Se il parto diventa un trauma, cos'è la violenza ostetrica e come tutelarsi VIDEO

Se il parto diventa un trauma, cos’è la violenza ostetrica e come tutelarsi VIDEO

Silvia De Domenico

Se il parto diventa un trauma, cos’è la violenza ostetrica e come tutelarsi VIDEO

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martedì 22 Novembre 2022 - 09:40

Molte donne ne sono vittima e non lo sanno. Nasce così l'osservatorio OvoItalia: per dare un nome al fenomeno e voce alle mamme

Servizio di Silvia De Domenico

MESSINA – Un abuso che viene perpetrato ai danni della donna nel momento del parto dal personale sanitario: ecco cosa si intende per violenza ostetrica. Una gestante ne è vittima nel momento in cui viene danneggiata l’integrità del proprio corpo o la sua dignità.

Per arrivare alla definizione di “violenza ostetrica” in Italia ci sono voluti anni. Anni di campagne di sensibilizzazione in piazza a Roma, anni di battaglie legali, anni di studio delle leggi sul tema nel resto del mondo. Fino al 2014, infatti, nel nostro Paese non si era mai parlato di questa forma di violenza. A dare questa definizione al fenomeno fu prima un movimento di donne romane con la campagna mediatica #bastatacere: le madri hanno voce e poi l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). Fino ad arrivare al 2016 quando l’onorevole Zaccagnini depositò una proposta di legge. Proposta che non diventò mai legge, ma servì ad aprire le porte alle fautrici della campagna che fino ad allora erano rimaste inascoltate dal governo italiano.

“Quando ho iniziato questa battaglia ero sola…”

“Quando ho iniziato questa battaglia ero sola e non ero creduta, proprio come molte donne dopo il parto”, con queste parole l’avvocato Alessandra Battisti introduce il tema della violenza ostetrica nel quadro dei diritti umani. S’, diritti umani: l’obiettivo dell’osservatorio OvoItalia che ha contribuito a fondare è proprio quello di far riconoscere questa forma di violenza come violazione dei diritti umani della donna e inquadrarla nell’ambito violenza di genere.

Dalla storia personale alla battaglia legale

L’incipit della battaglia dell’avvocato Battisti è proprio la sua storia personale, la storia di un parto che ha violato i suoi diritti. “Quando ho partorito ero già avvocato e avevo chiaro quello che fosse successo”, lo stesso non vale per molte donne che non si rendono conto di aver subito violenza o non hanno gli strumenti per riconoscerla. In seguito alla sua denuncia in sede penale e civile alcuni colleghi ritenevano la sua azione “azzardata”, anche il giudice nell’ordinanza la definì “eccesso di difesa”.

Da #bastatacere a OvoItalia con Elena Skoko

Una storia personale si trasformò in battaglia legale per il tema. Poi l’incontro con Elena Skoko, promotrice della campagna #bastatacere, e la fondazione dell’Osservatorio dedicato alle donne che volevano informarsi o raccontare la propria esperienza. A supportare la loro azione nel 2014 arrivò anche un articolo dell’Oms, uno dei più tradotti del sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che per la prima volta si occupava del tema. Grazie a questo testo le attiviste riescono a farsi ricevere dal Ministero della Salute italiano che però ritiene non ci siano ancora abbastanza dati per considerare che il problema esista. Ecco come inizia la raccolta di elementi per farsi ascoltare da chi governa e dimostrare che il fenomeno esiste eccome.

E quella proposta mai diventata legge…

Nel 2013 c’era già stata l’indagine Balduzzi sui cesarei opportunistici che in Italia arrivavano al 40%. Nel 2014 la proposta di legge Zaccagnini e subito dopo la campagna mediatica #bastatacere in cui centinaia di donne in forma anonima raccontarono la propria esperienza di violenza ostetrica e ginecologica tramite un cartellone. A questo si unì la scoperta di una legge venezuelana del 2007: grazie ad un movimento di donne in Sud America, infatti, si codificò questo tipo di reato. E infine nel 2019 la relatrice speciale sulla violenza di genere ne parlò nel suo discorso alle Nazioni Unite. Per la prima volta si parlò di violenza ostetrica nell’ambito della violenza di genere: una forma di violenza che colpisce le donne in quanto donne e in maniera sproporzionata.

Tutti questi fatti hanno portato oggi a dare un nome al fenomeno, hanno legittimato le donne a parlare e l’osservatorio a farle sentire meno sole.

L’iniziativa dell’Ordine degli avvocati di Messina

L’Ordine degli avvocati di Messina è stato il primo in Italia ad occuparsi del tema. Su iniziativa dell’avvocato Rita Carbonaro, membro del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine di Messina, già durante la pandemia se ne discusse in un seminario online. E dopo alcuni mesi gli avvocati dell’Associazione Culturale Forense “Nino D’Uva” hanno ospitato la collega del Foro di Roma e cofondatrice di OvoItalia Alessandra Battisti.

All’incontro messinese hanno partecipato più di 300 avvocati, interessati a fare formazione sul tema. “Se ne parla pochissimo, era una forma di violenza sconosciuta fino a qualche anno fa”, racconta la segretaria del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine l’avvocato Meli Spadaro. E continua: “L’Oms è stata molto chiara ad emanare le linee guida ma in Italia non c’è ancora una legge. Il personale medico dovrebbe essere formato al rispetto della donna e il nostro ordine auspica che venga al più presto codificata la violenza ostetrica o ginecologica”.

“Partiamo dalla storia della cultura del parto”

Ad introdurre i lavori e promuovere l’incontro è stata l’avvocato Rita Carbonaro. “Per capire meglio il fenomeno bisogna partire dalla storia della cultura del parto. Con il passaggio da luogo privato (parto in casa) al luogo pubblico (ospedali) abbiamo assistito alla sterilizzazione del parto. E’ cambiato il modo di concepire il dolore: prima del ‘900 andava addirittura esibito, mentre oggi è diventato un tabù. Le partorienti sono diventate pazienti a tutti gli effetti, tutto è scandito dai tempi dell’ospedalizzazione e da un eccesso di medicalizzazione. Il risultato è la spersonalizzazione della donna, che diventa un soggetto passivo non sempre consapevole delle pratiche cui potrebbe essere sottoposta durante il parto”.

Di cosa si occupa l’osservatorio OvoItalia

“OvoItalia è un’iniziativa della società civile che si occupa di raccogliere dati sulla violenza ostetrica e di sensibilizzare il pubblico e le istituzioni sul tema. Il sito di OvoItalia non fornisce consulenze professionali individuali”, questo si legge sulla homepage. L’avvocata Alessandra Battisti, cofondatrice di OvoItalia, spiega al nostro microfono di cosa si occupa l’osservatorio e come è cambiata la percezione del fenomeno per le donne dal 2016 ad oggi.

A intervenire durante l’incontro sono stati anche gli avvocati Maria Isabella Celeste e Vincent J. Molina, rispettivamente vice presidente e consigliere segretario dell’ordine degli Avvocati di Messina, e gli avvocati Michele Cordopatri, neo presidente appena eletto, e Ferdinando Croce per l’associazione culturale forense “Nino D’Uva”.

Un commento

  1. Bravissime… Era ora a Messina risvegliare la sensibilità umana verso un atteggiamento così delicato per noi donne e sempre sottovalutato. Ecco perchè il mio terzo bimbo è nato a casa…Sono con voi!

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