Chiedono di incontrare il sub commissario Trovato: "Siamo persone non numeri, ascolti le nostre storie"
servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – Sono 31 le famiglie del Rione Taormina che si sono ribellate al metodo di assegnazione delle case dell’ufficio commissariale per il Risanamento. “Non possono farci accettare un nuovo alloggio senza prima farcelo vedere”, hanno scritto in una lettera indirizzata anche ad Arisme e al Comune di Messina. “Abbiamo firmato un documento dopo aver avuto solo planimetrie e foto”, raccontano.

“Vogliamo confrontarci con il sub commissario Trovato”
Sentono di essere stati trattati in modo superficiale, senza alcuna empatia da parte degli uffici. Ognuno di loro vorrebbe spiegare al sub commissario Santi Trovato i motivi dei loro rifiuti. C’è chi ha disabilità o patologie e non può accettare una casa ai piani alti, chi ha delle allergie e preferirebbe un alloggio lontano dall’aperta campagna, chi non deambula e chi è allettato. Insomma ogni famiglia ha una sua storia di fragilità e chiede un confronto. Tutti tengono a precisare che non si tratta di capricci o pretese ma di esigenze reali.

Una nuova strada che si collegherà alla via Don Blasco
La striscia di baracche che costeggia il muro della caserma di Minissale, XXIV Artiglieria, verrà abbattuta al più presto. In via Ennio Quinto, quasi tutta sgomberata, le case sono già state consegnate alle poche famiglie rimaste. Ma per poter realizzare la nuova strada di collegamento fra la via Taormina e la nuova via don Blasco serve appunto sbaraccare anche le vie Aulo Persio Flacco, Publio Afro Terenzio, Marco Anno Lucano e Andronico Livio. Tutte piccole stradine che si diramano nel dedalo dell’enorme baraccopoli di Rione Taormina.

“Siamo qui da 70 anni non abbiamo fretta di andare via”
“Hanno fretta di buttarci fuori per realizzare la nuova strada. Noi siamo qui da 70 anni e non abbiamo premura, non accetteremo case non idonee solo perché al Comune serve questo spazio”, commenta il signor Gianni Mirci in rappresentanza di tutte le famiglie. “Noi non abbiamo mai chiesto una casa a nessuno, abbiamo sempre vissuto qui dignitosamente e se non ci faranno vedere delle case degne non andremo via dalle nostre baracche“, conclude.

5 famiglie resteranno fra ruspe e macerie
A questi si aggiunge la richiesta d’aiuto delle 5 famiglie che rimarranno lungo quella strada. “Già le case crollano adesso, figuriamoci non appena inizieranno con le ruspe”, commenta una donna che abita con i suoi figli in una casa divorata dall’umidità. “In questa baracca siamo in 10, con diversi minori, ma le assegnazioni si sono fermate poche porte prima della mia“, conclude.
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” la casa al primo piano , a me sembra un ecomostro “. purtroppo la cultura anche in questo caso fa la differenza !!!!!
tutti disabili sono usciti a largo…. risolvibile con un montascale per disabili;
tutti allergici ……. quella casa circondata dagli alberi …..
ma se da 100 anni che vivete nelle baracche e vi stanno regalando della case ma cosa vi lamentate .
Sempre più basito.
Vi regaliamo la casa e voi vi lamentate pure. E quando vi dico vi regaliamo perché io da cittadino messinese e italiano che paga le tasse paga anche la casa che vi stiamo dando.
Spero che prima o poi il comune prenda dei provvedimenti seri per tutti coloro che ancora oggi costruiscono baracche e poi millantano di volere una casa e pretendono anche il come la vogliono.
Uno di questi signori mi pubblica cortesemente le bollette pagate con cui contribuisce alle spese della società? Tipo Imu spazzatura acqua, facile pretendere ma non dare.
Purtroppo viviamo nel mondo al contrario
Dai commenti mi pare di aver capito che non avete capito: c’è chi la casa non l’ ha chiesta, vive in baracca da 70 e non ha fretta “commenta il Sig. Gianni…in rappresentanza di tutte le famiglie”. C’è chi la vorrebbe e invece rimane nel tugurio con dieci persone dentro. Vorrei vedere uno dei commentatori invitato a lasciare la propria casa senza sapere dove va a finire. Smettiamola con il ballo dei pezzenti (99 posse docet) e cerchiamo di capire chi ha finito con l’ amare la propria povertà.
Da 70 anni e non riuscire a mettere un euro da parte per andarsene, 10 persone che sicuramente lavorate considerando che non si vive d’aria.
Ma cos’ hanno chiesto di così speciale queste persone? Possono sapere almeno dove vanno a finire? Cosa sappiamo del perché non sono riusciti a mettere un soldo da parte? In quanto alla storiella di tasse e bollette: mi indignerei di più per la parte di quei soldi che paga ville e jet privati ai signori ai piani alti piuttosto che dare addosso a gente comune, come noi. È ora di smetterla di sputarci addosso, di dedicare i nostri “no comment” e “basito” a chi davvero non dà e si prende tutto: soldi, sogni, terra, dignità. E se proprio non si può fare a meno di odiare il prossimo per un nulla, si reagisca almeno con la giusta proporzione alle aberranti azioni dei criminali veri, siano questi in cravatta o affiliati alle peggiori bande. Pagare le tasse e vederci “dritto” nel mondo non ci dà il diritto di giudicare senza nemmeno aver ascoltato a fondo chi invece abbiamo già condannato senza processo.