50 anni tra Piemonte e Liguria con Messina e "u Supranu" nel cuore

50 anni tra Piemonte e Liguria con Messina e “u Supranu” nel cuore

Giuseppe Fontana

50 anni tra Piemonte e Liguria con Messina e “u Supranu” nel cuore

domenica 06 Novembre 2022 - 08:04

Una passione per lo Stretto e Santo Stefano Briga. Tano Parisi non smette di amare il luogo in cui è nato e alle sue storie ha dedicato tre libri

di Giuseppe Fontana, riprese e montaggio Matteo Arrigo

MESSINA – Gaetano Parisi, che tutti conoscono come Tano, è uno dei messinesi che nel corso degli anni ha lasciato la città, costruendosi lontano da Messina una vita diversa, nelle forze armate. Lo Stretto e soprattutto Santo Stefano Briga, che in tanti chiamano “U Supranu“, non hanno mai perso il posto al centro del suo cuore. Tanto che Tano Parisi ha scritto tre libri dedicandoli proprio al villaggio della zona sud, agli ambienti, alle storie, a un passato che appare distante, anche se il tempo nei paesi della periferia a volte sembra essersi fermato.

“Il villaggio è nel mio cuore da sempre”

“Questo villaggio, che rappresenta le mie origini, mi batte nel cuore da sempre – racconta Tano Parisi – e non era prevedibile che fosse così per tutta la vita. Io sono andato via quasi 51 anni fa ma è come se non me ne fossi mai andato. Sono seduto su una scalinata che mi ha visto bambino e ragazzo, ma anche persona adulta. E lo fa ora in età avanzata. Sono molto legato alla realtà del mio paese, che amo molto. Per questo ho voluto raccontarla attraverso i miei scritti, che ricordano realtà remote e di altre epoche. Per me è come continuare un discorso che è partito quando sono andato via io”.

Parisi: “Sogno il paese di una volta”

Tanto ha vissuto tanti anni in Piemonte e adesso ha messo radici in Liguria. Ma Santo Stefano Briga è qualcosa di diverso: “Questa è una realtà che si differisce notevolmente da quella in cui ormai vivo da tempo. Non ci sono connessioni tra la mia realtà sopranota e la Liguria”. Parisi prosegue con una riflessione sui tempi che cambiano: “In me c’è stato un processo preciso, mantengo di questo paese l’immagine che aveva quando sono partito a 18 anni. Ma nel frattempo è cambiato molto, si è ingrandito, trasformato. Quando io sogno del Soprano, sogno quello di un tempo non quello di oggi. Quella è l’immagine che mi è rimasta”.

“Torno appena posso anche solo per un giorno”

“Sono molto più legato a quel paese rispetto a quello odierno – continua Tano Parisi – forse anche per una questione di conoscenza. Questa piazza in cui siamo seduti un tempo era un parcheggio e oggi è un bellissimo salotto per il paese. Le differenze sono sostanziali. Ma ogni volta che il tempo me lo consente io torno qui, subito, anche solo per sedermi su questi scalini che raccontano la vita del Soprano”.

Le storie di “Sopraneggiando”

All’interno del libro “Sopraneggiando”, l’ultimo scritto da Parisi e presentato in questi giorni proprio al villaggio, vengono raccolte molte storie. Tra queste, ce n’è una a cui l’autore è più legato: “Sì, è quella di una sorella di mia mamma. Che circa 70 anni fa partì dal Soprano per conoscere meglio una persona che gli era stata presentata. Questa mia zia è partita nell’incertezza più assoluta, lasciando un paese in cui è nata e cresciuta fino a 30-35 anni. L’ha lasciato piangendo e per varie vicissitudini non è mai tornata. Ma non c’è stata una sola volta in cui non mi abbia chiesto del paese o in cui in casa sua non ci sia stata almeno una foto o un’immagine del paese”.

“Ai giovani dico…”

“E dopo 40 anni è venuta a mancare senza essere mai tornata nel paese – conclude Parisi – ma non c’è mai riuscita. Mi sento di lanciare un messaggio ai giovani: prima di andare altrove, lasciare le proprie origini e i luoghi importanti, per andare in realtà diverse, bisogna guardarsi attorno. Bisogna cercare di non allontanarsi se si può, e se lo si fa non dimenticate mai i luoghi in cui si nasce e si cresce. Questo cordone ombelicale, secondo il mio modesto punto di vista, non dovrebbe mai essere tagliato”.

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3 commenti

  1. Padre Massimo B. 6 Novembre 2022 16:23

    Il Soprano. Borgo nel quale si fondono storia, cultura, arte, fede e gioia di vivere e condividere.

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  2. Ringrazio con riconoscenza Giuseppe Fontana redattore dell’articolo a me dedicato. Un pezzo di pregevole fattura e capacità di sintesi.
    Così come avverto la necessità di ringraziare di cuore il magnifico compaesano Matteo Arrigo, ormai indiscusso reporter e autore di numerosi reportage internazionali.
    Sono riconoscente verso entrambi per avermi ospitato tra le righe e le immagini di un servizio che mi lusinga profondamente.
    Spero in un futuro che possa consentirmi un seguito altrettanto entusiasmante.

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    1. Mi è piaciuto tanto il passaggio dove lei dice”prima di andarsene altrove guardatevi bene intorno”.
      Parole sagge valorizziamo ciò che abbiamo, la nostra terra è la nostra mamma.

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