituti messinesi del Buon Pastore e del Cappellini.

Di questi istituti, in particolare dell’Istituto Cappellini, mi piace richiamarne alla mente un po’ la storia, pennellata di ricordi di una realtà non così lontana.

Questo istituto oggi “storico- Liceo Scientifico Archimede, della città di Messina, brulicante di giovani che ne attraversano giornalmente i locali e i corridoi, racchiude in se tanta storia……

L’Istituto “Cappellini- fu fondato in Messina nella “Casa dei PP. Gesuiti-, la quale venne tramutata in “Convitto per bassa gente-.

I Padri Gesuiti, furono cacciati dal Re Carlo III° di Spagna nell’Aprile 1762. Rimaste quindi le case abbandonate dall’ordine, il Re nell’Agosto 1778 volle dare una destinazione agli stabili e dispose che le chiese fossero date ai Vescovi, le biblioteche fossero divise tra le tre Università (Messina, Catania, Palermo) e che fossero confiscati i beni relativi alle Case Gesuitiche delle tre città, e fossero dati alla città di Messina i beni delle Case Gesuitiche della Valdemone.

Con questi beni soppressi, il Re volle provvedere all’educazione dei giovani e alla cura degli orfani poveri.

A causa del terremoto del 1783, che danneggiò gravemente l’Ospizio che sorgeva in San Nicolò dei Gentiluomini, esso fu trasferito nella Casa di San Francesco Saverio, nell’anno 1791, pure proveniente dai beni degli espulsi gesuiti. Fu grazie all’intervento del Re Ferdinando che iniziarono le cure per far risorgere l’Istituto.

Il 7 Agosto 1834 Ferdinando II° emetteva un decreto legge nel quale si rendevano note le tre sedi dei Reali Ospizi di Beneficenza distribuiti nelle città di Palermo, Messina e Catania, -…….. dove venivano ammessi gli orfani mendici, e quei figli di cui i genitori erano privi di mezzi di sussistenza….. I tre Reali Ospizi erano diretti con disciplina militare, infatti proprio il Ministero di Stato stabiliva l’ammissione dei soggetti……-

Il 13 Dicembre 1866 venne approvato dal Consiglio Provinciale il nuovo Statuto dell’Ospizio, ed il Consiglio Provinciale con la compilazione del nuovo statuto, volle che l’Istituto s’intitolasse ad Alfredo Cappellini, eroe della battaglia di Lissa del 20 Luglio 1866.

L’Ospizio Provinciale di Beneficenza Cappellini ospitava giovani, nati e domiciliati nella provincia, meno quelli a pensione; di età compresa tra i sette e gli undici anni; -…. di buona salute e vaccinati. Nessun alunno però, poteva rimanere nell’Ospizio dopo aver compiuto il diciottesimo anno di età…-.

Dopo il disastro del terremoto del 28 Dicembre 1908, il 12 Luglio 1926 venne posta la prima pietra per la ricostruzione dell’Istituto con l’intervento di tutte le autorità. Trascorsi 7 anni, nel 1932, avvenne l’inaugurazione .

Il prospetto principale di tre piani, presentava 13 aperture ed è importante per la sua grandiosità.

La facciata dal sapore baroccheggiante, alquanto moderato, è piacente, “…..specialmente al piano nobile ove sono grandiose finestre ornate a cappello, dal frontone curvo…..-

Nel mezzo, sul portone, si legge ancora “Ospizio Cappellini-

Entrando si attraversava un vestibolo, che immetteva nel chiostro a pianta quadra, di due soli piani elevatissimi e dalle cinque arcate e dalle ventiquattro volte a crociera in giro che abbracciano i due piani inferiori.

I quattro prospetti interni avevano una pretesa decorativa di un gusto esagerato che faceva pensare a dei rifacimenti e restauri

Nei tre Reali Ospizi, presenti nelle città siciliane di Palermo, Catania e Messina, lo scopo principale era quello di educare ed istruire, in un’arte o mestiere, i fanciulli ospitati.

All’interno dell’Istituto si trovavano pertanto, alcuni laboratori ed officine, “…..diretti da intelligenti e capaci capi d’arte che indirizzavano gli orfani ad un sicuro avvenir ed istruivano i convittori in dieci arti diverse (disegno, ebanisteria, falegnameria, sartoria, musica, ecc.) secondo l’attitudine e l’inclinazione di ciascun ragazzo

Restarono così famose e si ricordano anche adesso, molte delle quali continuano ad occuparsi delle stesse arti e mestieri, anche se con “prassi- diverse:

• Scuola di disegno (Prof. Romano);

• Scuola di scultura e plastica (Prof. Bonfiglio ex alunno )

• Scuola di ebanisteria (Ditta Fratelli Timpanaro) ;

• Scuola di falegnameria (Ditta Scavello-D’Avenia) ;

• Scuola di calzoleria (Pavia);

• Scuola di sartoria (Cicavi);

• Scuola di lavori in Ferro (Giacomo Celesti);

• Scuola di officina Meccanica e fonderia (lannello e Mangano);

• Scuola di officina riparazioni motori e costruzioni carrozzeria automobili (Doddis).

Non tardarono a sorgere altre scuole fra le quali quella di legatoria ed ebanisteria e venne istituita anche la scuola di musica, la quale riscontrò molto successo.

Dopo questa breve storia, di un “ritaglio- di Messina, torniamo ora ai giorni nostri….. lasciando posto ad immagini, da cui scaturiscono emozioni, speranze, sofferenze, scorci di vita, la storia e la cultura, attraverso gli echi e le memorie di un passato non lontano…….

Sara Rodilosso

Operatore Istituto Centrale di Formazione di Messina

Dip.Giustizia Minorile

I riferimenti in corsivo sono tratti dal “Discorso inaugurale dell’Ospizio Provinciale di Beneficenza Cappellini-, aprile 1932

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