Fobie blog tour terza tappa: intervista ad Eva Clesis

Fobie blog tour terza tappa: intervista ad Eva Clesis

francesco musolino

Fobie blog tour terza tappa: intervista ad Eva Clesis

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lunedì 12 Dicembre 2011 - 22:46

La giovane casa editrice Ciesse lancerà il 17 dicembre un'intrigante raccolta di racconti, intitolata «Fobie: autori disadattati. “In cura da” Alessandro Greco» (pp. 256 €15 – prefazione di Andrea Villani) composta da diversi racconti che oscillano dal tono irriverente al caustico, dall’ironico al grottesco.

Per la terza tappa del Fobie Blog Tour, Tempostretto.it intervista la talentuosa scrittrice barese Eva Clesis, autrice di “Io, Serafina e Tu” nel quale affronta una curiosa fobia realmente esistente, la Penterafobia ovvero la fobia della suocera.

Eva ha risposto ad alcune domande, presentando il suo punto di vista sul progetto “Fobie” e raccontando com’è nato il suo racconto (in coda un esilarante estratto).

La seconda tappa è online su criticaletteraria.org, dove Gloria Ghioni intervista Alessandro Greco

Eva com’è nata la tua collaborazione con Fobie e con Alessandro Greco?

Semplice. Alessandro Greco, il curatore, mi ha contattata via Facebook per chiedermi se volessi partecipare. L'idea mi piaceva, e ancora di più quando ho scelto la mia fobia.

Le fobie piuttosto che estinguersi non fanno che moltiplicarsi. Il tuo spassoso racconto affronta la penterafobia ad esempio. Come mai ti sei ispirata a questa fobia e l’hai affrontata dal punto di vista maschile?

Le fobie si moltiplicano, è vero, ma in fondo, tranne per quelle più settoriali e "moderne", si tratta delle solite vecchie paure con nomi diversi. Nel mio racconto ho affrontato la penterafobia, ovvero la paura dei suoceri e in particolare della suocera. Mi sembrava divertente, in più abbastanza comprensibile. Posso capire cosa significa quando la madre del tuo fidanzato si intromette un po' troppo nel tuo rapporto con lui: i commenti acidi, le frecciatine. Ma documentandomi ho scoperto che in realtà le suocere terribili sono altre, quelle che, magari loro malgrado, ti rendono davvero la vita impossibile. Ed è una paura prevalentemente femminile. Giovani mogli bersaglio di critiche continue, stressate fino alla malattia alla sola idea di un pranzo in famiglia con la suocera. Per diversificare ho pensato in che modo un uomo potesse sentirsi terrorizzato da una suocera, e il risultato è stato esilarante.

La suocera è da sempre un bersaglio dei comici e il terrore dei mariti. Hai mai avuto la sensazione che, come accade al tuo protagonista, presentare il tuo fidanzato ai tuoi genitori, potesse essere un momento della verità?

Certo! L'incontro fidanzato/genitori è un momento critico, anche quando ci si sforza di non badarci. Il punto è che si tiene sia alla propria famiglia che al proprio compagno. Ed è vero che i genitori, e sopratutto le mamme, oltre a non avere peli sulla lingua con le proprie figlie sono anche molto attente a valutare ipotesi future, come la vita insieme, il matrimonio, i figli. Io ho sempre cercato di sdrammatizzare dicendo che non ho intenzione né di sposarmi né di avere figli. L'incontro allora assume tutta un'altra prospettiva: rilassata, senza occhi puntati. D'un tratto è come se al posto del fidanzato presentassi l'amico di scuola che è venuto a fare i compiti.

Non posso esimermi dal domandarti se soffri di qualche fobia e se sì, come la giustifichi a te stessa?

Soffro di tanti piccoli disturbi ansiosi, manie e via dicendo. Ho una fobia per gli insetti, in genere posso rivoltare casa per giorni se scopro qualche intruso, con poche eccezioni purtroppo. Non giustifico la fobia, è una paura irrazionale e basta, mentre per i disturbi sì, mi dico che è una maniera apparente di controllare quello che mi sfugge. Il mondo intero, in pratica.

Di seguito, uno spassoso estratto tratto da “Io, Serafina e Tu” di Eva Clesis

(…) Perciò la morale della favola è: guardati dalle suocere. Passi i padri, ma le madri delle ragazze sono cani da tartufo, abilissime indovine, instancabili detective e guai a te se non le trovi anche eccellenti cuoche. San Giovanni Battista ne è la dimostrazione: quel povero diavolo, fammi passare il termine, sarebbe morto di vecchiaia se non avesse criticato Erodiade, la madre di Salomé. E James Frazer affermava che il rispetto e il timore con cui il selvaggio considera la propria suocera sono tra i fatti più noti in antropologia. Ma io non sono un selvaggio, sono un uomo evoluto. Ho una cattedra in demografia, mica in storia delle religioni, e dopo Nannina ho fatto tesoro dei miei errori. Considero amorale mentire, ragion per cui è stato necessario andare al nocciolo della questione ed eliminare i parenti. Una donna sola al mondo, il cui destino beffardo le ha voltato le spalle per farmi un favore.

Certo, mi ritengo un uomo illuminato ma non sono un idealista. Anche l’occhio vuole la sua parte. Da qui i pomeriggi passati al cimitero, a scandagliare orfane dal vuoto emotivo incolmabile. Quale migliore occasione per un amore, mi dicevo? Non bisogna neanche porre domande imbarazzanti. L’evidenza è lì, in due lastre di marmo con data di nascita e data di morte e in una fanciulla che si scioglie in lacrime. Non è stato troppo difficile trovare la mia dolce metà: sei mesi di passeggiate tra le bare, qualche educato rifiuto, qualche occhiataccia dalle perbeniste e alcuni scarti. Sono passato oltre un paio di racchie addolorate, ho rinunciato a due giovani promettenti con fede al dito, a una donna sui quaranta che si portava dietro il figlioletto dalle spalle accasciate. Ho trovato quel che cercavo tra i corridoi designati ai loculi, un po’ come chi cerca i cereali al supermercato. (…)

Fobie blog tour, prosegue con la quarta tappa: Morena Fanti intervista Gianluca Morozzi (a breve il nuovo link)

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