48 ore a Bengasi. Il cuore spezzato dal grido di aiuto e 60 bambini operati dai medici taorminesi VIDEO

48 ore a Bengasi. Il cuore spezzato dal grido di aiuto e 60 bambini operati dai medici taorminesi VIDEO

Matteo Arrigo

48 ore a Bengasi. Il cuore spezzato dal grido di aiuto e 60 bambini operati dai medici taorminesi VIDEO

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martedì 14 Febbraio 2023 - 11:10

Il videomaker Matteo Arrigo racconta la sua esperienza: "Un anno fa il mio viaggio in Libia. Quella missione ha riacceso la speranza di tanti genitori"

Il nostro videomaker Matteo Arrigo racconta la sua esperienza

MESSINA – È il gennaio 2020 quando per la prima volta raggiungo la Libia con i medici della Cardiochirurgia di Taormina, la guerra civile in corso, ospedali distrutti, tende chiuse. A marzo di quello stesso anno, con le valigie pronte per ritornare a Bengasi, viene chiuso tutto a causa del Covid. Due anni di coronavirus, frontiere bloccate, viaggi annullati, visti non concessi. Due anni senza missioni, senza poter operare, due anni in cui i messaggi dalla Libia erano principalmente richieste d’aiuto: “Perché non venite ad aiutarci? Perché?”. A febbraio 2022 ricevo un messaggio di Sasha Agati, primario del Centro di Cardiochirurgia pediatrica di Taormina: “Dobbiamo andare in Libia” rispondo solamente “Ci sono”. Partiamo noi due da soli, il 14 febbraio, un periodo in cui il viaggio era tutto un insieme di restrizioni, tamponi e green pass. Partivamo senza visto, un salto nel vuoto, con moduli e tabelle da compilare ad ogni aeroporto. Dovevamo andare in Libia, per forza. Dovevamo fargli capire che non li avevamo abbandonati. Catania, Roma, Tunisi, Bengasi.

Bengasi due anni dopo

Cavalli di frisia, muri sparati, carriole, gru, stoffe strappate, fango, bandiere mutilate. Bengasi era un disordine senza senso. Una lenta e confusa ricostruzione era cominciata dopo la guerra. Ruote impolverate, ruspe, targhe saltate, pali senza cartelli, incroci senza regole.

Era la nostra prima volta al Benghazi Cardiac Center, la prima volta dopo la guerra in cui dei medici stranieri venivano a visitare la struttura. Il mio compito era quello di documentare tutto con foto e video, in modo da poter preparare al meglio la logistica per la futura missione. In chirurgia anche la mancanza di un tubo può cambiare le sorti dell’intervento. Materiale medico, cannule, kit operatori, bisturi, sale di terapia intensiva, letti, sondini, siringhe di pompa. Quel pomeriggio stesso, dopo l’incontro con il direttore, Sasha firmò un accordo di intesa per tornare ad operare dopo tre mesi. Mentre firmava, i muratori portavano sacchi di cemento e mattoni, il terzo piano era ancora un cantiere aperto. Furono due giorni in cui tutto ci sembrò accelerato, centinaia di visite ai bambini, operazioni, arresti. Il desiderio di averci presto lì per operare i bambini era commovente, una richiesta d’aiuto da spezzare il cuore.

Vi raccontiamo in questo video quel viaggio da Taormina a Bengasi. Un viaggio di cui prima di partire ci siamo chiesti più volte il senso, risposta che abbiamo trovato una volta raggiunta la Libia, dimenticando la fatica e le difficoltà. Quei due giorni furono fondamentali per la logistica della futura missione dell’intera equipe, furono fondamentali per far capire ai locali che noi c’eravamo e saremmo tornati. E saremmo tornati appena tre mesi dopo con altre 15 persone, medici ed infermieri. Saremmo tornati per operare. Da quei due giorni sono venute fuori due missioni, con oltre 60 bambini salvati grazie ad interventi di cardiochirurgia. Nel 2023 si prevede di visitare, in varie missioni, oltre 150 bambini con malformazioni cardiache e di operarne il più possibile. A marzo torneremo a Bengasi, perché a volte ci si spezza il cuore nella maniera giusta.

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